Il Messaggero, 6 dicembre 2015
Da gennaio per vincere al Superenalotto basta un due
Il SuperEnalotto si può vincere anche con il due, assicurandosi un premio sicuramente più basso dell’ambitissimo sei, ma decisamente più facile da raggiungere. A stabilirlo è il decreto “Modifiche ai giochi numerici a totalizzatore nazionale”, firmato dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, come si specifica nel preambolo del decreto stesso, per l’esigenza di «adeguare i prodotti di gioco appartenenti alla famiglia dei giochi numerici a totalizzatore nazionale al mutare della domanda espressa dal mercato e salvaguardare il valore della relativa concessione». Non un semplice adeguamento ma una vera e propria strategia per le entrate.
Negli ultimi tre anni, infatti, «la diminuzione della raccolta, nonché delle relative entrate erariali, dei giochi SuperEnalotto, SuperStar e SiVinceTutto SuperEnalotto è stata superiore al 15 per cento annuo». Un calo che ha imposto un ripensamento del gioco stesso e, più ancora degli incentivi per i potenziali giocatori. Così, a diciotto anni dalla sua ideazione – la prima estrazione de SuperEnalotto si è tenuta il 3 dicembre 1997 – alle cinque categorie storiche di vincita se ne aggiunge una sesta, per la quale è sufficiente che «risultino esatti due pronostici relativi ai numeri estratti». Il due, appunto.
VINCITA PIÙ SEMPLICE
Una sorta di ambo, che potrebbe avvicinare molti al gioco per la prospettiva di una vincita più semplice. È la matematica a dirlo. La probabilità di indovinare il primo dei sei numeri estratti al SuperEnalotto è di uno su novanta, per il secondo di uno su 89 e così via. Insomma, secondo la statistica la possibilità di indovinarli tutti è una su 622.614.630. Indovinare il due è – e, soprattutto, sembra – decisamente più facile. Ed è su questo sollecito che punta lo Stato per rilanciare il gioco e, di conseguenza, potenziare le entrate ad esso legate. A fare gola è lo spettro della vittoria, ben più dell’ammontare del premio. La vincita, interessante dal punto di vista percentuale – anche 5 volte la posta – rischia di rivelarsi esigua in termini assoluti. Appena pochi euro, sebbene Sisal sul sito ne assicuri “almeno 5”. Quanto basta,però, per invogliare a giocare di nuovo.
La posta per la giocata sale da 0,50 centesimi a un euro, la giocata minima diventa una colonna, non più due. La quota del montepremi per il pagamento delle vincite sale dal 42% al 60% dell’ammontare complessivo delle poste raccolte. Scende invece al 28% la percentuale destinata all’Erario, prima al 50%. Un “taglio” di cui lo Stato dovrebbe rientrare – e che dovrebbe superare – grazie all’aumento del costo di gioco e a quello stimato di giocatori. E, soprattutto, un correttivo che si è reso necessario a causa del consistente calo di incassi, che dal 2009 ad oggi hanno registrato un “crollo” pari al 75 per cento.
INCASSI IN CALO
È legge del 23 dicembre 2014 quella che consente «l’adozione di ogni misura utile di sostegno dell’offerta di gioco, incluse quelle che riguardano il prelievo, la restituzione in vincita e la posta di gioco, nei casi in cui la relativa offerta di specifici prodotti denoti una perdita di raccolta e di gettito erariale, nell’arco dell’ultimo triennio, non inferiore al 15 per cento all’anno».
Per salvare le casse, quindi l’Erario rilancia il gioco, tentando nello stesso tempo di ampliarne il parterre. Il decreto, firmato il 18 settembre e registrato alla Corte dei Conti il successivo 13 ottobre, è diventato effettivo dalla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale lo scorso 13 novembre, ma a causa dei necessari adempimenti tecnici, bisognerà attendere il 2016 per la prima estrazione “allargata” al due.