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 2015  dicembre 05 Sabato calendario

La strage di San Bernardino tiene banco per le seguenti ragioni: la connessione con l’Isis sembra sempre più stretta, polizia ed Fbi parlano ormai con sufficiente convinzione di strage terroristica; la presenza di una donna mass-killer, di cui sappiamo oggi qualcosa di più, è un evento rarissimo; neanche di fronte ai 14 morti californiani la politica ha inteso ragione e il Senato ha respinto due proposte di legge che prevedevano qualche controllo in più sugli individui sospetti che vogliono acquistare pistole o fucili sul mercato dell’usato

La strage di San Bernardino tiene banco per le seguenti ragioni: la connessione con l’Isis sembra sempre più stretta, polizia ed Fbi parlano ormai con sufficiente convinzione di strage terroristica; la presenza di una donna mass-killer, di cui sappiamo oggi qualcosa di più, è un evento rarissimo; neanche di fronte ai 14 morti californiani la politica ha inteso ragione e il Senato ha respinto due proposte di legge che prevedevano qualche controllo in più sugli individui sospetti che vogliono acquistare pistole o fucili sul mercato dell’usato.

Perché oggi sembra più sicura l’ipotesi terroristica?
Ci sono più dettagli sui due killer e sappiamo meglio che cosa è successo negli ultimi istanti, quando Syed ha lasciato l’Inland Regional Center, dimenticando su una sedia l’impermeabile, per andare a vestirsi da killer e a provvedersi delle armi. Intanto il rapporto con l’Isis: i due erano seguaci del Califfo, ma il Califfo, di loro due, non sapeva niente, tant’è vero che nei primi comunicati d’esultanza gli uomini di al Baghdadi dicono che i killer sono tre, sbagliando come tutta la stampa del mondo. Syed è un americano originario del Pakistan, nato in Illinois in una famiglia complicata, con padre e madre che hanno divorziato accusandosi reciprocamente di violenze. Syed, come ispettore dfi ristoranti e locali, guadagnava 70 mila dollari l’anno. È andato parecchie volte in Arabia, e una volta in Pakistan. In questi va-e-vieni deve stare il mistero della sua radicalizzaione, sulla quale deve aver influito parecchio la moglie Tashfeen, pachistana che viveva in Arabia, incontrata quest’anno, sposata e portata negli Usa. Su Tashfeen si cominciano ad avere notizie.  

Sentiamo.
C’è una sua dichiarazione di fedeltà al califfo Abu Bakr al Baghdadi postata su Facebook. Quelli di Facebook, adesso, l’hanno rimossa, dichiarando che ha violato gli standard del sito. La famiglia della donna, originaria del Punjab meridionale, si era trasferita in Arabia Saudita 25 anni fa. Cinque o sei anni fa Tashfeen aveva fatto ritorno in Pakistan per studiare Farmacia all’Università di Multan, tornando alla fine in Arabia. La figura chiave nella formazione di Tashfeen sembra essere il padre, che negli ultimi anni era diventato «fortemente conservatore». Le autorità saudite hanno fatto sapere di non aver mai notato Tashfeen per alcunché.  

Che cosa è accaduto negli ultimi istanti della festa, prima che un furibondo Syed si allontanasse per prepararsi a uccidere?
Syed discuteva di continuo con un suo collega di nome Nicholas Thalasinos, “ebreo messianico”, una strana setta che mescola ebraismo e cristianesimo. Quando in queste discussioni si finiva a parlare di Israele, Thalasinos s’accalorava in difesa dei suoi quasi correligionari. Altre volte Thalasinos sosteneva che l’Islam è una fede violenta, e Syed si arrabbiava, sostenendo che l’America non capisce i musulmani. I due avrebbero discusso di questo proprio quella mattina, alla presenza della moglie di Thalasinos, che non ebbe però la sensazione di un alterco, ma solo di una discussione appassionata. Fatto sta che Syed e sua moglie, ripresentatisi alla festa in forma di killer, hanno ammazzato senza pietà Thalasinos, insieme con gli altri tredici. Farook, come abbiamo detto anche ieri, era tornato dall’Arabia con la barba, fatto che aveva suscitato qualche sfottò da parte dei colleghi. A queste facezie, dicono i testimoni, Syed non faceva nessun caso.  

Com’è la faccenda del Senato, che respinge ancora una volta norme che limitano l’uso delle armi?
I democratici avrebbero voluto introdurre l’obbligo di una verifica sul passato di quelli che acquistano le armi nelle fiere o nei mercati dell’usato e attraverso Internet. E avrebbero voluto anche sanare un vuoto legislativo che consente di comprare armi ed esplosivi anche a chi è nella watchlist dei sospettati di terrorismo. Entrambe le proposte sono naufragate di fronte all’opposizione dei repubblicani, sul cui sostegno conta l’influente lobby dei fabbricanti e commercianti di armi. Per giustificare la loro scelta, i repubblicani hanno detto che il governo può magari inserire il nome di qualcuno per errore in una lista di sospettati e a quel punto costui verrebbe privato del diritto costituzionale a difendersi.  

Si sono saputi, a questo punto, i nomi dei morti?
Sì, sono otto donne e sei uomini, tutti colleghi di Syed. La più anziana aveva 60 anni. La più giovane 26.