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 2015  dicembre 05 Sabato calendario

I ricatti a monsignor Balda del marito della Chaouqui

L’immagine che si è costruito – il ricattatore – Corrado Lanino la conferma a ogni atto. L’ingegnere informatico marito di Francesca Immacolata Chaouqui, che lei ha voluto spendere come un “marito di copertura” agli occhi e alle orecchie di monsignor Lucio Vallejo Balda, il 6 maggio 2014 – è agli atti del processo Vatileaks sulla fuga di notizie riservate – scrive questo messaggio sullo smartphone di Balda, capo della commissione Cosea e referente gerarchico di Francesca Chaouqui: «Monsignore, per coscienza e amore per la chiesa le dico che la situazione sta peggiorando».
In quelle settimane la commissione che indaga sulle finanze del Vaticano ha terminato il suo compito e Francesca, che coltivava il sogno di costruire la nuova comunicazione del Vaticano, è fuori da tutto. Non è nella nuova Segreteria economica – da dove è stato escluso anche Balda – e soprattutto non è nella Segreteria della comunicazione, che poi sarà affidata a monsignor Mario Viganò. La Chaouqui è senza un ruolo e il marito scrive a Balda un lungo sms: «Francesca è furiosa. Non so i fatti perché non vuole, ma so che ieri ha visto i suoi amici del governo senza dirmi niente». La minaccia è partita. «Sono preoccupato e sono sicura che lei l’ha capito, non lavora solo per Ernst&Young, ma ha molti contatti che può usare strategicamente». È quello che tutti dicono della Chaouqui, anche l’inchiesta della Procura di Roma: la “pierre” usa il suo ruolo in Vaticano per minacciare rivelazioni, attaccare nemici, scalare nuovi scalini. Continua il messaggio di Lanino a Balda: «Mettere così alla porta e trattare una persona male, umiliarla quando ha questi contatti e tutte quelle informazioni non solo di Cosea è pericoloso». Il marito fa capire che Francesca Chaouqui conosce segreti del Vaticano depositati in altre stanze, rispetto a quelle che quotidianamente frequenta. «Io l’ho tenuta buona una settimana, ora non riesco più. Non so cosa abbia in mente. Non conviene che la mettete in questa cosa dei media anche solo per sei mesi anziché dopo dover risolvere un guaio peggiore?». Nel gioco delle parti organizzato con la compagna, l’informatico scrive al religioso: «Io posso controllarla, ma non posso impedire niente. La informo passo passo se scopro cosa vuole fare». Balda risponde: «Si può screditare da sola...». E Lanino: «Non uscirà che è stata lei, non lo farà adesso, ma qualcosa farà se la vogliono fuori. Fatelo tra sei mesi». Il 27 aprile 2014 la Chaouqui e Balda erano insieme sulla terrazza della Prefettura degli affari economici per il party con le olivelle e le ostie consacrate per la canonizzazione di Papa Wojtyla. Nove giorni dopo sono già alle minacce, via marito.Nicola Maio, segretario di Balda, nel corso del suo interrogatorio ha detto ai promotori di giustizia: «La Chaouqui instaurò un buon rapporto con monsignor Robert D. Murphy, segretario particolare del segretario di Stato Pietro Parolin, e con Mark Withoos, segretario del cardinale Pell». Il nemico di Balda. «Vantava un ottimo rapporto anche con il segretario del cardinal Bertello».Il 9 luglio 2015, analizzando i dati sui fornitori in Vaticano, monsignor Balda scrive al giornalista Gianluigi Nuzzi: «Quella è un’azienda molto chiacchierata, lavora molto con il Vaticano… È un contenitore che fa lavorare altri in condizioni di sfruttamento… Se la proprietà paga 100, chi poi dà effettivamente il lavoro prende 30». Due settimane dopo: «Questi hanno preso un hotel sull’Aurelia, credo de Propaganda Fide, per derubare in Giubileo». Nel memorandum dell’8 novembre scorso il monsignor spagnolo detta, a proposito dei segreti rivelati: «Quando ho dato la password a Nuzzi l’ho fatto in modo del tutto spontaneo. Probabilmente non ero nelle condizioni di piena lucidità».Ieri il giornalista ha rivelato di aver scritto, il 25 novembre, questo sms al premier Renzi: «Come sai con un collega italiano siamo processati in uno stato estero per reati non previsti dal nostro ordinamento. Il tuo governo tace». Oggi ha spiegato: «Da allora ancora silenzio».