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 2015  dicembre 04 Venerdì calendario

Le biblioteche private di Giulio Einaudi. Quei 13mila volumi rari e preziosi che rischiano di restare imballati nelle casse

Oltre 13 mila volumi: dalle raccolte delle collane dell’Einaudi alle prime edizioni, ai testi rari e preziosi dell’Ottocento e del Novecento; dalle opere di Luigi Einaudi a quelle di Benedetto Croce, ai libri e ai cataloghi d’arte, alle riviste. E poi un archivio cospicuo, con lettere, documenti, fotografie.
Facevano parte delle biblioteche private di Giulio Einaudi, sparse tra le sue case di Roma e di Torino. Riunito dopo la morte nel 1999 del grande editore dalla Fondazione Giulio Einaudi di Torino, guidata da Malcom Einaudi Humes, nipote di Giulio, questo patrimonio d’eccezione testimonia in modo esemplare, unico, l’attività, tra il 1933 e il 1983, di quella che è stata la più importante casa editrice italiana (e tra le maggiori in Europa) di cultura del secolo scorso.
E racconta un editore che era nel solco di quello che Piero Gobetti voleva che fosse “l’editore ideale”: “Voglio aver dinnanzi sempre concreta, viva, l’attività dello spirito, voglio vedere me negli altri”.
Eppure l’archivio e i libri di Einaudi, che a Parigi, a Londra o a Berlino, in una città con un minimo di memoria, avrebbero avuto da tempo una collocazione adeguata, rischiano di restare per sempre imballati nelle casse ospitate in un locale della vecchia Torino, a Porta Palazzo.
Da anni Malcom Einaudi si scontra con la sordità dei palazzi della politica e delle istituzioni, a cominciare dal Comune di Torino, ai quali ha chiesto, senza peraltro pretendere un solo centesimo di denaro pubblico, una sede per potere aprire a cittadini e studiosi le biblioteche del nonno e la Fondazione Giulio Einaudi, regalando alla collettività un lascito rilevante di cultura, di storia e di memoria, e una serie di progetti di respiro. Tanto che ora, scoraggiato, Malcom si domanda: “Ma che cosa ha fatto di male Giulio Einaudi a Torino, per essere trattato così?”.
A Milano ci sono la Fondazione Mondadori e la Fondazione Feltrinelli, fiori all’occhiello della cultura locale e nazionale. A Torino, invece, non c’è posto per una Fondazione Giulio Einaudi, che sarebbe un vanto per la città, della cui storia il marchio dello Struzzo è stato protagonista. Gli ultimi contatti fra Malcom Einaudi e un paio di assessorati, Patrimonio e Urbanistica, risalgono a diversi mesi fa.
Si era parlato della concessione di una settecentesca cascina diroccata, dalle parti del Cimitero Monumentale del capoluogo piemontese, e quindi di una ex caserma, che la Fondazione Einaudi avrebbe restaurato. Alla fine, però, tutto si è fermato, e nessuno si è più fatto vivo.
Il sindaco Piero Fassino sarebbe informato; tuttavia la conoscenza, vera o presunta, non si è tradotta in un atto pratico. E l’attuale casa editrice Einaudi, del resto, non ha mai mostrato interesse. A Malcom Einaudi e alla Fondazione non rimangono molte alternative: rinunciare a tutto, oppure trasferire libri e documenti nella tenuta di famiglia di San Giacomo, nelle Langhe di Dogliani.