Corriere della Sera, 9 dicembre 2015
Caterina Vidulli, l’ingegnere 27enne che farà diventare ogni auto intelligente (e salverà i bambini dimenticati in macchina)
Ventisette anni, donna, ingegnere, imprenditrice innovativa (comunemente detta startupper). La faccia dei Millennial che fa notizia. Ma Caterina Vidulli è anche protagonista di un fatto di attualità, unico nel Belpaese. Perché è stata la prima italiana, con il suo team, a vincere un hackhaton internazionale. Uno dei più ricchi, peraltro, in fatto di premi.
Dopo aver raggiunto il gradino più alto del podio nell’edizione italiana ospitata dall’incubatore veneto H-Farm, Caterina è volata in California, per partecipare il 15 novembre scorso alla maratona di sviluppo BattleHack World Finals di Paypal. E vincerla. Con un’idea che permette di applicare a qualsiasi veicolo l’Internet delle cose: «Vista l’esperienza di un componente del team, Cristiano Griletti, nel mondo dell’automotive, avevamo in mente di realizzare qualcosa che hackerasse l’automobile – racconta —. L’idea definitiva ci è venuta però quando a San Francisco abbiamo preso due multe in 24 ore: non sapevamo che le ruote dovessero essere girate verso il marciapiede nei parcheggi in salita». I due giovani, con gli altri membri della squadra, Sara Spadafora e Cristy Gutu, hanno così pensato a un’app che permettesse di inviare delle notifiche sulla base di diverse variabili, come la rotazione dello sterzo e il parcheggio in pendenza: «Così è nata ifCar, che avrebbe potuto avvisarci ed evitarci le multe».
IfCar permette di trasformare qualsiasi auto in un veicolo intelligente. È un dispositivo che si installa nell’abitacolo e aggiunge funzioni smart, non presenti di serie: «Può controllare l’apertura delle portiere, l’accensione dell’aria condizionata, i finestrini, la velocità, e mandare notifiche via smartphone». Se ci si allontana dal veicolo senza averlo chiuso, per esempio, può mandare una notifica; se piove può controllare che i finestrini siano alzati. Ma è stata una funzione legata alla sicurezza ad aver colpito la giuria americana: «Quella che permette di salvare i bambini dimenticati in auto: se la temperatura supera una certa soglia, ifCar abbassa i finestrini di qualche centimetro e lancia una chiamata ai genitori. In ogni caso ognuno può personalizzare le interazioni o comperare pacchetti di funzioni preimpostate, aumentandole grazie all’acquisto di sensori aggiuntivi».
Il sistema, dotato di un dispositivo hardware e un software, combina sensori, dati ambientali e contestuali, nonché le preferenze degli utenti, al fine di rendere più sicuro e facile il parcheggio, controllare l’auto in sosta anche a distanza, impedirne il furto, migliorarne i consumi. La vittoria dell’hackhaton è valsa 100 mila dollari che i quattro giovani si sono divisi: Sara li investirà nella sua startup Glix, Cristy negli studi universitari (è uno studente delle scuole superiori) e Cristiano porterà avanti lo sviluppo di IfCar.
Caterina, invece, userà i suoi 25 mila dollari in Shamat, la sua startup nata un anno fa. Un pannello di controllo che permette a piccole o medie imprese e agenzie di monitorare contemporaneamente tutte le attività di marketing online che pubblicizzano il proprio brand: «Dal sito web, ai social network, alla visibilità sui motori di ricerca, alla reputazione online – spiega Caterina – Shamat raccoglie le informazioni sulla propria azienda e sui concorrenti, aiutando a comprenderne l’andamento, a individuare i problemi e a capire come ottenere più clienti e visibilità dei competitor».
Insomma, a 27 anni Caterina ha già l’aria di essere un’imprenditrice seriale. E di successo. Due le tappe fondamentali del suo curriculum: la laurea in ingegneria gestionale che le ha consentito di unire conoscenze economiche e ingegneristiche e sviluppare una visione a 360 gradi. E l’incontro con H-Farm, che ha seguito lo sviluppo di Shamat e con cui Caterina collabora nei settori marketing analytics e digital strategies: «Una realtà che crea connessioni e consente di respirare ogni giorno aria di impresa e innovazione».