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 2015  dicembre 06 Domenica calendario

Anche Paolo Mieli testimone al processo vaticano di Balda e Chaouqui

La prossima settimana ci potrebbe essere una lunga passerella di vip nell’aula del tribunale della Santa Sede dove si sta celebrando il capitolo secondo di Vatileaks. Domani, giorno dell’interrogatorio di monsignor Lucio Vallejo Balda e di Francesca Chaouqui, verranno anche presentati i testimoni delle difese dei cinque coimputati. La pierre calabrese, che con il prelato spagnolo è accusata di aver fornito materiale segreto ai due giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, ne presenterà una decina, da quanto è dato sapere, tra loro c’erano fino a ieri anche il sottosegretario di Palazzo Chigi, Gianni Letta, uomo di fiducia di Silvio Berlusconi, e Luigi Bisignani, faccendiere, tirato in ballo più e più volte nelle trame vaticane e anello di congiunzione tra Chaouqui e la contessa-madrina Marisa Pinto Olori del Poggio. «Abbiamo poi preferito toglierli dalla lista», spiega lei. Balda di testimoni ne presenterà solo quattro. Nessuno invece Fittipaldi, mentre Nuzzi chiamerà quattro persone, tra i quali il giornalista di Report, Paolo Mondani, che aveva già confermato di aver incontrato Balda per la trasmissione di Raitre, e l’attuale presidente di Rcs Libri Paolo Mieli, contattato, come ci spiega lo stesso ex direttore del Corriere della Sera, a fine luglio in qualità di editore: «Nuzzi – racconta Mieli – aveva saputo della pubblicazione di un altro libro simile al suo e voleva chiedermi un consiglio su come fosse meglio organizzare la data di uscita. Mi disse di non conoscere personalmente Fittipaldi».
 
È questo il punto su cui insisterà la difesa per smontare l’ipotesi di un reato in concorso, commesso secondo una catena che partiva da Balda e attraverso la Chaouqui sarebbe arrivata ai due giornalisti. “Avarizia” di Fittipaldi e “Via Crucis” di Nuzzi usciranno quasi in contemporanea, agli inizi di novembre e all’indomani degli arresti del prelato e della pierre, entrambi ex membri della Commissione finanziaria voluta da papa Francesco, accusati di aver divulgato di nascosto notizie e documenti «concernenti gli interessi fondamentali della Santa Sede». Nonostante le tante, incredibili coincidenze, però, i legali dei giornalisti sosterranno la stessa tesi difensiva: i due giornalisti non si conoscevano, e avrebbero lavorato in maniera parallela su fonti autonome.
Domani, alla vigilia dell’inizio del Giubileo, gli imputati si ritroveranno di fronte ai loro accusatori. Per primo verrà sentito Balda. Poi Chaouqui. Successivamente giudici della Santa Sede, che avrebbero voluto chiudere in fretta un processo che rischiava di oscurare la data di inizio del grande evento religioso, ascolteranno l’ex collaboratore del monsignore, Nicola Maio, anche lui coimputato, e i due giornalisti. Potrebbero arrivare a sentenza già domenica prossima, e seguendo il filo dell’inchiesta, l’impressione anche dei diretti interessati è che l’assoluzione, in un processo che segue logiche lontane da quelle italiane, non sia così scontata. Sarà poi l’altra indagine, quella aperta dalla Procura di Roma, a ricostruire chi sia realmente la Chaouqui, quale sia stato il suo ruolo e quello del marito Corrado Lanino, al centro di una rete che, secondo i pm, hackerava e accumulava informazioni per ricattare e costruire carriere all’ombra di San Pietro.