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 2015  dicembre 09 Mercoledì calendario

Mentre prendiamo nota del fatto che all’estero il Giubileo della Misericordia è totalmente ignorato, facciamo il nostro dovere di cronisti di un Paese che si pretende cattolico e devoto, e riferiamo gli eventi di ieri, giornata di apertura dell’Anno Santo straordinario

Mentre prendiamo nota del fatto che all’estero il Giubileo della Misericordia è totalmente ignorato, facciamo il nostro dovere di cronisti di un Paese che si pretende cattolico e devoto, e riferiamo gli eventi di ieri, giornata di apertura dell’Anno Santo straordinario.

Ho visto la cosa in tv, il papa che spinge i battenti della Porta Santa e le riprese fatte prima di spalle e poi di fronte, con l’onda di luce. Sotto l’abito bianco aveva, come mi pare di aver visto, le solite scarpacce nere.
Al formidabile servizio d’ordine - duemila agenti, elicotteri che hanno sorvolato, in esclusiva dato che era stata fissata una No Fly Zone, il cielo della Capitale - si deve forse l’assenza di incidenti. Ma è anche possibile che i musulmani cattivi, i quali hanno ignorato il tour africano di Francesco, se ne siano rimasti buoni in attesa di un momento di rilassatezza e distrazione generale. In ogni caso, i varchi che immettono al colonnato del Bernini sono stati aperti intorno alle 6.30 di mattina, i fedeli in attesa sono stati controllati dai servizi di sicurezza, si parla di 50-60 mila persone, e alle 9.30 è cominciata la cerimonia propriamente detta, con la messa davanti alla Basilica. Francesco ha invitato ad abbandonare ogni forma di paura, «perché non si addice a chi è amato». E il presupposto è che Dio, nonostante le atrocità a cui ci fa assistere ad ogni minuto, ci ama. Ma qui sta il mistero. «Entrare nella Porta Santa significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e ad ognuno va incontro personalmente». La morte, infatti, che ci affligge implacabile con i suoi orrori, è invece per il credente il momento della vera nascita, coincidendo con la fusione in Dio. «Quanto torto viene fatto a Dio quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal Suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla Sua misericordia». Il Papa ha poi ricordato il Concilio Vaticano II.  

Ecco, qui ci vorrebbe qualche spiegazione.
Giovanni XXIII, nel 1962, fece venire a Roma i vescovi di tutto il mondo, nel cosiddetto Concilio Vaticano II (il I Concilio s’era svolto nell’Ottocento, al tempo di Pio IX). Detto in due parole, si trattava di aprire la Chiesa alla modernità e alle sue nuove inquietudini, di ridefinire la dottrina per uscire, come ha ricordato ieri Francesco, da un’epoca di chiusure e di divieti. Il concilio fu concluso da Paolo VI, il successore di Giovanni, l’8 dicembre 1965, cinquant’anni ieri. Il Giubileo straordinario 2015-2016 è stato convocato per ricordare quell’evento capitale. Francesco: «La spinta missionaria va ripresa con la stessa forza e lo stesso entusiasmo di allora per andare incontro a ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel suo luogo di lavoro. Dovunque c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo. È lo spirito del buon samaritano. Il Giubileo ci provoca a questa apertura».  

Il Giubileo è quell’evento grazie al quale, se si va in certe chiese, si ottiene il perdono dei propri peccati, no? Una somministrazione di indulgenze. È per lo spirito del buon samaritano che Francesco ha disposto che, questa volta, non sia necessario venire a Roma per farsi perdonare i propri peccati? In ogni città del mondo, il vescovo può indicare una Porta santa da varcare per chiedere misericordia.
Proprio così. E dopo aver letto gli stessi brani che furono declamati cinquant’anni fa, poco dopo le 11, Francesco ha aperto la Porta Santa di San Pietro, col rito semplificato da papa Wojtyla: niente martelletto per smantellare la parte retrostante della porta, murata in genere per antica tradizione. Il diaframma era già stato demolito, e Bergoglio, dopo aver mormorato la frase «Apritemi le porte della Giustizia» s’è limitato a spingere i battenti e ad abbracciare il Papa emerito, cioè Benedetto XVI, che lo attendeva là dietro col suo segretario Georg Gaenswein e gli altri cardinali e vescovi. S’è così rivisto l’abbraccio tra i due papi, altro fatto che rende questo Giubileo unico.  

Questa porta che il Papa ha aperto è quella famosa del Ghiberti?
Ma che dice? Quella è la Porta del Battistero di Firenze... Ah, che guaio il suo liceo malfatto... La Porta Santa aperta ieri dal Papa è stata scolpita da uno scultore dei nostri tempi nel 1951. Si chiamava Lodovico “Vico” Consorti, da Semproniano in provincia di Grosseto. Fece anche lui le formelle, alla maniera del Ghiberti e di tutti gli altri che hanno scolpito porte consacrate, e in queste formelle è raccontata la storia dell’uomo, da Adamo a Pio XII, il papa del tempo. La formella che piace di più a Francesco è di sicuro quella che illustra il concetto del perdonare settanta volte sette.  

Che ha detto il Papa alla fine?
«Padre Santo concedi, ti preghiamo, a tutti coloro che varcheranno la Porta della Misericordia, con animo pentito, rinnovato impegno e filiale fiducia, di fare viva esperienza della tua tenerezza paterna e di ricevere la grazia del perdono per testimoniare, in parole e opere, il volto della tua misericordia». Parole pronunciate davanti all’Altare della Confessione. Era mezzogiorno, il momento dell’Angelus, dedicato alla Madonna, «icona sublime della misericordia divina che ha vinto sul peccato». Poi Francesco, con i suoi quasi ottant’anni, è corso in piazza di Spagna, come ogni anno fa il Papa per la festa dell’Immacolata Concezione. «Vengo a nome delle famiglie - ha detto - con le loro gioie e fatiche; dei bambini e dei giovani, aperti alla vita; degli anziani, carichi di anni e di esperienza; in modo particolare vengo a Te da parte degli ammalati, dei carcerati, di chi sente più duro il cammino».