9 dicembre 2015
Papa Francesco ha aperto la Porta Santa • Donald Trump per combattere i jihadisti vuole «bloccare Internet in alcune aree del mondo» • Un’altra strage di migranti in mare • Venerdì i giudici della Cassazione decideranno una volta per tutte la sorte di Alberto Stasi • Pechino bloccata per smog
Porta Santa 1 Papa Francesco, indosso un mantello bianco ricamato sul davanti, ha aperto ieri mattina alle 11.10 la Porta Santa a San Pietro. Il Papa è restato solo, in piedi, sulla soglia, a pregare con il capo ripiegato in avanti e le mani giunte, quindi è entrato per primo all’interno della basilica illuminata e vuota. Ma si è subito fermato, mettendosi di lato alla porta, in attesa che anche Benedetto XVI entrasse, dopo aver salito a fatica i grandini aiutandosi con un bastone nero, sottobraccio al segretario particolare, il vescovo Georg Gänswein. Così, la Porta Santa del Giubileo straordinario della misericordia appena aperta dal Pontefice, è stata subito attraversata anche dal suo predecessore. Fin dalle prime luci dell’alba lunghe file di fedeli si sono incolonnate per i controlli al metal detector. In piazza 70 mila pellegrini, il capo dello Stato, Sergio Mattarella e il premier Matteo Renzi (Galeazzi e Tornielli, Sta).
Porta Santa 2 Fin dalla prima apertura della Porta santa nella basilica vaticana, voluta da Alessandro VI (1492-1503) in occasione del Giubileo dell’anno 1500, il maestro delle cerimonie, Giovanni Burcardo (1450-1506), fu rigido su un punto: il Papa avrebbe dovuto essere il primo ad attraversare la Porta santa, e «se qualcuno avesse voluto entrare o uscire prima di Sua Santità» sarebbe stato passibile delle più gravi sanzioni, anche capitali. Essendo la cerimonia una vera e propria novità per la basilica di San Pietro, il cerimoniere dovette discutere a lungo con Papa Borgia — uno dei Papi più controversi della storia — per organizzare la cerimonia. E dovette convincerlo ad essere presente ai lavori dei muratori, «malgrado la polvere e il tempo di attesa necessario». La vigilia di Natale, così racconta Burcardo, fu portato sulla sedia gestatoria fino al portico della basilica. Con la mano destra benediva, e nella mano sinistra teneva in mano una candela dorata e «magnificamente decorata ». Davanti alla porta, il Papa ricevette «il martello di cui si servono generalmente i muratori», colpendo tre volte «il foro che era stato fatto al centro della porta», facendo cadere dei mattoni per terra; poi aspettò «per almeno mezz’ora», seduto sul trono, che i muratori aprissero la Porta integralmente (Paravicini Bagliani, Rep).
Porta Santa 3 Nella notte di Natale del 1974, mentre Paolo VI abbatteva una parte della Porta e i muratori completavano l’opera di demolizione, dei calcinacci caddero a pochi centimetri del Papa. Fu forse anche quella paura a suggerire di rimuovere in anticipo il muro della Porta santa nei Giubilei di Giovanni Paolo II (1983, 2000). Ieri il Papa non ha tenuto in mano la cazzuola né si è servito del martelletto dal manico d’argento per colpire per tre volte il muro della Porta santa. E non ha posto come nel passato sui mattoni medaglie e monete del suo pontificato a perenne ricordo dell’avvenimento. Aprendo la Porta santa ne ha spinto soltanto i battenti (ibidem). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Trump 1 Il giorno dopo la sua sortita incostituzionale e in contrasto con le norme del diritto internazionale — vietare l’ingresso in America a tutti i musulmani fino a quando il Paese non sarà davvero al riparo dal terrorismo — Donald Trump ha aggiunto che per impedire il proselitismo online dei terroristi bisogna «chiudere Internet in alcune aree del mondo». Criticato da tutti gli altri candidati repubblicani alla Casa Bianca, da Jeb Bush a Ted Cruz, e anche dal nuovo leader conservatore al Congresso, Paul Ryan, l’imprenditore tira dritto: dice di voler discutere con Bill Gates del blocco di Internet e afferma che, se non fa qualcosa per proteggersi dagli islamici, l’America vivrà molte altre volte tragedie come quella dell’attacco del settembre 2001 alle Torri Gemelle. Arriva un uragano di condanne anche dall’estero: contro la sortita di Trump si esprimono i primi ministri di Francia e Gran Bretagna, ma anche esponenti politici e di governo di un gran numero di Paesi musulmani mediorientali e dell’Estremo Oriente, come Indonesia e Malaysia. Obama ha detto che un intervento come quello proposto da Trump sarebbe illegale e contrario alla Costituzione. E il portavoce del presidente, Josh Earnest, ha aggiunto: «Per quello che dice non può essere candidato» (Gaggi, Cds).
