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 2015  dicembre 07 Lunedì calendario

L’arca di Noè proiettata sulla cupola di San Pietro domani per l’apertura del Giubileo

«Fiat Lux: illuminare la nostra casa comune». Sono le parole con cui ha inizio la creazione nel Libro della Genesi a dare il titolo alla performance artistica con cui si aprirà l’Anno Santo. Perché domani sera, dalle 19 alle 22, la facciata e la cupola di San Pietro saranno la scena di un evento senza precedenti. Per tre volte consecutive, sul capolavoro architettonico di Carlo Maderno saranno proiettate ininterrottamente le immagini di alcuni dei più celebri fotografi del mondo, in un’opera curata da Louie Psihoyos, storico fotografo e documentarista di National Geographic e regista di Racing Extinction, e Travis Threlkel, fondatore di Obscura Digital, la società che produce l’evento.
«Sarà una sinfonia visuale – dice Threlkel – articolata in movimenti che partiranno dal Cantico delle Creature per attraversare i temi ambientali e sociali che hanno ispirato l’enciclica di papa Francesco Laudato Sì’». Niente testo, niente musica. Fiat Lux sfrutterà soltanto il messaggio visivo per lanciare la sfida alla conservazione del pianeta, proprio mentre a Parigi è ancora in corso la Conferenza sul clima.
Promossa da una partnership tra la Vulcan Inc. di Paul Allen, dalla Li Ka Shing Foundation e da Okeanos in collaborazione con la Oceanic Preservation Society fondata dallo stesso Psihoyos, la performance è la terza proiezione di questo genere, dopo quelle realizzate il 20 settembre 2014 sul palazzo delle Nazioni Unite e alla fine di luglio sull’Empire State Building. Ma quella di domani in Vaticano potrebbe davvero avere una risonanza planetaria.
Parafrasando la missione della National Geographic Society, «ispirare le persone a prendersi cura del pianeta», Psihoyos e Threlkel si propongono l’obiettivo di stimolare i cittadini del mondo a spingere all’azione i leader politici per contrastare il cambiamento climatico e porre un freno al consumo esasperato di suolo, all’inquinamento, alla riduzione degli habitat. E per farlo hanno coinvolto personaggi del calibro di Sebastiao Salgado, Yann Arthus-Bertrand e Steve McCurry, le cui immagini illustreranno la varietà e la diversità delle culture umane, ma anche Paul Nicklen e David Doubilet, le star della fotografia subacquea. Un ruolo di primo piano lo avrà il lavoro di Joel Sartore, che da dieci anni è impegnato con National Geographic nel mastodontico progetto
Photo Ark, un’arca di Noè per immagini di tutte le 12.000 specie animali che si stima vivano in cattività tra gli zoo e i parchi di tutto il mondo, molte delle quali in pericolo di estinzione. Arrivato quasi a metà del lavoro, Sartore non nasconde una certa amarezza: «In questi anni, alcune delle specie che ho fotografato si sono già estinte». E altre sono a un passo dall’estinzione, come il rinoceronte bianco settentrionale, di cui restano ormai solo tre esemplari. Ma aggiunge: «Penso che Papa Francesco sia un visionario. E questa potrebbe essere l’occasione per rendere tutti consapevoli delle dimensioni del problema».
Un auspicio condiviso da Travis Threlkel: «Il messaggio che vogliamo lanciare è che l’umanità è parte del mondo che ci circonda. Che non possiamo pensare di esserne al di fuori, come se il destino degli altri esseri viventi, e in fondo dell’intero pianeta, non ci dovesse interessare». Il caso ha voluto che questo evento abbracciasse l’inaugurazione del Giubileo e la Conferenza mondiale sul clima. Per una volta arte, scienza e religione si incontrano con un obiettivo comune.