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 2015  dicembre 06 Domenica calendario

La storia di Michele Fiore, la deputata del Nevada che per gli auguri di Natale ha preparato una foto di se stessa e dei suoi familiari armati fino ai denti

NEW YORK
Che lezione trae l’America dalla strage di San Bernardino? Non ha dubbi Michele Fiore, deputata del Nevada: armiamoci tutti, bambini inclusi, per reagire sparando per primi. Quarantacinque anni, italo-americana e cattolica, originaria di Brooklyn, la deputata del Nevada appare sulla propria pagina Facebook con una foto familiare di auguri natalizi. Merry Christmas! Foto di gruppo in un interno, con arsenale in bella vista. Lei è la bionda ossigenata che sta al centro, impugna un fucile semi-automatico, di quelli usati nelle sparatorie di massa (una al giorno dall’inizio dell’anno). Tutti i familiari che la circondano sono armati fino ai denti, con fucili e pistole in bella vista. Sorridenti, incluso il bimbo occhialuto che ha la sua bella pistola in mano. Sullo sfondo, l’albero di Natale con le decorazioni. Sotto c’è anche la descrizione tecnica di ogni arma, dalla Beretta 92 alla Glock 45. A dire il vero l’immagine era stata messa su Facebook prima della strage di San Bernardino. Ma subito dopo la sparatoria in cui Syed Farook e Tashfeen Malik hanno ucciso 14 persone, la deputata Fiore ha rincarato la dose, aggiungendo alla foto di famiglia un commento aggiornato: «Siamo solo una famiglia media, di americani normali. Sta a noi americani proteggere l’America». Il messaggio è esemplare, riassume in parole semplici la reazione di mezza America. Dell’ultima sparatoria con sterminio di massa si è impadronita la politica. Barack Obama l’ha messa al centro del suo messaggio domenicale alla nazione, ripetendo la sua invocazione: più controlli sulle vendite di armi. La destra lo accusa di strumentalizzare l’episodio, e peggio ancora: di minimizzare la pista islamista. Impregnata di sfiducia verso Washington e verso la stessa Fbi (i “federali”, per definizione obbediscono all’odiato presidente), la destra rivendica il Secondo Emendamento cioè il diritto costituzionale al possesso di armi. Sono due Americhe sempre più ai ferri corti, con una contrapposizione ideologica crescente, una polarizzazione arrabbiata.
L’orrore per l’eccidio di San Bernardino, e l’asprezza della polemica politica, spinge il New York Times a un gesto eccezionale. La direzione del più importante quotidiano nazionale sceglie di mettere un editoriale in prima pagina, cosa che non accadeva dal 1920 (da sempre gli editoriali sono nella pagina dei commenti, a fine giornale). The Gun Epidemic, cioè l’epidemia delle armi, è il titolo. Nel commento allarmato il giornale liberal comincia col ricordare che la “firma” delle stragi non conta per chi muore o rimane ferito o invalido, per i parenti e gli amici delle vittime. A San Bernardino hanno colpito due terroristi islamisti probabilmente “auto-indottrinati”, ma non è meno acuto il dolore di chi ha perso un familiare nelle stragi compiute da individui squilibrati, o da suprematisti bianchi, o da fondamentalisti cristiani che attaccano cliniche dove si pratica l’aborto. «Il movente non conta per i morti della California, del Colorado, Oregon, South Carolina, Connecticut e tanti altri luoghi», scrive il New York Times rievocando alcune stragi recenti. L’editoriale attacca quei politici che «invece di rendere più sicuri i cittadini danno la priorità al denaro di un’industria che profitta dalla diffusione di armi da fuoco sempre più micidiali». Il giornale prende in considerazione l’obiezione mossa da destra: il massacro del Bataclan a Parigi dimostra che le armi da fuoco i terroristi se le sanno procurare sempre, anche in paesi come la Francia e il Belgio che hanno norme ben più restrittive degli Stati Uniti. «Almeno quei paesi ci provano, l’America no. Peggio, i nostri politici incoraggiano i potenziali killer, creandogli un mercato».
Ma il New York Times viene letto da un pubblico progressista che la pensa già così, e la sua audience più vasta si trova in una metropoli che ha delle leggi locali molto restrittive sulle armi: inutili, visto che basta traversare il fiume Hudson e andare a comprare fucili semi- automatici nel New Jersey.
A destra San Bernardino è diventato il simbolo della debolezza di Obama verso il pericolo islamista. Il presidente è accusato di sottovalutare il pericolo. «È cominciata la nuova guerra mondiale», tuona il candidato alla nomination presidenziale repubblicana Chris Christie. «La nazione ha bisogno di un presidente di guerra – gli fa eco il suo concorrente Ted Cruz – che Obama lo riconosca o no, i nostri nemici ci hanno dichiarato guerra».
Il pubblico conservatore è convinto che la risposta giusta sia armarsi. Dopo ogni strage, a prescindere dalla “firma” politica o meno, le vendite di armi s’impennano. E i titoli dei produttori d’armi salgono in Borsa. La celebre Smith & Wesson, primo produttore di fucili e pistole, ha aumentato del 359% il suo valore azionario negli ultimi cinque anni: più di Apple. Nella sola giornata successiva alla strage di San Bernardino è balzata del +3,6% in Borsa. Gli appelli di Obama per maggiori controlli hanno l’effetto opposto a quel che il presidente vorrebbe: molti si precipitano a comprare subito nuove armi per il timore che il governo voglia limitargli questo diritto.