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 2015  dicembre 05 Sabato calendario

Lo spettacolo dei pennacchi colorati dell’Etna

L’Etna non è un semplice monte, è «un’opera di fantasia creativa». Lo ha scritto Maria Corti, evocando i perso-naggi reali e mitologici che ne hanno fatto un croce-via. «L’Etna è un’enciclopedia simbolica dell’ignoto», una «metafora cosmica» dove il regno dei vivi lambisce quello dei morti. Tocqueville parlò di «uno spettacolo com’è dato vederne una sola volta nella vita». È l’Etna della notte tra giovedì e venerdì, quando per qualche ora quella fantasia creativa giallo-blu-arancione-rosso-bruna, si è scatenata dal cratere Voragine, eruttando mostruosi fuochi d’artificio, lanciando nel buio fontane luminose di lava e lapilli, apren-do nubi gonfie incorniciate da piccoli (ma giganteschi) ful-mini che si accendevano qua e là in un cielo di pulviscoli, di strisce luminescenti, di sputi argentei. E dopo i borbottii magmatici, gli strappi e i boati stordenti, ecco i residui di ce-nere piovere fino a Messina e oltre lo Stretto, in Calabria, di-ventando una brina grigia su strade e auto, dove qualcuno con un dito poteva anche scrivere un omaggio d’amore al colosso. «Parossismo», lo chiamano i vulcanologi. Eruzioni effusive più che esplosive: le più potenti da vent’anni, hanno fatto sapere gli esperti. Slanci collerici ma non distruttivi, annotava Gesualdo Bufalino. Poi ancora nel mattino di ieri, si sono liberati pennacchi alti più di settemila metri, che hanno costretto a chiudere l’aeroporto di Catania.