la Repubblica, 9 dicembre 2015
C’è una spia in Formula 1? Le accuse della Mercedes a un suo ex-ingegnere contattato dalla Ferrari
Mercedes contro Ferrari. È di nuovo guerra fredda in Formula 1, come ai tempi della Spy story del 2007, quando il travaso di segreti industriali dalla Ferrari alla McLaren provocò un terremoto senza precedenti e costò il posto a Ron Dennis e, di fatto, la fine dell’epoca d’oro del team di Woking. Stavolta però è la Ferrari a sedere sul banco degli imputati. La Mercedes l’accusa di aver «potenzialmente tratto un vantaggio illegale» dalla «condotta, illegale anch’essa», di un proprio ingegnere. Contro il quale è in corso una causa legale in Inghilterra con l’accusa di aver trafugato dati sensibili. L’ingegnere in questione non è uno qualunque. Si chiama Benjamin Hoyle ed è uno dei maghi della stupefacente power unit anglo tedesca. «Nel suo campo» dice di lui un suo ex capo su Linkedin, «Hoyle è il migliore del mondo. La sua conoscenza della fisica dei motori (...) è assolutamente impressionante». Anche per questa sua risaputa abilità, la Ferrari già all’inizio della stagione aveva deciso di assumerlo. La voce si era sparsa per il paddock e così la Mercedes, il 16 aprile, lo aveva spostato dalla F1 alla Dtm (il campionato turismo tedesco). All’ingegnere era stato dato un laptop tutto nuovo, una nuova casella di mail, e delle nuove password per accedere ai sistemi informatici dell’azienda, attraverso le quali non avrebbe più potuto entrare nelle aree riservate del “comparto aziendale F1”. L’obiettivo, spiegano dalla Mercedes, era quello di «proteggere la proprietà intellettuale» dalle tentazioni di un dipendente in procinto di trasferirsi a Maranello. Il contratto di Hoyle prevedeva un periodo di inattività (gardening leave) in caso di cambio di team, ma si sa che l’inattività per certi profili è sempre relativa. Cosa di cui a Stoccarda avrebbero avuto l’ennesima riprova di lì a poco quando, dopo aver assoldato un investigatore privato, avrebbero scoperto tutto. Arrivato in Dtm, Hoyle si è dedicato a un’attività di spionaggio forsennata, copiando l’intero race report del Gp d’Ungheria, con tutti i dati dei motori (performance e criticità) e persino alcuni file con i codici per decrittare informazioni crittografate. Aveva poi copiato un report dettagliato sul funzionamento del compressore della power unit e ancora altri dati sensibili. Inoltre, sapeva cosa stava facendo, visto che risultano anche svariati e goffi tentativi di cancellare tutto. Nessuna prova, invece, che quelle informazioni siano poi arrivate in Ferrari da dove pur non confermando l’intenzione di assumere Hoyle, ammettono tuttavia ordinari contatti con l’ingegnere. In nessun punto dell’accusa, la casa di Stoccarda se la prende con la Ferrari. Anche quando gli avvocati parlano di «vantaggi illegali» ottenuti da Maranello, li definiscono prudentemente solo «potenziali». Tuttavia i contorni della vicenda restano ancora da definire, così come resta da capire quale posizione prenderà la Fia. Oggi la federazione è guidata da Jean Todt che, al tempo, da n.1 della Ferrari pretese e ottenne una condanna severissima per la McLaren. Ma questo potrebbe essere solo uno scherzo della storia.