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 2015  dicembre 09 Mercoledì calendario

Sarà un Giubileo low cost. Confronti con quello del Duemila

Roma e l’Italia intera bisogna che non s’illudano. Il Giubileo indetto da Francesco non piacerebbe a Bonifacio VIII, che nel 1300 l’inventò: perché sarà davvero low cost. È un bene che sia così non solo perché Papa Bergoglio così lo vuole, ma anche per i guai ordinari e straordinari che investono Roma e l’Italia. Guai per risolvere i quali altro che la misericordia, ci vorrebbe. Proviamo a guardare al Giubileo del 2000, immediatamente saltano all’occhio differenze macroscopiche. Quello di allora era a scadenza ordinaria, i preparativi iniziarono anni prima.
Questo è stato indetto a otto mesi scarsi dall’inizio. Quindici anni fa, Roma era centrale per gli effetti stessi del Giubileo sui pellegrini e credenti. Questo è stato voluto da Francesco guardando alla Chiesa universale, dunque i fedeli vi partecipano in cattedrali dovunque nel mondo. È anche per tali ragioni, che le risorse stanziate dall’Italia sono nell’ordine di un quindicesimo di quelle di allora.
LE DIFFERENZE
Per il Giubileo del 2000 un primo comitato misto tra istituzioni nazionali e Campidoglio iniziò a lavorare sei anni prima. Si è trattato allora di oltre 3 miliardi di euro odierni di spesa, a conti fatti. Meno di quanto era stato annunciato nella prima conferenza programmatica che si tenne al Teatro Argentina ben 5 anni prima, nel maggio 1995. Ancora nel 1996 l’allora sindaco Rutelli annunciava trionfalmente la bellezza di 17 mila miliardi di lire in vista dell’evento. Il Parlamento, con le legge 651 del 1996 e la 270 del 1997, destinò alla fine fino a 6mila miliardi di lire per il Giubileo 2000. La Capitale del 2000 lanciava un piano ambizioso di grandi opere definite indispensabili: 400 nuovi chilometri di ferrovia, sette linee metropolitane, sottopasso di Castel Sant’Angelo, copertura della via Olimpica nel tratto relativo a Villa Doria Pamphilj, riconversione del carcere di Regina Coeli, depurazione integrale delle acque del Tevere. E molto altro.
Dei 3 miliardi di euro stanziati per il 2000 (traduciamo l’ammontare da lire in euro per chiarezza), circa 1,3 miliardi erano nell’ambito della supervisione diretta del Comune di Roma, altri 700 milioni sempre a Roma erano destinati, ma a carico esecutivo di enti statali. Il resto andava in opere nazionali. Il bilancio finale fu, come sempre in Italia, contraddittorio.
Quello tratto dal sindaco Rutelli – nominato dal governo commissario straordinario dell’evento – insieme all’allora ministro Bordon parlò del 95,6% di progetti realizzati. Su 821 interventi per 1,7 miliardi di euro attuali, ne erano stati finanziati 801, dei quali 563 risultavano completati, 94 non completati ma fruibili, 43 completabili a scadenze più lunghe, 76 né completati né fruibili. Su quegli ultimi calò la scure del ministero delle Infrastrutture, con conseguente contenzioso con il Campidoglio che ne chiese negli anni il rifinanziamento (quasi sempre spuntandola, e soprattutto a costi lievitati).
Roma guadagnò il finanziamento all’estensione del raccordo anulare e del collegamento stradale Roma-Fiumicino, il parcheggio sotterraneo del Gianicolo (realizzate però dal Vaticano), alcune tratte ferroviarie urbane, il potenziamento dei pronto soccorso ospedalieri, il sottopasso di Castel Sant’Angelo. Ma, negli anni successivi al 2000 le cronache romane resteranno dominate da innumerevoli esempi di opere giubilari non terminate, e da accuse di aver disperso a fini di consenso molte delle risorse in rivoli e rivoletti.
In compenso, Roma e l’Italia intera conobbero nel 2000 una bonanza economica che non si risolse negli investimenti pubblici. A Roma si contarono circa 30 milioni di pellegrini, con un aumento stellare del 23% sull’anno precedente e un beneficio oggettivo sulla ricettività locale – alberghi, ristoranti, commercio – pari a un miliardo di euro odierni per la sola area romana. Nel 2000 le strutture ricettive italiane registrarono 78 milioni di arrivi e 331 milioni di presenze, con una crescita di arrivi del 6% e del 7,4% delle giornate di presenza. Gli stranieri crebbero dell’8,1% negli arrivi e arrivarono a 137 milioni di presenze, ben 25 milioni di giornate più della media degli anni precedenti, con un aumento della spesa complessiva da stranieri in Italia dell’8%.
Il fatturato complessivo di alberghi e turismo italiani grazie al Giubileo 2000 superò quelli che oggi sarebbero 70 miliardi, raggiungendo il 6% del Pil di allora. I soli alberghi di Roma e provincia registrarono 14,7 milioni di ospiti. Anche per tutto questo, nel 2000 il Pil italiano crebbe quasi del 3%: quell’anno, sembra un secolo fa, l’Italia andò meglio della Germania.
Veramente altri tempi, se si pensa ai 200 milioni in tutto sinora stanziati per il Giubileo della Misericordia dal governo Renzi, con il decreto legge di metà novembre per il quale il premier ha atteso che fosse travolto l’ex sindaco Marino (al quale Palazzo Chigi ricorda sempre però di aver concesso altri 110 milioni a inizio 2015).
Dagli oltre 800 progetti del 2000 i cantieri per il Giubileo 2016 sono oggi in tutto 23. Percorsi viari sull’asse stazione Termini-San Pietro e principali basiliche, potenziamento nell’ordine del possibile dei collegamenti con Fiumicino, rinforzi dei presìdi sanitari. Ma poi soprattutto, sicurezza: perché oggi è il terrore dell’Isis a gravare come grande minaccia per la quale molte migliaia di turisti-pellegrini hanno già annullato le prenotazioni. E del resto chiunque ha potuto notare Roma ieri, sa che le presenze non erano certo da record.
STERZATA DI EFFICIENZA
Risorse e progetti sono affidati al commissario di Roma Fabrizio Paolo Tronca, fresco del successo di Expo, e del prefetto Franco Gabrielli. Che già si è trovato a dover rispondere piccato al presidente del Pontificio Consiglio per l’Evangelizzazione, monsignor Rino Fisichella, che ha lamentato il macroscopico ritardo dell’avvio di gran parte dei cantieri.
Nessuno sa dire quante presenze in più di pellegrini davvero si realizzeranno per il Giubileo della Misericordia. Ma poiché il commissario Tronca lo scorso 4 dicembre ha messo nero su bianco di aver già riscontrato nei conti ereditati da Marino 20 milioni di deficit 2015 superiore al previsto, 60 milioni di debito fuori bilancio ulteriori non trasmessi ai revisori contabili, e di aver dovuto iscrivere ben 148,7 milioni al fondo «crediti di dubbia esigibilità» tra quelli vantati invece come crediti esigibili da Marino, si capisce che oggi Roma ha bisogno di una drammatica sterzata di efficienza prima di rimpiangere i miliardi spesi nel 2000, l’anno del Grande Giubileo.