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 2015  dicembre 09 Mercoledì calendario

«Altro che Grecia, a uscire dall’Euro sarà la Germania». Così Gael Giraud, economista francese, rovescia i vecchi luoghi comuni e racconta di un certo piano B

«So che si sta delineando un piano B, che consentirebbe ai Paesi del Nord Europa di creare una nuova moneta». In pratica, l’uscita della Germania dall’euro, insieme ai Paesi nordici che le fanno da corona. Una vera bomba. A dirlo è l’economista francese Gael Giraud, 45 anni, una testa d’uovo autorevole, quanto originale. Si tratta infatti di un padre gesuita, che di giorno dirige la ricerca economica dell’Agence Francaise de Développement, di cui è stato nominato direttore in giugno, e la sera torna in convento per cenare con i confratelli. Che sia autorevole lo dicono l’interesse crescente per i suoi libri, per le tesi anticonformiste che sostiene, e per il fatto che è consulente del presidente francese Francois Hollande, il quale ogni tanto lo invita a colazione all’Eliseo. Sembra quasi uno scherzo della storia, che rovescia i vecchi luoghi comuni: in Francia, oggi c’è un gay laureato all’Ena, Florian Philippot, che fa da consigliere a Marine Le Pen, leader dell’estrema destra, mentre a sinistra c’è un gesuita-economista che fa altrettanto con il socialista Hollande.
È bene precisare subito che, a differenza di Marine Le Pen, Hollande non sembra avere fatto tesoro dei suggerimenti ricevuti. Lo ha confessato lo stesso Giraud, ricordando di avere provato a spiegare a Hollande il suo progetto di «transizione ecologica», per rilanciare l’economia con un piano europeo di restauro termico degli edifici, mobilità verde, auto elettriche e ibride, più treni che aerei, agricoltura pulita nei dintorni delle piccole città, ristrutturazione delle produzioni sia industriali che agricole. «Gli ho spiegato tutto, gli ho detto che avevamo la possibilità di farlo, che era tutto quantificato, costi e benefici, con 5 milioni di nuovi posti di lavoro in Europa. Ma lui esitava. Alla fine, mi disse che bisognava trovare il momento politico buono». Momento che non è mai arrivato, ennesima conferma dell’indecisionismo, che a Hollande è costato la mazzata elettorale di domenica scorsa.
Ma torniamo all’incipit di questo articolo, all’ipotesi di un’uscita della Germania dall’euro. Quella frase («So che si sta delineando un piano B») si trova nella parte conclusiva di una bella intervista che Pier Luigi Vercesi ha fatto a padre Giraud per Sette, il settimanale del Corriere della sera. Proprio per la vicinanza del gesuita al presidente francese, quelle parole avrebbero meritato una sottolineatura nella titolazione, che invece le ignora. Dice Giraud: «I politici di Berlino hanno fatto una promessa ai tedeschi: non pagheremo per i greci, gli italiani, gli spagnoli, i portoghesi o i francesi. Si sono però resi conto che, finché la Grecia resterà nell’euro, sarà impossibile mantenere la promessa. Così, se non si riesce a estromettere dall’euro i Paesi del Sud, la Germania, l’Austria e i Paesi Bassi potrebbero decidere di uscire dalla moneta unica e creare qualcos’altro». Di seguito, la bomba: «So che si sta delineando un piano B che consentirebbe ai paesi del Nord di creare una nuova valuta». Giraud l’ha forse appreso da Hollande? L’intervista non lo dice. Ma è di grande interesse per ciò che svela del «Giraud pensiero», sapendo che tali suggerimenti sono stati sottoposti a Hollande.
«Per quanto riguarda la riforma dell’euro», sostiene l’economista, “so bene che si tratta di un lungo processo, ma potremmo immaginare una coalizione di Paesi del Sud – Francia, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo – che potrebbe presentare una proposta di riforma. È difficile far lavorare insieme Hollande, Rajoy, Renzi e l’attuale governo greco, ma allo stesso tempo si tratta di una questione di sopravvivenza per l’Europa». Parole da cui l’asse franco-tedesco esce a dir poco ridimensionato.
Per molti aspetti, le tesi di Giraud sono simili a quelle degli euroscettici: sì all’Europa federale, ma no alla governance tedesca, a partire dalle politiche di austerità, che hanno portato alla deflazione e alla recessione, rivelatesi devastanti per i Paesi del Sud Europa. Per contrastare questo trend, Giraud suggerisce ai politici una rivoluzione verde, riassunta nel suo ultimo libro (Transizione ecologica; Editrice missionaria italiana; 16 euro): far uscire l’Europa dal progetto politico neo-liberista che, a seguito delle speculazioni finanziarie incontrollate, ha affossato l’economia europea, e ricreare uno spazio in cui coesistano i beni privati, i beni pubblici gestiti dallo Stato, e i beni comuni (ambiente, ecosistemi, biodiversità) gestiti da istituzioni che non sono né pubbliche, né private.
Quest’ultimo punto è la vera novità del Giraud pensiero, esposta qualche tempo fa anche in una conferenza a Brescia, disponibile sul web nel testo integrale: «Dopo il grande sforzo della ricostruzione alla fine della seconda guerra mondiale, l’Europa sembra non avere più un progetto. Allora cosa possiamo proporre ai nostri figli per il futuro, per motivarli a studiare e a lavorare con impegno? Credo che il progetto giusto sia quello della transizione ecologica, cioè il passaggio da una economia ereditata dalla rivoluzione industriale, grande consumatrice di energia fossile, verso un’economia pulita, più rispettosa della natura. Questo lavoro ci può tenere occupati per i prossimi 70 anni, può creare molti nuovi posti di lavoro nell’eurozona, almeno cinque milioni, ma soprattutto dare un senso storico all’impegno di un’intera generazione”. Utopia? Forse. Ma sempre meglio del casinò finanziario dominante.