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 2015  dicembre 06 Domenica calendario

Intervista con una candela per sapere come faccia lo stoppino a bruciare ogni volta nel modo e nel tempo giusti

«Lo stoppino è il cuore della candela, è la sua anima nascosta, che non deve bruciare e basta: deve farlo nel modo e nei tempi giusti, perché ogni momento e ogni luogo hanno la propria fiamma». Certi che devono durare lo spazio di una Messa, altri che devono resistere per giorni all’aperto anche alle temperature più rigide. Candele capaci di far sembrare un’eternità l’atmosfera di una cena galante, altre che si consumano in una seduta di massaggi. Scaldavivande nascoste tra i vassoi fino al termine del raffinato buffet e torce segnaletiche che restano vive e vivaci una notte intera. Il segreto di ogni candela è proprio lì, nella sua spina dorsale, lo stoppino.
Intervistare la candela
E lo sanno bene alla «Monterosa Zelandi» di San Pietro Mosezzo, a due passi da Novara, piccola azienda artigiana guidata da Donatella Zelandi e dal marito Alberto Ciocca, da dove ogni anno esce un chilometraggio di filo intrecciato pari alla circonferenza dell’intera terra. Una realtà unica in Italia, che oggi esporta in Europa, India, Stati Uniti e Marocco. «Intervistare la candela, ovvero sezionarla, osservarla, testarne consistenza, seguirla nel suo bruciare – spiega Donatella – E contestualmente capire dal cliente cosa si aspetta da quell’oggetto: solo in questo modo si può arrivare alla combinazione perfetta degli ingredienti per arrivare al migliore dei risultati. Non deve fumare e non deve colare: questi sono i due principi base di una buona candela. Ma non solo: il segreto sta tutto nella giusta curvatura dello stoppino. Affinché non bruci troppo e non bruci troppo poco, non depositi cenere e non si mangi troppo la cera, non abbia una combustione esagerata o non si spenga sul più bello. Oppure, peggio ancora, non si spenga più».
 
«Passo la maggior parte delle mie giornate lavorative ad osservare candele accese – racconta Alberto sorridente – A volte mi basta una fotografia per capire tutto, ma è solo fissando la fiamma che si può fare un’analisi completa. E da lì partire per fare la giusta miscela di cotoni, da tessere poi tra loro e combinarli nelle giuste proporzioni per creare lo stoppino ottimale».
Nata nel 1969
La «Monterosa Zelandi» esiste dal 1969, quando Aurelio Zelandi, barista con il desiderio di dare una sterzata alla propria quotidianità, rileva da un’antica cereria in disuso, alcuni macchinari ancora in funzione utilizzati durante la seconda guerra mondiale per autoprodursi il filato. È un mercato che sta cambiando, e Aurelio ci si butta con passione e giuste intuizioni. Nel giro di pochi anni brevetta un primo stoppino senza piombo, e contaminando con sapienza filati di ottima qualità lancia le prime linee produttive. Alcune delle quali sono utilizzate ancora oggi, proprio per le tecniche innovative che aveva ideato. «Io sono cresciuta con il ritmo di queste macchine nelle orecchie. – aggiunge Donatella – E così, con una laurea in Economia e commercio presa con il massimo dei voti in tasca, mi sono trovata davanti ad un bivio: spendere le mie competenze altrove o buttarmi nell’azienda di famiglia. Il mio è stato un gesto d’amore nei confronti di questo lavoro: ci ho creduto, e con me mio marito, e oggi pensare che un nostro stoppino, per esempio, è stato acceso anche sulla tavola della famiglia Reale inglese è una piccola soddisfazione».
 
Cento linee diverse
Attualmente nel laboratorio si fabbricano oltre 100 linee di stoppini: per ognuna sono stati scelti i titoli esatti di cotone, miscelati tra di loro, a cui a volte si aggiungono carta o lino. Con le trecciatrici che lavorano a pieno ritmo, guidate da chi solo con il tocco sa riconoscere la consistenza di un filo di tessuto scelto tra mille. Mentre da un lato escono matasse di stoppino grosso e resistente da inserire nei ceri pasquali, dall’altro ecco arrivare tante piccole punte di quelle che saranno candeline per compleanni.
Candele da arredamento
«In Italia la vendita delle candele votive è in forte calo, poichè in molte Chiese le hanno sostituite con le lampadine. C’è ovviamente un incremento durante le celebrazioni particolari, come il giorno dei defunti o il Natale. Vedremo cosa succederà con il Giubileo: non mi aspetto grandi cose, ma noi siamo pronti». Soprattutto all’estero invece è il ripresa il mercato delle candele da arredamento, grazie alle cere naturali, come quelle di soia o di palma, che negli ultimi anni hanno sostituito via via la paraffina. Obbligando Alberto ad ore extra davanti ai suoi stoppini in fiamme, per cercare la coabitazione più armonica e funzionale con i nuovi materiali. Esplorando possibilità non ancora tentate e confrontandosi con clienti di mezzo mondo sulle modifiche da apportare. «La magia di una candela accesa non verrà mai uguagliata da nessuna lampadina, di qualsiasi tipo essa sia – conclude Donatella – Il calore, le atmosfere e le emozioni generate da una fiamma sono uniche, e rimarranno tali. E noi sappiamo l’importanza di lavorare al meglio perché questa fiamma sia sempre più bella. E insostituibile».