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 2015  dicembre 09 Mercoledì calendario

Dopo tre settimane di recessione il Giappone è già in ripresa

È durata solo tre settimane la cosiddetta “seconda recessione” dell’era Abenomics (dopo quella inevitabile dell’anno scorso seguita al rialzo dell’Iva): una sconcertante revisione al rialzo del Pil del terzo trimestre segnala che il Giappone ha ripreso una traiettoria di moderata crescita dopo la contrazione del secondo trimestre, rendendo obsolete le montagne di commenti pessimisti pubblicati a cavallo tra novembre e dicembre.
Nel periodo luglio-settembre il Pil reale giapponese è cresciuto dell’1% annualizzato (+0,3% sui tre mesi precedenti), anziché essersi contratto dello 0,8% annualizzato (-0,2%) – come invece indicava la lettura preliminare – e dopo l’arretramento del secondo trimestre rivisto a -0,5%. Una revisione molto superiore alle attese, dovuta in particolare all’andamento favorevole degli investimenti di capitale delle imprese (+0,6% sul trimestre precedente rispetto al dato iniziale di -1,3%), mentre anche la variazione delle scorte ha inciso molto meno negativamente. Certo uno scarto tanto ampio tra dati preliminari e non costituisce una rarità, anche spesso le indicazioni provvisorie (basate su dati parziali) vengono modificate in modo più accentuato che in altri Paesi avanzati, suscitando periodiche e finora inutili lamentele da parte degli investitori.
Il trimestre in corso si profila anch’esso in moderata espansione – nonostante le prospettive di un indebolimento della domanda esterna proveniente dai mercati emergenti -, il che riduce di molto la probabilità di nuovi allentamenti di politica monetaria da parte della Banca centrale. «Siamo tornati su un recovery track – sottolinea Hiroaki Muto, capo economista alla Tokai Tokyo Research Center – Niente di particolarmente robusto, ma non è il caso di esser troppo pessimisti». 
Del resto, il governo è intenzionato a confermare l’introduzione di una nuova manovra di stimoli fiscali all’economia: già settimana prossima il premier Shinzo Abe potrebbe annunciarla ufficialmente, nell’ordine 3.500 miliardi di yen ( 28 miliardi di dollari), sottolineandone le finalità di sostegno alle fasce deboli della popolazione e al settore dell’agricoltura (che subirà forti pressioni competitive con il futuro decollo della Trans-Pacific Partnership e il conseguenze aumento dell’import agroalimentare grazie a dazi più bassi). 
È interesse del premier attutire la diffusa sensazione che le sue politiche favoriscano soprattutto i ricchi e le grandi imprese, visto anche che l’anno prossimo si svolgeranno le elezioni per il rinnovo parziale della Camera Alta. L’aumento oltre le attese degli introiti fiscali consentirà di finanziare il budget supplementare senza ricorrere all’emissione addizionale di titoli di Stato. Abe ha anticipato ieri in un incontro con un gruppo di economisti che la manovra ci sarà e contribuirà all’obiettivo a medio termine di spingere il Prodotto interno lordo a 600mila miliardi di yen. 
Il premier spera anche che, nel corso delle tradizionali tornate negoziali di primavera, le imprese alzino i salari dei lavoratori perché sia data una spinta ai consumi (che risultano ancora inferiori ai livelli precedenti l’aumento dell’Iva dell’aprile 2014). Lui stesso si è attivato in questo senso con i vertici della Keindanren (la Confindustria locale), ai quali ha promesso in cambio una accelerazione dei piani per la riduzione della corporate tax. 
Un altro elemento di sollievo per il governo viene dal bilancio delle partite correnti, il cui surplus a ottobre è balzato del 72% rispetto a un anno prima a 1.458 miliardi di yen grazie soprattutto ai proventi dagli investimenti esteri. Confortante è anche il ritorno in surplus della bilancia commerciale per oltre 200 miliardi di yen, dovuto più che altro al calo annuale di oltre il 50% dei prezzi petroliferi, e all’avanzo sempre più accentuato della “bilancia turistica” dovuto al boom dei visitatori stranieri. Il nuovo crollo del greggio fin quasi ai minimi da 7 anni, comunque, ha impedito ieri alla Borsa di Tokyo (-1% il Nikkei) di festeggiare la scampata recessione. Vari analisti ritengono che il mercato azionario nipponico potrà dare nuove soddisfazioni l’anno prossimo, anche perché il rialzo dei tassi americani contribuirà a mantenere debole lo yen, spronando i profitti aziendali. Sta continuando, peraltro, il disimpegno di vari operatori esteri dal mercato finanziario nipponico, dove la redditività è penalizzata dai tassi molto bassi. È di ieri la notizia che General Electric ha deciso di vendere le sue attività di leasing in Giappone al gruppo Sumitomo Mitsui per l’equivalente di 4,5 miliardi di dollari (l’accordo dovrebbe essere annunciato entro fine mese). A società dello stesso gruppo nei mesi scorsi Citigroup aveva ceduto le sue attività in Giappone nel retail e nelle carte di credito. Gli investimenti diretti esteri, di recente, appaiono in crescita solo per il rinnovato interesse dall’estero per le transazioni immobiliari.