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 2015  dicembre 07 Lunedì calendario

Debutta la riforma di Francesco su matrimoni e Sacra Rota

La riforma del processo di nullità matrimoniale scatta domani, giorno dell’Immacolata Concezione e data di inizio del Giubileo straordinario della misericordia. E non è un caso. Non solo perché i due “Motu proprio” (uno per il rito latino e uno per quello orientale) con cui Papa Francesco ha rivoluzionato il diritto canonico sulle cause di nullità sono posti sotto la protezione di Maria, ma soprattutto perché il filo rosso che sottende le nuove norme, così come tutto il pontificato, è quello della “clemenza” e della misericordia, cui è, appunto, dedicato il Giubileo.
Dopo quasi 300 anni viene cancellato l’obbligo di ottenere una doppia sentenza conforme (lo aveva introdotto nel 1741 Benedetto XIV per contrastare abusi commessi da vescovi e tribunali soprattutto in Polonia). Viene inoltre previsto un processo breve affidato direttamente al vescovo nel caso in cui i fattori di nullità siano “manifesti” e se c’è il consenso fra le parti.
Il primo effetto sarà la riduzione dei tempi. Grazie all’abolizione della doppia decisione, il processo ordinario durerà circa un anno, massimo un anno e mezzo: la sentenza definitiva non appellata diviene infatti subito esecutiva. Gli appelli chiaramente dilatori potranno inoltre essere respinti già al momento della presentazione.
Ancora più veloce il nuovo iter breve. Qui il giudice è il vescovo che, una volta ricevuti gli atti (istruiti in circa 45 giorni) e vagliate tutte le osservazioni, se raggiunge la certezza morale della nullità, emana la sentenza. Altrimenti rimette la causa al processo ordinario.
Ma le procedure dovranno anche essere più economiche. Anzi gratuite. Non è la prima volta che Papa Bergoglio insiste su quest’aspetto. Ora, nella lettera apostolica Francesco torna sull’argomento, invitando le Conferenze episcopali ad assicurare la «gratuità delle procedure». Unico limite è la «giusta e dignitosa retribuzione degli operatori dei tribunali».
«La totale gratuità – dice don Roberto Soprano, vicario giudiziale aggiunto del Tribunale di prima istanza per le cause di nullità del Lazio – è un obiettivo per ora non completamente realizzabile. Per quel che riguarda l’Italia, la Cei se ne occuperà il prossimo anno, ma al momento la situazione resta invariata».
Oggi la gratuità della procedura è prevista per chi dimostra di avere redditi molto bassi. «È inoltre possibile avvalersi del difensore d’ufficio – continua don Roberto -, limitando quindi i costi al contributo unico di 560 euro».
L’applicazione delle novità contenute nella riforma non sarà comunque facile. Fra le previsioni più importanti c’è, per esempio, quella sulla costituzione dei tribunali diocesani, da parte dei vescovi. In Italia, però, sulla base di una legge pontificia del 1919, le decisioni sulla nullità spettano a tribunali regionali che continueranno a operare. «Su questo punto, in Italia, la nuova normativa non si applicherà – spiega Andrea Bettetini, ordinario di diritto canonico all’Università Cattolica di Milano e a Catania -. Se un vescovo vorrà costituire il tribunale, dovrà ottenere una dispensa dalla Santa Sede. Ma non tutti i vescovi sono esperti in diritto canonico e c’è anche un problema di personale tecnico competente».
Altra novità importante che potrà subire interpretazioni e applicazioni non uniformi è l’attribuzione della qualifica di «prova piena» alle dichiarazioni delle parti. La valutazione spetta al giudice che dovrà comunque considerare tutti gli indizi e verificare che non vi siano elementi che le confutino. «Alle dichiarazioni delle parti viene dato un valore assoluto. Oggi invece devono essere supportate da testimonianze, documenti, indizi o quant’altro», conclude Bettetini.
Da domani entra in vigore, quindi, una riforma profonda che costituisce anche una risposta alla spinosa questione dell’ammissione all’eucarestia da parte dei divorziati risposati, posizionandosi accanto a quella del “discernimento” caso per caso indicata dal recente Sinodo sulla famiglia (ma non ancora fatta propria dal papa), in base alla quale la riammissione all’eucarestia, se il matrimonio non è annullabile, deve essere decisa dal vescovo, guardando alle situazioni concrete e dopo un percorso penitenziale.
«Dentro la Chiesa questa riforma sta provocando un terremoto – afferma Andrea Zanotti, professore ordinario di diritto canonico a Bologna -. La realtà è che si passa da un approccio giuridico sulle effettive cause di nullità a una soluzione pastorale del conflitto, basata sulla misericordia».
Perno del sistema resta sempre il vescovo, nella sua figura di pastore e giudice, che il Papa vuole sempre più vicino ai fedeli «che gli sono stati affidati».
Al vescovo, infine, spetta garantire che non venga leso il principio dell’indissolubilità del matrimonio, soprattutto quando si sceglie il giudizio abbreviato. «L’obiettivo – precisa don Roberto Soprano – è quello di permettere a tutti di verificare se il proprio matrimonio è valido, ma non si tratta certo di un divorzio breve».