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 2015  dicembre 09 Mercoledì calendario

La Commissione europea riforma le regole su film, partite e videogame visibili su tablet e smartphone. Gli operatori protestano

Una Schengen per tutto ciò che si vede, si legge e si gioca in movimento, sulle tavolette e sugli smartphone. O almeno quasi. La Commissione europea vara stamane la proposta di regolamento che, di qui a metà 2017, consentirà agli internauti mobili di non rinunciare ai film di Netflix o alle partite di Sky non appena si esce dal proprio Paese. Adesso va così. Se avete un abbonamento per la vostra serie preferita pagato in Italia, perdete la facoltà di guardarvi l’ultima puntata se vi regalate un weekend a Nizza o partite per un viaggio di lavoro. Bruxelles dice che è una limitazione di libertà che spera di cancellare in diciotto mesi. A patto naturalmente che i ventotto governi dell’Unione siano d’accordo.
Un problema di diritti
È un primo calcio al «geoblocking», termine ostico in cui si sommano i limiti geografici all’uso delle nuove tecnologie. Sebbene l’Europa abbia costruito un mercato in cui – di norma – persone e merci possono circolare senza impedimenti, gli Stati si trasformano in fortezza quando si tratta di utilizzare in chiave europea l’abbonamento a un servizio di streaming o downloading a pagamento sul web. È anzitutto un problema di diritti, perché ogni provider nazionale sborsa quanto basta per coprire il proprio Paese e meno di quanto dovrebbe se volesse assicurarsi una licenza paneuropea. Così chiude le frontiere e limita la qualità dell’offerta e del suo utilizzo.
Il vicepresidente della Commissione Ue che coordina il dossier digitale, l’estone Andrus Ansip, da tempo ha dichiarato guerra al «geoblocking». Oggi l’esecutivo comunitario metterà sul tavolo le prime due proposte della sua strategia quinquennale in materia di rivoluzione digitale. Una è sui contratti per i consumatori che acquistano online, testo che estende a due anni la responsabilità del venditore sui prodotti acquistati a distanza. L’altra è la fase uno della Schengen digitale, è «la portabilità del diritto d’autore». Molto attesa, a vedere un sondaggio eurobarometro secondo cui il 33% degli interpellati ritiene che libertà di tablet all’estero li convincerebbe più a firmare un contratto.
Niente shopping
Il testo elaborato a Bruxelles azzera il problema dei diritti e stabilisce che un abbonamento sottoscritto in un paese europeo deve valere in tutti gli altri, a condizione che l’utente sia chiaramente identificato e risulti residente stabile nello stato in questione. Questo vuol dire che non sarà ammesso lo shopping di Netflix & Co, cioè un belga potrà acquisire il diritto a guardare i film dialogando esclusivamente col provider belga, senza potersi rivolgere dove, magari, il pacchetto è meno caro.
Per questo è prevista una salvaguardia. Il provider del servizi per tablet – film, libri, videogiochi – potrà accertarsi che lo spostamento del cliente sia temporaneo e che egli viva effettivamente laddove dichiara Qui, però, si entra in zona d’ombra. La Commissione non ha indicato soglie temporali o d’utilizzo per evitare eccessive burocrazie. Ha così demandato la «verifica degli abusi» ai fornitori di servizi e la congruità d’intervento sarà a sua volta monitorata da Bruxelles. Dove, però, si spera che il mercato si autoregoli, perlomeno in parte.
Proteste degli operatori
Già si sentono i signori dello streaming protestare per gli abusi e la perdita di entrate possibili. Bruxelles li ascolta ma tira diritto. Ansip e i suoi immaginano che la maggiore capacità di utilizzo consentirà di piazzare un maggior numero di contratti, perché più liberta c’è e più la gente sarà disposta ad abbonarsi. Il resto verrà. La Bbc ha annunciato che renderà visibili anche fuori dal Regno Unito i programmi che oggi non lo sono, perché l’aumento del traffico aumenterà la pubblicità e compenserà gli eventuali maggiori costi. Resta l’obbligo di comprare Netflix & Co solo in casa. Dalle parti di Ansip si assicura che arriverà presto una proposta mirata a voltare anche questa pagina.