Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 06 Domenica calendario

La casetta dei due attentatori

Washington Una casa qualsiasi. La cucina, la stanza con il divano, i giocattoli della bambina, libri sparsi, i letti e gli effetti personali. È la villetta dove viveva la coppia, Syed Farook e la moglie Teshfeen, simile a milioni di altre. Tutto filmato dai giornalisti che l’hanno invasa. Non si sono persi nulla, dal lavandino ai documenti. Normalità assoluta.
Il killer, secondo la polizia, aveva riservato il garage al bricolage del terrore: qui ha costruito le bombe rudimentali, sempre qui potrebbe aver modificato i due fucili semiautomatici per permettere di sparare a raffica. Farook, dovendo pianificare l’attacco, ha trasformato la residenza in base. Nulla a che vedere con le stanze spartane dove spesso vivono i militanti. Chiunque fosse entrato non avrebbe avuto sospetti. Marito e moglie non hanno commesso errori – sempre in base a quello che sappiamo – che potesse tradire i loro progetti criminali.
È stato così anche per altri. Gli attentati di Londra hanno preparato gli ordigni nel bagno e cucina a Leeds, i fratelli Tsarnaev autori dell’esplosione a Boston in una stanza, il libico-italiano Mohammed Game, responsabile del fallito attacco ad una caserma a Milano, in cucina. L’abitazione è il luogo perfetto, anonimo e protetto. Niente a che vedere con un covo, anche se poi ha la stessa funzione. E questo vale sia per militanti jihadisti che per gli stragisti di massa. Anzi, in questo secondo caso spesso è come una tana dalla quale escono solo per colpire.
La diffusione delle immagini ha suscitato reazioni da parte di molti musulmani che sul web hanno ironizzato postando foto con lo slogan «appartamento islamico». Va bene, qualche reporter avrà forse esagerato, ed è legittimo chiedersi come mai l’Fbi abbia tolto i sigilli così rapidamente. Decisione che, accompagnata dall’idea del proprietario, ha trasformato l’abitazione in uno «spettacolo». Però c’è poco da ridere. La villetta e il suo garage sono state usate come punto di partenza per un massacro.