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 2015  dicembre 09 Mercoledì calendario

«Circoli come piccole Leopolde», dove non conta la tessera ma il confronto. Così Renzi vuole cambiare il Pd

«Le chiacchiere e le polemiche stanno a zero. È il momento di concludere la fase della riforme, il 2016 sarà l’anno della “visione”: immagineremo finalmente l’Italia del futuro, l’Italia dei nostri figli, e inizieremo a costruirla insieme». È con questo spirito che Matteo Renzi si accinge a inaugurare la «sua» sesta Leopolda, la grande kermesse che da sempre anticipa i temi e le battaglie che il presidente del Consiglio intende portare avanti. 
Spesso viene rimproverato al segretario-premier di non essere stato in grado di creare in questi due anni una nuova classe dirigente capace di prendere in mano la guida del Paese e quella del partito. Con la tre giorni che si aprirà a Firenze venerdì prossimo, Renzi intende dimostrare il contrario: «C’è una generazione Leopolda che ha scardinato e rivoluzionato il sistema politico». 
Ed è proprio a questa generazione, che «ormai è al potere», che il presidente del Consiglio intende affidare i prossimi compiti. Per il governo del Paese, ma anche per la creazione di un partito che non sia più il Pd degli iscritti. Per questa ragione le polemiche innescate dalla minoranza (che sabato terrà a Roma la sua anti-Leopolda) sul calo delle tessere non lo interessano più di tanto. 
Renzi immagina i circoli del «suo» Pd come tante piccole «Leopolde». Ossia luoghi di incontro e di confronto tra donne e uomini che si interessano di politica, ma nelle modalità di oggi, e, cioè, spesso e volentieri senza nessuna tessera in tasca. Sono loro che andranno coinvolti e, in questo senso, i circoli del Partito democratico dovranno diventare dei punti di riferimento nelle diverse città italiane. 
Insomma, alla fine, tra una bega sulle primarie napoletane e uno scontro con i vari ras locali del Pd sul territorio, è anche un nuovo modello organizzativo di partito quello che Renzi immagina. 
È chiaro che se questa è la sua impostazione sarà difficile conciliarla con quella di chi ha in mente un’idea di partito più tradizionale come Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo e Roberto Speranza. Ma il premier, come è sua abitudine, intende andare avanti ugualmente. Non si tratterà quindi solo di nominare una nuova segreteria, piuttosto, come ha spiegato ai fedelissimi, di «lanciare un’offensiva organizzativa nel Pd». 
Ma la Leopolda, che tornerà alla formula delle prime edizioni (niente tavoli e molti interventi dal palco), vuole parlare a tutti (e infatti il logo del Partito democratico non c’è mai), «parlare al Paese» (cosa, sia detto per inciso, che Renzi vorrebbe facesse anche il Pd, invece di «occuparsi di divisioni correntizie»). Perciò sono previsti diversi ospiti «esterni». Sui nomi trapela solo qualche indiscrezione. Saranno personalità che per quello che hanno fatto e fanno incarnano il tema di quest’anno: «La terra degli uomini», dal titolo di un libro di Antoine de Saint-Exupéry. E, quindi, saranno donne e uomini che, nel loro campo, sono riusciti a compiere delle vere e proprie imprese. 
Per questa ragione, sono filtrati i nomi dell’astronauta Samantha Cristoforetti, delle tenniste Roberta Vinci e Flavia Pennetta, o della nuotatrice olimpionica Federica Pellegrini. A questi si aggiungono altri nomi, come quelli di Fabiola Gianotti, che dal primo gennaio del 2016 andrà a dirigere il Cern di Ginevra o Filippo Grandi, che, sempre all’inizio del prossimo anno, guiderà, nell’ambito delle Nazioni Unite, l’Alto commissariato per i rifugiati. 
Dunque, per ovvi motivi, la Leopolda non può essere solo il «mondo di dentro», ma anche quello «di fuori». È stato così all’inizio e continua a essere così anche ora. Questo non significa, però, che Renzi, come è stato accusato di fare dalla minoranza, snobbi il suo partito. Lui lo nega decisamente. «Il Pd è capace di litigare anche sulle virgole, ma quando c’è da scendere in piazza e da prendere iniziative, nessuno è come noi», ha detto il presidente del Consiglio nel «weekend dei banchetti». E ha aggiunto: «Quello del Partito democratico è un popolo fiero e generoso e io sono orgoglioso di essere uno di loro».