La Stampa, 5 dicembre 2015
L’appello delle femministe italiane contro l’utero in affitto. I gay non l’hanno presa bene
I segnali del malessere erano sempre più evidenti, ma la ragione del «politicamente corretto» finora era stata più forte. Fino a ieri, quando è divenuto pubblico un appello del gruppo femminista «Se non ora quando-libere» contro la pratica dell’utero in affitto, senza se e senza ma. «Siamo favorevoli – scrivono – al pieno riconoscimento dei diritti civili per lesbiche e gay, ma diciamo a tutti, anche agli eterosessuali: il desiderio di figli non può diventare un diritto da affermare a ogni costo».
In nome dei diritti delle donne, considerando un orrore la trasformazione di un corpo in una macchina incubatrice, esplode così anche in Italia il dibattito sulla «surrogacy», la gravidanza in affitto. Una pratica, però, che è difesa e utilizzata da una parte del mondo gay, che altrimenti non avrebbe modo di arrivare ad un figlio. L’appello, che parte con un centinaio di firme, da Stefania Sandrelli a Grazia Francescato, Cristina Comencini, Dacia Maraini, Marcella Diemoz, Serena Sapegno, Fabrizia Giuliani, Simonetta Robiony, e di molti uomini compreso Aurelio Mancuso, già presidente di Arcigay, è dunque un fragoroso sasso nello stagno. E già si odono le invettive di «omofobia». Dice Daniele Viotti, eurodeputato Pd e copresidente intergruppo LGBT al Parlamento Europeo: «Sono sorpreso e arrabbiato nel vedere come l’attacco più duro e violento al difficile percorso delle unioni civili sia arrivato da sinistra. Un appello contro la maternità surrogata che usa la terminologia della peggiore destra conservatrice. Mi piacerebbe sapere da dove arriva questo appello, che rischia addirittura di mettere in discussione l’intero impianto del ddl Cirinnà».La legge in discussione al Senato sulle unioni civili, in effetti, si è impantanato sul tema dell’utero in affitto. Pratica vietata in Italia. Ma l’attuale formulazione della legge – con la “stepchild adoption”, ossia l’adozione da parte di un/una omosessuale dei figli del partner – è accusata da mezzo Parlamento di aprire la via a escamotage truffaldini. Nessuno, con la formulazione Cirinnà, potrebbe vietare in futuro a un Elton John italiano di avere all’estero un figlio surrogato, portarlo a casa e farlo adottare dal partner. Lo femministe sono drastiche: «Nessun essere umano può essere ridotto a mezzo. Facciamo appello alle istituzioni europee – Parlamento, Commissione e Consiglio – affinchè la pratica della maternità surrogata venga dichiarata illegale in Europa e sia messa al bando a livello globale». La Cirinnà è chiaramente in difficoltà. La sua risposta è: «La gpa (gravidanza per altri, ndr) in Italia è vietata dalla 40 e resterà vietata anche dopo ddl 2081». Ma il senatore Carlo Giovanardi esulta: «Se ne riparli in commissione».