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 2015  dicembre 05 Sabato calendario

Intanto Erdogan ha inviato le truppe a Mosul

La notizia è di quelle che vanno capite con attenzione. La Cnn turca riporta che un contingente militare turco, probabilmente un battaglione composto da forse un migliaio di uomini (secondo alcune fonti però solo 130) affiancati da una ventina di carri armati, sarebbe attestato nella cittadina di Bashiqa, nelle zone curde che fanno capo al governo di Erbil, a circa 20 chilometri da Mosul, dal giugno 2014 roccaforte dell’Isis in Iraq. Occorre ricordare che il governo curdo nell’Iraq settentrionale è profondamente legato allo Stato turco del presidente Erdogan. Da tempo i militari turchi cooperano con i peshmerga. E dunque non è strano che soldati turchi si muovano nel loro territorio. Ciò in contrasto con i curdi in Siria, che considerano la Turchia un nemico da combattere, e il Pkk, il partito della sinistra curda in Turchia, che ha riaperto le ostilità con Ankara nell’ultimo anno.
Bashiqa è inoltre una cittadina che nel passato è stata abitata da una florida comunità turcomanna, oltre a cristiani e yazidi. Oggi si trova lì vicino una delle basi di addestramento destinate a preparare le forze militari destinate a confrontare i miliziani dell’Isis attestati a Mosul. La mossa turca va anche capita come un nuovo tentativo di trovare consenso nella regione, specie alla luce del recente contrasto scoppiato con Mosca.
Ma l’intero scacchiere è in fermento. Con l’intervento negli ultimi giorni di caccia, droni, navi e soldati francesi, inglesi e adesso tedeschi, si intensifica e complica il traffico dei contingenti militari stranieri nei cieli e ai confini della Siria. Poco coordinamento, grande confusione, addirittura divergenze aperte su chi e come colpire rischiano di rendere ancora più delicata la guerra. Per gli Stati Uniti, motore primo dei contingenti legati al fronte Nato, la guerra al Califfato non può assolutamente vedere come soluzione il permanere del presidente Bashar Assad al comando a Damasco. Dello stesso avviso non sono però i russi, che al contrario sono interessati al mantenimento dell’attuale struttura di potere in Siria quale garanzia delle loro basi militari nel Paese. Lo scontro frontale tra Putin ed Erdogan, seguito all’abbattimento del caccia russo da parte degli F-16 turchi, mostra i rischi di un coordinamento non chiaro tra le forze straniere che operano tra Siria e Iraq.
La novità sta nell’attivismo di alcuni Stati europei seguito ai recenti attentati di Parigi. La scelta tedesca di inviare «forze non belligeranti» è solo l’ultima di una lunga serie. La fregata Sachsen è destinata ad affiancarsi alla piccola flotta che scorta la portaerei francese Charles De Gaulle. «Voi proseguirete con altri mezzi la battaglia che abbiamo intrapreso contro l’Isis», ha dichiarato ieri il presidente francese Hollande ai marinai schierati sulla portaerei. Londra segue a ruota. Giovedì i suoli otto Tornado di base a Cipro per la prima volta hanno bombardato Isis nella regione siriana di Raqqa.