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 2015  dicembre 05 Sabato calendario

Il gran bazaar americano delle armi

Da cosa esattamente siano stati spinti Syed Farook e sua moglie Tashfeen Malik non è ancora completamente chiaro. Da pulsioni terroristiche alimentate dall’Isis? Dalla voglia di vendetta per questioni di lavoro? Da una smania di rivalsa per discriminazioni religioso-sociali subite? O da tutti e tre questi moventi?
In un certo senso poco importa. A spiegare la tragedia di San Bernardino sono infatti due fattori già noti a tutti. Contro i quali nessuno ha però ancora trovato alcun rimedio.
Il primo è specificatamente americano. L’altro, frutto di una degenerazione della nuova realtà multi-religiosa del mondo occidentale.
Se a San Bernardino si è compiuta una strage, è innanzitutto perché a poco più di due ore e mezzo di auto da quella cittadina ci sono Arizona e Nevada, due Stati che non disciplinano la vendita di armi da fuoco. Basta avere 21 anni per poterne comprare quante se ne vuole senza neppure registrarsi. E non parliamo solo di fucili da caccia. O di pistole. Parliamo di armi da combattimento semi-automatiche facilmente convertibili in mitragliatrici automatiche.
E quando si è armati fino ai denti, immersi in una cultura che non solo accetta ma glorifica sia possesso sia uso delle armi, se presi da un raptus di rabbia o di follia è molto più facile arrivare a compiere vere e proprie stragi.
Se non avesse avuto a propria disposizione un arsenale che oltre a due pistole includeva due fucili mitragliatori, un Bushmaster e un Saiga 12, nel 2013 il ventenne Adam Lanza non avrebbe certamente potuto massacrare 28 persone nella scuola elementare Sandy Hook in Connecticut.
Lo stesso vale per quello che è successo mercoledì scorso a San Bernardino con Syed Farook e Tashfeen Malik. Perché una cosa è certa: ad armare la coppia non è stato l’Isis dalla Siria, bensì una o più di quelle armerie americane che stanno tanto a cuore all’Nra, la potentissima associazione/lobby delle armi, e ai parlamentari repubblicani.
Assieme alla cultura del Far West, ancora profondamente diffusa al di fuori delle aree metropolitane degli Stati Uniti, il loro maniacale bisogno di tutelare il “diritto” a possedere strumenti di guerra oltre che di difesa personale e da caccia e la loro potenza di fuoco economico-politica hanno reso gli Usa un Paese-arsenale con circa 130mila commercianti di armi da fuoco e più armi che esseri umani.
E a dispetto di tutti i boati mediatici provocati, la triste realtà è che nessun massacro riesce a cambiare alcunché. Al contrario, se si studiano attentamente le statistiche ci si accorge che l’impatto più immediato di ognuna di queste stragi è sempre stato un incremento dei volumi di vendita delle armerie. Perché dopo un massacro gli americani si sentono indifesi dallo Stato e vogliono, come nel Far West, essere pronti a difendersi da soli. Oppure perché temono che il Governo possa introdurre misure anche minimamente restrittive che limitino l’accesso alle armi da fuoco.
Gli altri fattori dietro la strage sono l’alienazione e il rancore dei giovani neo-immigrati, o figli d’immigrati, provenienti da Paesi islamici, che non riescono a sentirsi a casa né veramente accettati dalla società in cui vivono e che rispondono alle difficoltà economiche o a quelle psico-sociali radicalizzandosi o sposando ideologie estremiste.
La coppia di San Bernardino non pativa certamente le pene economiche tipiche delle banlieues europee, ma probabilmente soffriva le conseguenze della sua diversità cultural-religiosa. E quelle possono aver offerto terreno fertile all’ideologia islamista-apocalittica in stile Isis.
Vuol dire dunque che la strage San Bernardino debba essere accettata come la nuova normalità dell’America del 21esimo secolo, così come quella di Parigi la nuova normalità europea? No. Perché sarebbe come se agli inizi del ‘900 a Chicago si fossero accettati quali normali la strage di San Valentino e Al Capone. Anche quelli avevano radici profonde. Ma alla fine il contrasto poliziesco-giudiziario e l’integrazione economico-sociale li hanno relegati a fenomeni
del passato.