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 2015  dicembre 04 Venerdì calendario

Babbo natale è malato. Giacomo Papi racconta come è nato il suo romanzo

IL NATALE È ABOLITO–
Giacomo Papi
ULLAPOOOL. Scandinavia. Il villaggio è nascosto nel cuore delle foreste scandinave, invisibile a tutti, perfino a Gooogle Maps. Il suo nome è Ullapoool, con tre o. È il quartiere generale segreto di Babbo Natale, e c’è un solo modo per raggiungerlo: pedinare un nano da giardino e se necessario costringerlo a parlare, con le buone o con le cattive. I nani da giardino arrivano tutti da qui, erano nani operai del Natale che sono andati in pensione. Molti tornano a casa per le feste, per questo vale la pena spiarli. Il mio si chiama Hugo Ûff ha la barba bianca e rossa, e si direbbe di gesso se non fosse per gli occhi appuntiti con cui scruta i passanti.
L’ho individuato a Norrköping, in Svezia, davanti a una villetta e mi sono appostato giorno e notte al gelo col binocolo a infrarossi perché a fine novembre quassù ci sono solo tre ore di luce. L’ho osservato fare finta di niente per un mese, fingersi di gesso, ma poi si è messo a telefonare. E una notte si è mosso. L’ho visto allontanarsi dalla città, attraversare la brughiera e addentrarsi nella foresta sotto una luna di ghiaccio; sulla riva di un torrente è saltato in groppa a una renna e ha galoppato fino a una grande radura, al centro della quale sorge un villaggio di case basse dai tetti spioventi e capannoni di legno. Nella piazza c’è un abete da cui pendono a centinaia, come decorazioni natalizie, porcospini, lemmings, scoiattoli e civette delle nevi addormentate. Hugo Ûff, il nano da giardino, entra correndo in una casa rossa la cui facciata è occupata da un enorme orologio con le lancette immobili. Non vola una mosca, anche perché a 20° sotto zero morirebbe di freddo.
Suono il campanello, nell’aria risuona Jingle bells. La porta si spalanca su una grande stanza, il pavimento è invaso di trenini, bambole, skateboard, iphone, ipod, ipat, ipad. Al centro, simile a una zattera alla deriva, c’è un letto dove giace un vecchio obeso, alto quasi due metri, con la testa calva, la barba bianca e il viso paonazzo, che starnuta come un tricheco dei fiordi, gettando intorno a sé fazzoletti di carta ciancicati. Un elfo in camice bianco gli sta misurando le pulsazioni con lo stetoscopio infilato nelle orecchie a punta. C’è una signora in vestaglia agitatissima. L’elfo medico si volta scuotendo la testa: «In queste condizioni, Katerineen, è escluso che possa partire». 
La notizia è clamorosa: Babbo Natale è malato, forse il Natale non si farà. Hugo Ûff, il nano da giardino, che è un po’ in disparte, mi riconosce e si mette a strillare: «Quello è un giornalista! Mi ha seguito da Norrköping!». Una banda di Gnomi grassi, armati di fionde e bastoni, mi accerchia e vengo condotto negli uffici dei manager, dove mi accorgo che hanno tutti una gran voglia di parlare: non l’hanno mai fatto e mantenere i segreti è faticoso. Sì, il vecchio Niklas Kristmas – alias Nonno Gelo, Père Noël, Santa Klaus, Kris Kringle, Babbo Natale – non si sente affatto bene. Ha il diabete, la colite, l’uveite, la gastrite, la cellulite; ha anche il gomito della lavandaia e il ginocchio del tennista perché è così malmesso che le giunture gli si sono invertite. Se non si troverà immediatamente un sostituto, quest’anno due miliardi di bambini rimarranno senza regali.
Spiego chi sono e chi mi ha mandato, voglio solo sapere come funziona, su che cosa guadagna il Natale e se gli affari vanno ancora bene visto che tutti, ormai, possiamo avere cose nuove ogni giorno dell’anno. Il primo a parlare è Jonas Kolka, lo gnomo logistico, uno con una faccia che vista una volta non te la ricordi mai più: «I bambini scrivono la loro letterina, i genitori decidono che cosa comprare e contattano il negozio di giocattoli. Noi consegniamo soltanto i regali di notte e senza farci vedere, trattenendo una piccola percentuale. Siamo un po’ come Amazon, più o meno, portiamo le cose».