Trump 2 Trump, famoso per le sue gaffe, anche contro le donne. Ha chiamato la presentatrice Rosie O’Donnell «un grasso maiale». Ha dato della «cagna» alla giornalista Arianna Huffington, «poco attraente dentro e fuori: capisco perché il suo ex marito l’ha lasciata per un uomo». Di Megyn Kelly, che in tv gli aveva chiesto conto delle sue offese alle donne, ha lasciato intendere che il suo stile aggressivo fosse dovuto al ciclo: «Le usciva sangue dappertutto». Della rivale Carly Fiorina: «È una donna, non dovrei infierire. Ma con quella faccia potrebbe mai essere il nostro prossimo presidente?» (Cds).
Migranti Ennesima strage in mare con sei bambini, uno era neonato, morti per il naufragio di un gommone pieno di profughi afghani avvenuto al largo di Cesme, nella provincia di Smirne, sulla costa egea della Turchia. Sono otto i sopravvissuti, ma il bilancio potrebbe aggravarsi nelle prossime ore visto che nessuno è in grado di sapere quante erano davvero le persone a bordo. Nella stessa zona è affiorato ieri il corpo di una bimba siriana di 5 anni, identificata come Sajida Ali, che sarebbe annegata in un naufragio di alcuni giorni fa (Sarzanini, Cds).
Stasi Venerdì i giudici della Cassazione decideranno una volta per tutte la sorte di Alberto Stasi, che è stato accusato e condannato per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, Pavia (era il 13 agosto del 2007): Stasi, che oggi è un commercialista di 32 anni (libero), all’epoca era il fidanzato di Chiara, laureando alla Bocconi. «Non l’ho uccisa io, sono innocente» ripete lui da sempre. Gli hanno creduto in primo grado, poi di nuovo in appello. Ma la Cassazione ha azzerato la doppia assoluzione rinviando di nuovo tutto in Corte d’appello per chiedere una valutazione più attenta degli indizi. Risultato: un nuovo processo chiuso con una condanna a sedici anni di carcere dopo continui colpi di scena in aula. Da quel processo sono partiti nuovi ricorsi in Cassazione e venerdì, appunto, sarà il giorno che deciderà la sorte di Alberto. I giudici potrebbero semplicemente confermare i sedici anni di condanna. Potrebbero assolverlo. Oppure — lo scenario peggiore per lui — potrebbero confermare la condanna e accogliere anche il ricorso della Procura generale che insiste nel chiedere 30 anni di reclusione, fin qui esclusi perché i giudici dell’appello-bis non hanno tenuto conto dell’aggravante della crudeltà. Appare remota, invece, la possibilità che si rimetta tutto di nuovo in discussione annullando la condanna a 16 anni e rinviando ancora una volta il caso alla Corte d’Appello (Fasano, Cds).
Pechino Per la prima volta nella sua storia Pechino, avvolta da una nuvola marrone, viene bloccata per smog. Le strade sono svuotate: 2,5 milioni di auto fermate dalle targhe alterne, 1 milione di camion spenti, stop anche al 30% delle berline dei funzionari. Chiuse le scuole. La gente cammina col volto coperto da mascherine da chirurgo. Chi può spendere si nasconde dietro maschere da pompiere, quelle dotate di filtro anti-gas (Visetti, Rep).
(a cura di Roberta Mercuri)