La Lettura, 6 dicembre 2015
Chi è Liu Yiqian, ex tassista che con 170 milioni di dollari si è aggiudicato il Nu couché di Modigliani
«Presentarsi con il coltello per portare via l’amata». Lei era nuda, la sua sensualità in primo piano. Lui era al telefono, che dettava i rilanci per un’asta feroce terminata a 170,4 milioni di dollari (compresa una commissione del 12% circa per Christie’s). Il proverbio sul modo audace per aggiudicarsi la donna dei sogni è cinese ed è uno dei preferiti dell’acquirente, che è di Shanghai e si chiama Liu Yiqian. L’oggetto del desiderio si chiama Nu couché, dipinto a olio su tela delle dimensioni di 59,9 per 92 centimetri, firmato in alto a destra Modigliani nel 1918, come si legge nei cataloghi. L’acquisto a inizio novembre ha fatto quasi più scandalo che notizia, anche in Cina. Non per la posa dirompente della modella, che pure ancora qualche anno fa a Pechino sarebbe stata considerata pornografia.
La sorpresa, mista a sconcerto e a una certa dose d’invidia, è nella biografia di Liu Yiqian: 52 anni, miliardario nato povero. La famiglia lo ritirò da scuola quindicenne, per metterlo a lavorare con la madre a tagliare pezzi di stoffa e produrre borse da vendere in strada. Di quell’epoca Liu porta i segni nel pollice della mano destra, ingrossato dall’uso delle forbici. E ricorda anche il rituale umiliante del nonno, costretto a prostrarsi due volte al giorno davanti a un ritratto del presidente Mao per chiedere perdono delle sue azioni «controrivoluzionarie»: erano i tempi della Rivoluzione culturale.
Morto Mao, riemerse Deng Xiaoping che con l’apertura al mercato liberò e scatenò l’animo commerciale e imprenditoriale dei cinesi. Il povero Liu aprì una bottega e risparmiò abbastanza per comperarsi una licenza di tassista. Negli anni Novanta, scese dal taxi e dalle borse tagliate a mano passò alla Borsa. Aveva e ha il genio degli affari, i suoi investimenti azionari lo hanno fatto diventare miliardario, il 163° più ricco individuo della Cina, il 1.533° del mondo, secondo la classifica di «Forbes». Guida il Sunline Group di Shanghai, società d’investimento con interessi finanziari, immobiliari e nell’industria farmaceutica. E ha una passione per l’arte, che condivide con la moglie Wang Wei.
E qui viene il punto: può un nouveau riche aggiudicarsi all’asta un capolavoro di Modigliani? In realtà, nella Repubblica popolare i ricchi sono ancora quasi tutti di prima generazione, si sono creati la fortuna negli ultimi trent’anni. Quindi, escludere i nuovi miliardari dalla categoria dei rispettabili collezionisti significherebbe cancellare tutti i cinesi. E la competenza? Dice Liu: «Ancora adesso non riesco a giudicare me stesso, nel mio sangue c’è la speculazione che è il mio punto di forza, ma con le collezioni d’arte è un’altra cosa, se avessi voluto solo speculare non avrei costruito due musei».
Bisogna sapere che «l’ex tassista Liu» (come lo abbiamo sbrigativamente catalogato sui giornali) ha cominciato a investire nel mercato dell’arte da una ventina d’anni, alzando il livello degli acquisti mentre la sua bravura in Borsa gli portava profitti sempre più consistenti (oggi ha una fortuna personale valutata circa 1,5 miliardi di dollari, oltre 300 in capolavori).
Il primo grande colpo è del 2009: un trono zitan intagliato con draghi appartenuto al grande imperatore Qianlong, preso da Sotheby’s per 11,1 milioni di dollari. Un altro record per un thangka, arazzo su stoffa tibetano di epoca Ming tessuto tra il 1402 e il 1424, pagato 45 milioni. Nell’aprile del 2014 l’acquisto che ha fatto diventare famoso (e un po’ famigerato) Liu Yiqian: si è aggiudicato una tazzina in ceramica Ming per 36 milioni di dollari e poi si è fatto fotografare mentre ci beveva il tè. Di fronte alle critiche per la profanazione, Liu ha risposto: «Sì, è stato un desiderio un po’ infantile, dettato dall’eccitazione». Ma poi ha spiegato: «Se non facessi sapere alla gente che ho comprato opere come questa, chi verrebbe nei miei musei per ammirarle?».
Di sicuro gli piace scherzare, prima e dopo un buon affare. Come quando alla vigilia dell’asta per un bronzo tibetano in posizione yogi si è fatto fotografare in mutande, seduto come un piccolo Buddha, poi ha postato l’immagine sul web (il bronzo gli è costato 4,9 milioni). «Ma così rende anche un servizio di divulgazione e Liu è un collezionista appassionato e serio», dice a «la Lettura» una fonte occidentale dentro il mercato asiatico dell’arte. Basta andare nei suoi due musei di Shanghai, il Long di Pudong e il Long sul Bund, per apprezzare l’evoluzione del collezionista cinese.
Qualcuno (come il sindaco di Livorno), ha denunciato la perdita del Nu couché di Modigliani per l’Italia. «Quel quadro era stato in una collezione privata per decenni, ora andrà in un museo aperto a tutti. L’arte viaggia, è la storia che ce lo dice e Liu quella tela l’ha studiata bene prima di decidere», replica la nostra fonte.
Dicono che Liu ami comperare le cose che anche altri vogliono, sfidandoli e battendoli al rialzo; la moglie Wang invece apprezza di più la bellezza ideale, quella antica e quella delle opere rivoluzionarie.
Il Modigliani avrà il posto d’onore nel Long di Pudong per il quinquennale del museo, nel 2017. «Io voglio che la mia struttura richiami cinesi e stranieri, quando ero più giovane ero concentrato sul denaro ed ero felice perché questo faceva crescere il benessere della mia famiglia (ha quattro figli, perché ha voluto beffare anche la legge sul figlio unico, ndr ) ma la felicità materiale arriva solo a un certo livello, poi serve quella spirituale. Ora sento il dovere di condividere la bellezza dell’arte con quelli che devono diventare ancora ricchi, per questo la colleziono e la espongo». Quando si sente definire un arricchito senza cultura risponde: «Non è detto che una persona senza conoscenze scolastiche non abbia cultura, l’educazione in Cina è deludente perché insegna solo cose certe, mentre gli uomini debbono imparare come si affronta l’incertezza».