Quindi, da quando c’è Amazon siete in crisi? «Be’, cosa vuole, un po’ si. Sono veloci e adesso hanno anche il servizio Prime. È difficile competere». «Ma molti altri hanno la libidine di comprare», spiega Olaf Sparv, l’elfo consigliere, un tipo magro con gli occhi cattivi, «quindi i regali vanno a prenderseli prima in negozio, non ce la fanno ad aspettare».
«Ma prendere e ricevere non sono la stessa cosa», interviene la signora in vestaglia, che scopro essere Katerineen Høgli, la fidanzata di Babbo Natale: «La gente esce e la compra, ma è un piacere da cacciatori che lascia insoddisfatti. Infatti esce a comprare anche quando non ha voglia di niente». La fisso con aria interrogativa. La signora Katerineen riprende: «Il Natale ha avuto successo perché ricevere è tutta un’altra storia». La interrompe uno gnomo ciccione, Aimo Kïvïmaki: «È per questo che oggi la gente compra online, signora».
Mi spiegano che in molti, qui a Ullapoool, pensano sia venuto il momento di vendere. Si sono fatti avanti in tanti, ma non vogliono rivelare chi, aziende grosse, comunque, tipo Coca-Cola o Apple. Basterebbe piazzare qualche logo sulla slitta e sui pacchetti, e ogni problema economico sarebbe risolto. Il marchio tira ancora. Si è fatta viva una coppia di famosi stilisti che si è offerta di disegnare il nuovo costume di Babbo Natale, ma quando gli è stato detto il vecchio ha iniziato a imprecare. Olaf Sparv, l’elfo con gli occhi cattivi, dice che la soluzione migliore sarebbe Panicus Flynch, il padrone della FunFanFun™, la più grande azienda di divertimenti del mondo, il miliardario che si è appena comprato la Grecia – tutta la Grecia – per farci un parco giochi. Ma quando Flynch è venuto a trattare, il vecchio l’ha cacciato a calci. Prima di risalire sull’aereo, però, Flynch ha promesso che sarebbe tornato.
Mi portano a fare il giro di Ullapoool: visito le Cucine e il Reparto Confezioni e Pacchetti, mi indicano il pozzo dove vive Gulon, il Mostro Mangiaregali, un’orrenda creatura a cui vengono gettati in pasto i doni dei bambini puniti per avere fatto i cattivi; arriviamo alla slitta e mi raccontano del Premio mondiale notte di Natale che ogni anno sorteggia due bambini a caso per portarli a fare le consegne. Due giganti gemelli spingono nel baule carri di pacchetti e pacchettini. Indico il Grande orologio con le lancette immobili e Katerineen mi spiega che là dietro abita il signor Perparim Litmanen, lo Gnomo orologiaio, che alla vigilia dilata il tempo per permettere di portare tutti i regali in un’unica notte.
Hugo Ûff, il nano da giardino, mi presenta al suo amico Efisio Fois, il Nano picchiatore, un tipo rozzo e tozzo, con le sopracciglia ispide come spazzole per scrostare le pentole, che ogni anno accompagna Babbo Natale sulla slitta con l’incarico di malmenare ladri e malfattori. Efisio Fois mi stringe la mano: «Il Natale serve a distinguere bisogni e desideri». Annuisco tentando di sorridere, perché la sua stretta è una tenaglia. Fois assume un tono più confidenziale: «Mi hanno detto che il dottor Kristmas ha un fratello minore. Lei ne sa qualcosa?». Faccio segno di no con la testa, ostentando indifferenza, anche se il Nano picchiatore mi sta stritolando la mano: «Dicono che se il dottor Kristmas non guarisce, i regali li consegnerà lui». Mi stringo le spalle, i miei occhi si stanno riempiendo di lacrime. Il Nano picchiatore sussurra: «Dicono che è un eguagliatore. E lei lo sa, vero, che cose un eguagliatore?».
Giacomo Papi