La Stampa, 5 dicembre 2015
Secondo l’ultimo Rapporto Censis l’Italia è ancora in letargo
Ci sono le start up attraverso le quali i giovani si reinventano un futuro. La crescita esponenziale del risparmio per far fronte al «non si sa mai». Il boom del turismo che moltiplica bed and breakfast. Una ripresina dei consumi «durevoli». C’è perfino un segnale di illusoria vitalità della politica, anche se non basta a compensare il lungo inverno della disillusione. Insomma c’è (o ci sarebbe) un’Italia che rialza timidamente la testa nel 49° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, ma l’Italia è ancora frenata e perplessa, in letargo.
Il Censis che adora le espressioni sintetiche e immaginifiche, ne sciorina una quantità in questo Rapporto, e tutte con lo stesso segno di titubanza: un Paese a «bassa consistenza e scarsa autopropulsione», chiuso «in un recinto securizzante ma inerziale», in pieno «letargo esistenziale», in un «limbo di mezze tinte» appiattito sulla «pura cronaca». L’Italia – potremmo dunque sintetizzare – è un Paese che ha preso troppe botte e altrettante fregature (specie dalla politica) per cambiare subito umore, anche se qualche motivo per farlo lo avrebbe pure.
Risparmio
La gente si comporta come la formichina della favola: mette via i soldi invece di spenderli. Vai a capire quanto tiene la baracca? E così tutti insieme abbiamo messo al pizzo (cioè in banca) 4 mila miliardi di investimenti (più 6,2% in termini reali in quattro anni), una cifra che basterebbe a ripagare due volte il debito pubblico, ma in cash (i depositi bancari sono saliti dal 23,6% del 2007 al 30,9% nel 2014) e non in rischiose azioni (dal 31,8% al 23,7%) o traballanti obbligazioni (dal 17,6% al 10,8%). Meglio il mattone ipertassato con un boom delle richieste di mutui (+94,3% nel periodo gennaio-ottobre 2015 rispetto al 2014).
Povertà
Ma c’è anche chi non solo non risparmia ma deve attingere al gruzzolo per campare: 3 milioni e 100 mila famiglie. Hanno i servizi, uno direbbe. Non è vero – argomenta il Censis – dei 32 miliardi di spesa privata sanitaria (erano 29 prima della crisi), un terzo li spende proprio chi spendere non potrebbe. Da qui il grido maggioritario (55%) che invoca meno servizi se necessario, ma certamente meno tasse.
Turismo
Il settore turistico ha registrato un costante incremento dei flussi anche negli anni della crisi. Dal 2000 il numero complessivo di arrivi nel territorio italiano è aumentato del 33,3%, raggiungendo nel 2014 la cifra record di 106,7 milioni, con 378,2 milioni di presenze. In questo quadro si diffonde la propensione a mettere a reddito il patrimonio immobiliare: 560.000 italiani dichiarano di aver gestito una struttura ricettiva per turisti, come case vacanza o bed & breakfast. Si stima che ne ricavino 6 miliardi, quasi tutti in nero.LavoroIl mercato del lavoro ha visto rimbalzare l’occupazione di 204.000 unità: merito del Job Act? Ma a fare i conti dal 2008 mancano all’appello 551 mila posti. Quanto ai giovani aumentano gli sfiduciati (2,2 milioni hanno smesso di cercare lavoro) e i sottoccupati (783 mila). Ma anche le spinte all’autoimprenditoria, attraverso le start up: 941 mia, il dato più alto in Europa.
Consumi
Niente di che, dice il Censis, ma dallo scorso anno sono in ripresa quelli dei beni durevoli: il 5,7% delle famiglie forse cambia auto, la stessa percentuale rinnoverà il mobilio, il 9,2% ristruttura casa. Poca roba. Ma è quasi il doppio di quanto avveniva 3 anni fa.