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 2015  dicembre 06 Domenica calendario

Olindo e Rosa Bazzi potrebbero salvarsi per un capello

La possibilità di riaprire il caso di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo per aver ammazzato quattro persone ferendone gravemente un’altra a Erba, nel 2006, è appesa a una manciata di «materiale pilifero», forse capelli, trovati sul corpo di una delle vittime. In attesa di effettuare le analisi, presumibilmente per l’inizio del 2016, gli avvocati Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Nico D’Ascola stanno mettendo insieme altri tasselli per scagionare i loro assistiti. Tracce di scarpe di persone sconosciute; impronte digitali mai identificate; la testimonianza di un uomo a cui gli inquirenti non hanno dato peso. E i progressi scientifici, sperano gli avvocati, potrebbero spremere nuovi dettagli dai vecchi reperti. Mentre la Corte di Giustizia di Strasburgo dovrà stabilire se i Romano hanno avuto un giudizio equo. Era l’11 dicembre 2006. Ricca Brianza. Via Diaz, una ex cascina ristrutturata, venti famiglie che s’affacciano su un unico cortile. Raffaella Castagna (30 anni), il figlio Youssef Marzouk di 2, la madre Paola Galli di 60 e la vicina di casa Valeria Cherubini, 55, vengono ammazzati. Coltellate e sprangate. Alla furia omicida scampa solo il marito della Cherubini, Mario Frigerio, 65 primavere, che per una provvidenziale malformazione alla carotide resta gravemente ferito (è scomparso nel 2014). I killer danno fuoco alla casa ed evaporano.
Per il massacro sono stati condannati all’ergastolo lo spazzino Olindo, classe 1962, e sua moglie Rosa, casalinga del ’63. Vivono al piano terra dello stesso edificio, ma nell’altra scala. Per i giudici, hanno agito perché esasperati dalle liti condominiali. Raffaella è la figlia ribelle di una famiglia bene della città. Frequenta centri sociali e immigrati. S’innamora del tunisino Azuz Marzouk che sposa e con cui ha un figlio, anche se lui ha il vizio di spacciare. Rosa e Olindo, secondo le sentenze, aspettano che Raffaella rientri a casa con la madre Paola e il figlioletto. Poi aggrediscono. Sono le 20,08-20,10. Verso le 20,20 la signora che abita al piano di sopra, Valeria Cherubini, scende per passeggiare col cane. Vede del fumo, risale per dare l’allarme, qualcuno la rincorre. 48 fendenti. Viene colpito pure suo marito, Frigerio. I soccorsi fanno capolino alle 20,22 perché due tizi che passano da lì vedono il rogo, entrano nell’edificio, sentono una signora urlare (la Cherubini?), escono perché c’è troppo fumo, verso le 20,35 irrompono i pompieri. Nel frattempo, secondo i difensori di Rosa e Olindo, qualcuno aveva finito la Cherubini, trovata con la lingua recisa. Se le grida erano sue, i killer erano ancora lì.
Per i giudici, invece, la coppia ha studiato un piano perfetto. Prima, parcheggia il camper davanti al portone per nascondersi alla vista. Poi prepara vestiti puliti. Butta abiti sporchi e armi. Si lava. Nell’appartamento della mattanza, i Romano non lasciano impronte e non si feriscono, se non superficialmente. La Bazzi presenta un taglio a un dito e qualche livido. Per suo marito, solo una ecchimosi. Poi, via. A Como. Per costruirsi un alibi da Mc Donald’s e conservare lo scontrino delle 21,38. Da Erba, il locale si può raggiungere in una ventina di minuti. I tempi sono stretti: per il tribunale la coppia non ha quindi sbagliato una virgola. Frigerio, scampato alla strage, in un primo momento non addita il vicino e anzi descrive un nero, ma parla a fatica, lo choc, l’operazione. Dopo alcuni colloqui, e in particolare dopo che un carabiniere gli chiede espressamente di Olindo, Frigerio s’illumina. Il killer è lui! L’Olindo e la Rosa vengono fermati l’8 gennaio 2007. Gli inquirenti suggeriscono: vuotate il sacco o rischiate di non rivedervi. Spunta una traccia ematica sul predellino della loro macchina, ma per la difesa è stata lasciata da qualcuno che ha camminato nel cortile fradicio e insanguinato, non necessariamente l’omicida. Il carabiniere che l’ha perquisita? Olindo? Sotto le unghie delle vittime non ci sono tracce. Non vengono trovate le armi né i vestiti sporchi. La casa dei Romano viene perquisita: nulla. Niente dagli scarichi. Rosa e Olindo crollano il 10 gennaio. Confessano. Ma pasticciano. Per buttare giù un racconto credibile ci mettono ore. Quindi ritrattano: tutto falso, gli inquirenti ci hanno costretto!
La difesa dà battaglia e conta «243 errori nella confessione di Rosa e Olindo, tra “non ricordo” e imprecisioni». Eppure. Condannati in primo grado. In appello. In Cassazione. Ergastolo. Salta su Azouz Marzouk: non sono stati loro! Gli atti dell’inchiesta confermano che le indagini hanno battuto anche altre piste. Raffaella s’era immersa in brutti giri per colpa del suo uomo, che la sera della strage è in Tunisia. Ma alla fine, gli inquirenti puntano decisi sui Romano. Carlo Castagna, che nella mattanza ha perso figlia, moglie e nipote, emerge per pacatezza. Parla di perdono, s’innervosisce con Marzouk solo dopo l’ennesima critica agli inquirenti. Ovviamente, la difesa di Rosa e Olindo s’è fatta un’idea diversa. Secondo gli avvocati, qualcuno s’è introdotto in casa qualche ora prima del delitto. Dopo la strage, scappa dal terrazzo sul retro. Un balzo inferiore ai due metri. A rafforzare questa ipotesi ci sono due testimonianze. La prima è di un italiano che racconta di due tizi, più o meno all’ora del delitto, che discutono in strada e che vengono raggiunti da una terza persona. Una scena confermata da un pregiudicato, Chemcoum Ben Brahim, che nota il gruppetto nella piazza del paese. Quando ne parla ai carabinieri (16 dicembre), assicura di aver visto due stranieri e un italiano. A Natale i militari lo richiamano. E lui rivela: ho riconosciuto l’italiano! E chi è? L’ho visto da voi, l’altra volta! Nella caserma c’erano i due fratelli di Raffaella, ma la pista finisce in nulla: d’altronde Frigerio fa il nome di Olindo, spunta la famosa macchiolina in auto (che la difesa non ha mai visto), c’è la confessione. Chemcoum sarà poi arrestato per altre vicende. Ora dov’è? I Romano sono in galere diverse. Lei a Bollate e lui a Opera. Si vedono 6 ore al mese. Il loro destino è appeso a una manciata di peli misteriosi. Basterà?