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 2015  dicembre 06 Domenica calendario

Aprirà in Kentucky un parco a tema con la ricostruzione dell’Arca di Noè. Lo vogliono i creazionisti, per sfidare a colpi di effetti speciali le teorie di Darwin

Il prossimo 7 luglio l’arca di Noè (ri)aprirà. A Williamsburg, Kentucky, l’organizzazione Answers in Genesis («Risposte nella Genesi») ha deciso di costruire una replica dell’imbarcazione biblica rispettandone le dimensioni «reali», e poiché all’epoca l’unità di misura era il cubito, la distanza tra pollice e gomito, diversamente interpretata, non è stato facile, ammettono gli ideatori, scegliere a quale parametro fare riferimento.
I carpentieri – selezionati anche in base al credo religioso – sono al lavoro e l’imbarcazione sarà lunga 155 metri, larga 26, alta 15 e in grado di ospitare 10 mila persone per volta. Tre i piani interni occupati da centinaia di schermi su cui verrà raccontato nei dettagli il diluvio universale, decine di stalle per gli animali, riproduzioni dettagliate degli esseri viventi e delle piante salvati sull’arca. Mentre un posto speciale sarà dedicato a una rappresentazione animata al computer di Noè, con il compito di rispondere alle domande dei visitatori.
L’attrazione, costruita all’interno di un parco di tre chilometri quadrati per un costo di 92 milioni di dollari, è nata con un obiettivo preciso, dichiarato sul sito da Ken Ham, co-fondatore e portavoce di Answers in Genesis: «Mostrare al mondo il nostro punto di vista». Ovvero il creazionismo, l’idea secondo la quale l’Universo e l’umanità sono stati creati direttamente da Dio così come sono oggi e nella modalità descritta nei testi sacri. Per Ham, infatti – e, stando ai dati della società di ricerca Gallup, per circa quattro americani su dieci – la Bibbia è un testo da prendere alla lettera, all’interno del quale sarebbe descritta la scienza storica, fondata su avvenimenti accaduti e diversa da quella empirica, e fallace, basata invece sull’analisi dei fenomeni.
«Osserviamo le cose come sono oggi – ha dichiarato Ham – e assumiamo che siano state sempre così. Ma abbiamo un problema: noi, prima, non c’eravamo». Ergo: non possiamo dimostrare nulla. Per il fondatore di Answers in Genesis, quindi, l’arca non ha uno scopo religioso, bensì educativo. Nel parco non ci saranno predicatori, ma seminari e workshop pensati per le famiglie, oltre a ristoranti, negozi, merchandising a tema. Nel parco non ci sarà solo l’arca, che la prossima estate resterà aperta 40 giorni e 40 notti in memoria della durata del diluvio universale: per offrire un’esperienza «immersiva» della Bibbia, saranno costruiti anche una Torre di Babele, un villaggio dell’epoca e verrà rappresentata la vita di Abramo.
Il parco creazionista non è la prima attrazione del genere, a Washington Dc, per esempio, i proprietari della catena Hobby Lobby, già finanziatori di Ark Encounter, hanno aperto un museo dedicato alla Bibbia. Tuttavia, secondo Answers in Genesis, qualcosa nell’educazione religiosa degli americani è andato storto: non basta, infatti, spiegare l’Universo con i testi sacri per convertire gli studenti, come già fanno negli Stati Uniti istituti come il Responsive Education Solutions, con circa 65 campus, di cui 20 nati solo nell’ultimo anno in Texas. E se per il Pew Research Center ormai il 73% dei millennials crede più a Darwin che alla Genesi, una ragione, spiega Ham, c’è: i fondamentalisti cristiani non hanno sbagliato punto di vista. Ma stile. «Sono il primo – ha dichiarato – ad ammettere che molte attrazioni del mondo cristiano prima d’ora siano state di cattivo gusto, non all’altezza dell’obiettivo. Le persone oggi si aspettano la qualità degli Universal Studios e noi gliela stiamo per dare». Una promessa rivolta ai cuori dei credenti, ma anche alle tasche dei locali, perché, come ha spiegato Eric Summe, direttore del Visitor Bureau, «da queste parti la religione fa vendere».

Ark Encounter non solo darà lavoro a circa 900 impiegati, ma potrebbe fruttare molto e attivare un indotto notevole: il biglietto – o meglio, la carta di imbarco, come lo chiamano sul sito – costerà 40 dollari per gli adulti, 35 per i senior e 28 per i bambini. Solo per il primo anno sono attesi 1.800.000 visitatori, i quali probabilmente non faranno tappa esclusivamente qui. «A soli 45 minuti di auto – si legge su arkencounter.com – è possibile visitare il Creation Museum», altra opera di Answers in Genesis, frequentata ogni anno da 900 mila visitatori, costruita a Petersburg dagli stessi architetti dell’arca e con l’identico obiettivo: far vivere alle persone l’esperienza della Bibbia e così mostrare loro come è nato l’Universo. Dopotutto Ken Ham è considerato negli Usa una sorta di portavoce del creazionismo, tanto da aver verbalmente duellato in un dibattito al Creation Museum con Bill Nye, divulgatore scientifico, protagonista negli anni Novanta della serie tv The Science Guy. E se molti hanno criticato lo scienziato per aver legittimato, con la propria presenza, il punto di vista di Ham, per Answers in Genesis l’incontro è stato un successo: i biglietti per assistere in sala sono stati venduti in pochi minuti a 25 dollari in 29 Stati diversi, tre milioni di persone hanno seguito online la diretta streaming, e nei giorni successivi le donazioni per Ark Encounter hanno registrato un’impennata. Per molti osservatori, comunque, il vincitore è stato Nye, non solo per le posizioni espresse e condivise dalla comunità scientifica e accademica internazionale, ma anche perché ha tratto materiale pop per il suo ultimo libro, Undeniable: Evolution and the Science of Creation (St. Martin’s Press). «Se cresciamo una generazione di studenti che non crede nel processo scientifico – l’accusa di Nye – non saremo più capaci di progredire e di innovare».
Ma se sul ring si sono scontrati i due leader, Ham e Nye, chi sono i loro rispettivi tifosi? I ricercatori dell’Università del Kentucky hanno provato a scoprirlo e guidati dallo psicologo Will M. Gervais hanno somministrato a un campione di studenti due test: un questionario relativo alle convinzioni personali circa la nascita dell’universo e un problema logico. «In un lago – recitava la domanda – c’è un cespuglio di ninfee acquatiche. Ogni giorno il cespuglio raddoppia la propria dimensione. Se impiega 48 giorni per coprire l’intero lago, quanto tempo ci vuole affinché ne copra la metà?».
Chi propende per uno stile cognitivo analitico risponde correttamente: 47 giorni. Alcuni studenti hanno invece indicato 24, scelta errata, falsamente intuitiva. Prediletta da chi ragiona «di pancia»: secondo i ricercatori, i creazionisti. Dai test, infatti, sarebbe emersa una correlazione tra fiducia nel proprio intuito e predilezione per una precisa visione del creato. In altre parole: il pensiero analitico sarebbe più spesso presente in chi crede alla teoria dell’evoluzione, mentre chi risponde di getto ha più feeling con Ham. Insomma, i creazionisti, favoriti dall’istinto, avrebbero un certo vantaggio cognitivo. Ma sbaglierebbero. Con buona pace di Answers in Genesis, che avrebbe comunque il merito – o la colpa? – di trasformare la religione in un’esperienza divertente.