la Repubblica, 5 dicembre 2015
Harrison Ford, tutto felice di essersi rimesso il costume da Han Solo: «Era lì nel fondo dell’armadio, l’ho riprovato e mi è piaciuto»
Una prevendita con cifre da capogiro, un’attesa spasmodica per Star Wars: Episodio VII – Il risveglio della forza, il 17 nelle sale Usa e il giorno prima in quelle italiane, pronto a battere il record (almeno secondo gli analisti di Wall Street e di Hollywood) di Avatar, che nel 2009 incassò circa 3 miliardi di dollari piazzandosi in testa alla classifica dei più visti della storia.
La prevendita dei biglietti s’è chiusa un mese fa, a poche ore dall’apertura il primo weekend di programmazione negli Usa era sold out, le sale faranno proiezioni anche alle 2 e alle 5 del mattino, il costo di un biglietto dai bagarini sfiora i 200 dollari. Sulla trama è segreto assoluto, nessun giornalista ha potuto vederlo prima delle interviste al Convention Center di Los Angeles. Lo ha visto però Steven Spielberg, qualche giorno fa, e dice che «potrebbe essere il più grande film di sempre». Scritto da Lawrence Kasdan, diretto da J. J. Abrams, rimette insieme l’amato, vecchio cast: Harrison Ford (Han Solo), Mark Hamill (Luke Skywalker) e Carrie Fisher (la principessa Leia). A questi si aggiungono Oscar Isaac, Daisy Ridley, Gwendolyn Christie e John Boyega. Harrison Ford è al suo quarto appuntamento con Star Wars, è stato il protagonista della prima trilogia e ora torna, a 32 anni dall’ultima volta: era Il ritorno dello Jedi, nel 1983.
È stato difficile accettare di girarlo? Un rischio?
«L’ho fatto, come sempre, per me stesso, perché era un buon copione, con un grande utilizzo del personaggio, un gran regista che ammiro da tempo e di cui sono abbastanza amico. E poi non avevo un lavoro! Così è stato facile, davvero. L’ho infilato nel mio programma. Ero felice di farlo. L’unico motivo per cui qualcuno possa sospettare che io non sia stato felice di farlo era per cose che ho detto anni e anni fa, quando ero stanco di mettere quel costume! Ma dopo tutto questo tempo era lì nel fondo dell’armadio, l’ho riprovato e mi è piaciuto! È vero che speravo che Han Solo morisse nell’originale perché non volevo recitare più quel personaggio, all’epoca non pensavo ci sarebbero stati altri film della saga».
Come è stato ritrovare i vecchi amici?
«Sono stato felice di tornare, mi sono divertito con Carrie e Mark e i nuovi giovani attori sono davvero bravi».
Come è oggi Han Solo oggi? Sempre un po’ il sognatore cinico dell’originale?
«È interessante che il personaggio sia stato scritto per essere coerente con quello che abbiamo incontrato anni fa, ma ha più esperienza. Da gran vecchio quale sono io alleno il giovane stormtrooper Boyega, siamo in missione insieme e Chewbecca si diverte moltissimo a vedere gli scambi di dialoghi e la frizione fra i due».
Che differenza c’è fra guidare il Millennium Falcon e pilotare l’aereo? Quale è più pericoloso?
«Il Millennium non si rompe mai, lo puoi far atterrare ovunque, è il primo aeroplano che ho avuto».
40 anni fa sul set del primo “Guerre Stellari” George Lucas le ha dato una serie di giocattoli.. con che giocattoli gioca in questo?
«Forse sono cambiati... Vedrete nuove cose che non avete mai visto prima, e anche delle vec- chie cose che avete già visto. Il Millennium Falcon è più o meno lo stesso ma ha una porta idraulica, e non è una grande idea!».
Lei ha interpretato due dei personaggi di maggior successo della storia del cinema, Indiana Jones e Han Solo. Cosa hanno in comune?
«Hanno in comune me! Guardatemi, moi! È l’unica cosa che hanno in comune, hanno un aspetto curiosamente simile! Entrambi hanno un lato un po’ duro, sono un po’ disadattati, e entrambi hanno un punto di vista cinico, o meglio ironico. Indiana Jones è un professore, accademico, un membro della classe intellettuale eppure avventuroso, sono entrambi personaggi interessanti, e ovviamente entrambi vengono dall’immaginazione fervida di George Lucas».
Chi sono i Darth Vader che uccidono il pianeta oggi?
«Tutti noi! Abbiamo vissuto qui per tanto tempo, la storia di questo pianeta è molto lunga e gli uomini ci vivono da pochissimo. La natura non ha bisogno della gente per sopravvivere, il pianeta va avanti anche senza di noi, ma la gente ha bisogno della natura per sopravvivere».