La Stampa, 7 dicembre 2015
Con tre elicotteri a pile e otto uomini la Gran Bretagna ha eliminato Jihadi John
Tre piccoli elicotteri lunghi 90 centimetri e pesanti 400 grammi hanno individuato il nascondiglio del terrorista britannico Mohamed Emwazi, noto come Jihadi John, e diretto sull’auto che lo trasportava il missile Hellfire che lo ha ucciso. Ma il sanguinario membro dell’Isis che ha decapitato gli ostaggi inglesi Alan Henning e David Haines sarebbe ancora vivo se un commando di otto uomini dello Special Air Service non avesse rischiato la vita per nascondersi a pochi chilometri da Raqqa e dirigere da una buca scavata nella sabbia tutte le operazioni.
Il commando
I dettagli della pericolosa missione sono stati rivelati dal Mail on Sunday, che ha avuto accesso a documenti della Forze Speciali. L’11 novembre scorso, due elicotteri Chinook americani hanno trasportato nel deserto siriano gli otto uomini del Sas – il più piccolo, letale e segreto reggimento britannico – e due veicoli adatti a muoversi velocemente nella sabbia, simili ai dune-buggies di moda negli Anni 70. Il commando ha percorso, evitando le strade, circa 50 chilometri verso Raqqa, che è stata raggiunta alle 3 del mattino. I soldati hanno scavato una buca a 6 chilometri dall’abitato, nella quale si sono nascosti per tutto il giorno seguente, mimetizzando anche i veicoli.
La sera successiva, il primo di tre nano-copters dotati di telecamere ad alta definizione con visione notturna è stato fatto decollare. Aveva come obiettivo una casa di sei piani di Raqqa, vicina alla famosa torre dell’orologio della città, e nella quale, secondo informazioni fornite da agenti locali, si nascondeva Jihadi John. Il piccolo elicottero ha sorvolato la zona inquadrando l’edificio: le immagini che riprendeva erano viste in diretta sui tablet del commando nascosto nel deserto, e anche sui computer del quartier generale del Sas a Hereford e del Central Command americano di Doha, nel Qatar.
I primi tentativi
Alle 20,30, il primo elicottero è stato fatto rientrare perché le sue batterie erano scariche ed è stato sostituito dal secondo, che ha continuato a monitorare la zona. Del terrorista più ricercato dalla Gran Bretagna non c’era però traccia. Alle 22, anche il secondo elicottero è stato richiamato, per sostituirlo con il terzo e ultimo. Se Jihadi John non fosse uscito dall’edificio nelle due ore successive, l’operazione sarebbe fallita.
L’ultima possibilità
Alle 11,40, la telecamera dell’elicottero ha inquadrato un gruppo di persone che usciva dall’edificio, mentre un’auto si avvicinava per prenderle a bordo. Il feroce tagliatore di teste è stato subito individuato nel gruppo, e dal Comando americano di Doha si è premuto il pulsante che ha lanciato un drone Reaper Predator, armato con un missile Hellfire, sulle coordinate indicate dal mini-elicottero. Dopo pochi secondi, Jihadi John è stato ucciso dalla carica esplosiva.
Il rientro
Gli otto soldati del Sas, di cui non conosceremo mai i nomi né i volti, hanno esultato. Spenti i loro tablet, sono tornati a bordo dei buggies nel punto del deserto nel quale i Chinook li stavano aspettando. Non hanno sparato un solo colpo. Non hanno visto il nemico in faccia. Ma per quasi due giorni sono rimasti nascosti in territorio ostile, senza farsi scoprire. Anche se la guerra al terrore si combatte ormai dal computer, il coraggio degli uomini sul campo continua a essere determinante.