Libero, 7 dicembre 2015
Anche la Serracchiani vittima delle banche: «Ho perso 18mila euro»
Debora, ti senti vicina agli obbligazionisti che oggi sono inferociti per i soldi persi?
(Sospiro) «Non direi vicina».
No?
(Sorriso) «No. Più che vicina».
In che senso?
«Io e mio marito siamo tra coloro che hanno perso dei soldi. Non tantissimi, ma ti assicuro che non è una bella sensazione».
Di quale istituti di Credito parliamo?
«Della Banca popolare di Vicenza».
E cosa è successo?
«È andata in modo molto semplice: io e Riccardo avevano bisogno di un mutuo, abbiamo cercato la proposta più allettante».
Quanto pagate?
«Circa mille euro al mese, per una casetta friulana a tre piani. A Roma con quella cifra non avremmo potuto comprare nemmeno un box».
Ma perché diventare anche obbligazionisti?
«Semplice. Siamo diventati soci perché ci offrivano un tasso di favore nel mutuo».
Una bella tentazione.
«E io ho ceduto».
Quanto avete perso?
«Riccardo sta facendo ancora i conti: credo 18mila euro».
Conosco Debora Serracchiani dal primo giorno in cui – con un percorso che a nessun altro è riuscito – durante la segreteria Franceschini bucò lo schermo, da semplice militante, con un intervento al vetriolo sui vertici del partito. Divenne popolarissima in meno di 24ore, grazie a YouTube, ma nessuno avrebbe scommesso un euro sulla sua durata. La chiamavamo Capuccetto rosso, invece non avevamo capito che lei era il lupo. Traversando il bosco oscuro del Pd, Debora è riuscita a farsi eleggere deputata europea (è arrivata prima) durante la segreteria di Franceschini, ad essere eletta presidente del Friuli Venezia Giulia durante la segreteria Bersani (era considerata spacciata), e a diventare, con Renzi, la numero due e l’astro nascente del partito. Fa contemporaneamente due mestieri che schianterebbero un toro. Io le do del tu, da quando passammo insieme una serata surreale e divertentissima con Vittorio Sgarbi. Prima a cena, e poi a casa sua, fra mezzanotte e le tre del mattino.
Ti ricordi Debora? Uscivamo da In onda e Sgarbi era incuriosito da te.
«Mi ricordo benissimo. Alle due di notte, nella splendida casa di Vittorio a Corso Vittorio Emanuele, con una scolaresca di Verona che vagava per la città...».
Li avevamo incontrati per strada: «Guarda, c’è Sgarbi!». E lui: «Salite da me».
«Cento persone che vagavano fra statue, quadri e saloni».
Finché alle due non è apparsa Sabrina Colle, bella come una dea, in camicia da notte semitrasparente, svegliata dai rumori e inferocita: «Vittorio sei matto? Ma chi è questa gente?».
«Santa donna...».
Non so perché Vittorio ti aveva preso di mira sulla tua femminilità.
«Faceva battute del tipo: “La Serracchiani, quando scoprirà il sesso...”».
E qui mi tu hai sorpreso perché gli hai risposto in modo incredibile.
«Ho solo detto: “Se devo scoprire qualcosa certo non lo imparerò con te”».
Lui si e sentito attaccato e ti ha detto ironico e insinuante: «Sai, io sono eterosessuale». E tu...
«Gli ho risposto: “Sì, immagino: ma siccome sono una lettrice attenta dei settimanali rosa so bene che tra le virtù che decantano tutte le tue ex fidanzate purtroppo non c’è quella della virilità».
Poteva finire ai materassi.
«Invece è nato un ottimo rapporto. Ci siamo rivisti a Pordenone per un festival e c’era anche sua sorella Elisabetta».
Torniamo alle banche.
«Sono furibonda. Ma con me stessa».
Il nodo è lo stesso che vale per gli altri: sapevate che non erano soldi sicuri?
«A sentire Riccardo non gli avevano prospettato tutti i rischi».
Da vicesegretario del Pd condividi il decreto?
«Intanto c’era la necessità di salvare i soldi dei correntisti, i posti di lavoro e cercare di mettere in sesto il sistema che ha risentito della crisi. È stato fatto, meglio che altrove».
Ti riferisci ai tanti paesi dove sono fallite le banche?
«Noi abbiamo tenuto di più con il sistema bancario. La Germania ha speso molte risorse per salvare il proprio sistema».
Il dibattito politico è: bisogna aiutare anche chi ha perso il soldi sapendo che era un investimento?
«C’è una differenza tra chi ha investito in azioni e i risparmiatori. Bisogna trovare come intervenire in modo equilibrato».
Però, se si coprono quei trecento milioni degli obbligazionisti, sono anche soldi nostri.
«È una situazione di emergenza, e quindi di emergenza sarebbe l’intervento».
Ma poi non diventerà obbligatorio restituire tutto a tutti quelli che perdono?
«No. È una sorta di anno zero e bisogna tenerne conto. È un po’ come quando ci trovammo di fronte al caso dei bond argentini».
Quindi si farà di sicuro?
«Non è semplice né scontato. Cerchiamo soluzioni da inserire nella Stabilità».
Non riesco a capire come faccia la Serracchiani presidente friulana a convivere con la Serracchiani vice segretario del Pd a Roma...
«Scendo a Roma una volta a settimana, di solito il mercoledì, quando c’è la conferenza stato-regioni».
Due impegni inumani!
«Stanno insieme tenendo una agenda molto fitta. Sto scoprendo che sono due lavori complementari».
Ho capito, sacrifichi il povero Riccardo.
«Stiamo molto bene insieme. Siamo felici e sereni».
