la Repubblica, 7 dicembre 2015
Facciamo una cosa per volta, ha detto Allegri ai suoi
Allegri ha rimesso nei binari la Juventus dandole degli obiettivi chiari e progressivi. A un certo punto ha smesso di ragionare a lunga scadenza e di riannodarsi al passato (scudetti, finali) e ha detto: facciamo una cosa per volta. La prima da fare, era qualificarsi per gli ottavi di Champions: fatto. La seconda, darsi una continuità di risultati in campionato: fatto. La terza, vincere il girone di coppa, «in modo da evitare perlomeno Barcellona, Bayern e Real Madrid al sorteggio»: è lo scopo della trasferta di Siviglia, che comincia oggi pomeriggio con un traguardo soltanto apparentemente di secondo piano. Arrivare primi in un gruppo molto complicato è, per l’allenatore, soprattutto un indice di efficienza internazionale, oltre che un aiuto per il cammino che verrà. Per centrare il risultato, sarà sufficiente strappare un punto in casa di una squadra sbrindellata e in crisi pesante, anche se un successo consentirebbe agli andalusi, che in Champions hanno perso le ultime quattro, di sperare nel ripescaggio in Europa League, possibile qualora il Borussia non vincesse a Manchester col City.
Allegri non snobberà l’appuntamento né punterà al risparmio di energie in vista della partita di domenica con la Fiorentina, la prima vera sfida d’alta classifica nella quale i bianconeri saranno impegnati in questo campionato. Il tecnico confermerà dunque il 3-5-2, modulo “obbligato” in questa fase della stagione, riavrà Pogba dopo la squalifica in campionato ma non Asamoah, fuori dalla lista Champions. Dovrà decidere l’esterno sinistro (in questo momento, sia Evra sia Alex Sandro sono al top della forma) e soprattutto che fare di Morata, l’unico attaccante intoccabile all’inizio della stagione e adesso invece riserva fissa: ha passato le ultime quattro partite in panchina, non è titolare dall’8 novembre (Empoli-Juve) e nessuno lo sta rimpiangendo, anche perché la sua resa è stata modesta (tre gol in 18 presenze). Come alibi, può portare i sacrifici che gli sono stati chiesti quando Allegri ha dovuto usare il tridente riciclandolo come ala sinistra, ruolo che lo spagnolo ha accettato per le prime due-tre partite e poi sopportato con evidente malavoglia. «Morata va gestito fuori dal campo ancor più che in campo», è stato il sibillino messaggio spedito da Marotta qualche giorno fa. «Vanno centellinate le presenze per far sì che cresca»: no, forse non era sibillino per niente.