La Stampa, 5 dicembre 2015
Elogio di Dybala
È vero. Dybala è un po’ egoista. La sua prima opzione non è quasi mai l’assist, è quasi sempre la porta. Ma fermo restando che se un attaccante non è almeno un po’ egoista non può essere un grande attaccante, la domanda è. Perché dovrebbe essere altruista uno che a 25 metri dalla porta doma un cattivo rimbalzo scucchiaiando il pallone, e al volo lo infila sul paletto basso facendolo rimbalzare a un metro dalla linea, alla maniera di uno che si chiamava Omar Sivori? Giusto una diecina di minuti dopo essere stato rimproverato da Allegri per aver cercato la porta anziché Mandzukic in area o Alex Sandro sull’esterno. Ebbene, quella è stata la risposta di Dybala. Prepotente, persino strafottente, comunque di uno che non se n’è dato per inteso. Perché va bene la gavetta di inizio stagione, va bene star fuori perché doveva crescere. Ma adesso che è cresciuto, e soprattutto che è dentro, sempre più dentro una squadra che funziona anche grazie a lui, un giovane campione come Dybala si sforzerà pure di dar retta all’allenatore: ma quando sente l’attimo in cui dar retta invece all’istinto, sa che alla fine poi sono contenti tutti. Anche l’allenatore.
Buona Juve. Ottima se si tien conto che oltre a Khedira mancava anche Pogba, e che Asamoah con molta applicazione ha trovato il modo di non farlo rimpiangere. E questo è – anche, anzi soprattutto – merito di Allegri, che nel momento del vero bisogno ha certamente tardato a lanciare Dybala. Ma la casa l’ha saputa ricostruire dalle fondamenta, se è vero che la difesa della Juve è tornata a essere blindata come ai tempi migliori: e su questa certezza ha costruito quel pressing alto che ha fatto saltare il banco dopo meno di sette minuti. Una povera Lazio. Tante velleità sparse per il campo, il grande Klose nel ruolo della vecchia gloria e, quel che è peggio, una coppia centrale in cui Gentiletti è stato tanto sfortunato sulla carambola iniziale (comunque propiziata anche questa da Dybala) quanto il suo partner Mauricio sciagurato e determinante alla rovescia sia sul primo che sul secondo gol. La Lazio dice addio agli obiettivi di stagione, e forse anche a Pioli. La Juve, con Sturaro e ora anche Asamoah ringrazia Hernanes per la sua non straordinaria partecipazione. E pressa sempre più da vicino il gruppetto di testa.