E quando sei in giro?
(Ride) «Ci vediamo di meno, aiuta».
Cosa fa nella vita Riccardo?
«L’impiegato tecnico in una ditta di telecomunicazioni».
Quanto soffre ad essere considerato “il signor Serracchiani”?
«Credo zero. Sinceramente è un uomo che vive con grande serenità, una cosa delle cose che piu mi piace di lui».
Non è facile vivere con chi è abituato a comandare.
«Io lo ascolto molto: Riccardo è la persona con cui parlo di più».
E non vuoi un bambino, adesso?
«Non riuscirei ad avere la testa per farlo».
Ho scoperto che sei «un duro», in politica. Sai anche essere cattiva?
«Sono una persona testarda e determinata. Ma lo sapevo prima della politica: quando per seguire Riccardo sono arrivata a Udine non conoscevo nes-su-no. Zero».
Il 21 marzo del 2009 sei stata scoperta dal mondo per un discorso di 12 minuti, in cui sparavi sui vertici del Pd...
«Quel giorno non dovevo nemmeno andare a Roma. Sono salita sul pullman all’ultimo momento, e ho preso un quaderno con gli appunti di un intervento che avevo già fatto».
Una classica meteora mediatica.
«So che nel partito molti contavano i minuti e i giorni: “Quando sparisce questa?” Si sono estinti prima loro, eh eh...».
Vedi che sei perfida? Hai un segreto?
«Mi piace approfondire, sono molto curiosa. Se decido devo capire».
Un esempio?
«Se c’è un tema per cui non avevo grande passione è la sanità. Beh, sono partita dalle ricette...».
E cosa hai scoperto?
«Che solo l’un per cento erano elettroniche. Siamo passati all’80% guadagnando soldi e efficienza».
Però non sarà stato un gran risparmio.
«Il primo anno ho recuperato dagli sprechi 40 milioni che ho rimesso sul bilancio».
Dài! Detto così pare tutto rose e fiori...
«Dici? Lo sai che quando ho dovuto chiudere il punto nascita di Gorizia passando tra i manifestanti mi sono presa un pugno?»
Hai porto l’altra guancia?
«Mi sono talmente incazzata che ho fatto uno dei discorsi più belli. Gli ho spiegato che c’erano alternative più efficienti e più sicure».
Vieni da una famiglia umile.
«Che ha l’orgoglio di aver visto due figli laureati».
Tua madre casalinga...
«Mio padre ha fatto tutti i mestieri, dal tappezziere all’imbianchino. Poi è stato assunto in Alitalia».
Ti ha fatto diventare romanista.
«Sfegatata. Andavamo allo stadio di mattina con le cofane di pasta e quintali di frittata».
Quando è nato il rapporto con Renzi?
«Sono andati al Teatro del Sale a chiudere la sua campagna da sindaco. Ma non ti nascondo che alla prima Leopolda ero defilata».
Che dubbi avevi?
«Ero rimasta sorpresa della campagna rottamatrice».
Ma non erano i tuoi temi?
«Io dicevo che serviva una leadership. Il Pd all’epoca prendeva solo decisioni a metà».
Perché?
«Semplice. Per non scontentare nessuno. Adesso decidiamo sempre, e mai senza discutere».
In Friuli Venezia Giulia eri candidata in un momento difficile.
«Difficile? Abbiamo perso le elezioni a febbraio 2013, e si è votato nel week end dei 101. I sondaggi davano in testa il M5s».
Ricevevi messaggi?
«Sì. Tutti di condoglianza ed epitaffi».
Hai avuto culo?
«No, ho fatto una bella campagna elettorale: trecento incontri, il mio era un programma in cui tantissimi si ritrovavano».
I tuoi che votavano?
«Un po’ a sinistra, un po’ la Dc».
Ti consideri di sinistra?
«Sì, con molta naturalezza».
Anche sul lavoro?
«Certo. Sono tra quelle contenta delle riforme sul lavoro. Un grande cambiamento in un paese che prima lasciava sempre a metà le riforme».
Contenta anche del vaucher con cui si copre il lavoro nero?
«Quella norma va sicuramente modificata. Spesso non è lo strumento in sé, ma l’uso che se ne fa».
Altro test: il contante a tremila euro?
«Mi può andar bene. Io però incentiverei al massimo l’utilizzo del Pos. Nel resto d’Europa e negli Stati Uniti è una cosa normale».
Sei stata smentita da Renzi sullo stop alle primarie per Bassolino.
«Resto convinta che un partito come il nostro non si può permettere compromessi».
Lui dice: non è colpa mia se così il Pd perde.
«Io gli direi: Antonio, hai fatto tutto: ma perché devi considerarti indispensabile?».
È una colpa?
«Un leader, in mezzo secolo, dovrebbe riuscire a crearsi più eredi».
Però lui può vincere.
«E chi lo dice? Nessuno può essere sicuro di vincere».
Secondo molti sondaggi il Pd renziano perderebbe al ballottaggio.
«Ma non dovevamo perdere già alle europee? Ti ricordi Grillo? “#Vinciamonoi”».
Avete preso un misero 24% alle regionali...
«Però governiamo in 17 regioni!».
La Serracchiani sarà l’erede di Renzi?
«Faccio bene quello che faccio. Mi piace dare una mano».
Questa è una frase buonista e democristiana che mi delude!
«Sai, se fai politica devi essere ambizioso».
Così va meglio.
«Però attento, essere l’erede o il delfino di qualcuno porta sfiga».
Riesci a immaginarti di nuovo avvocato, a Udine?
«Benissimo».
Balla colossale!
«Per nulla. In politica c’è un inizio e una fine. Poi lasci agli altri».