il Fatto Quotidiano, 4 dicembre 2015
Un po’ di numeri sulle pensioni
Il numero di pensionati si riduce a causa della riforma Fornero, ma la spesa continua a salire, più di 4 miliardi in un anno, superando nel 2014 il 17% del Pil. Tutto si spiega con l’aumento dell’importo medio degli assegni, dovuto agli adeguamenti e al maggior peso delle uscite per vecchiaia, anche se c’è ancora una grossa fetta, il 40,3%, pari a 6,5 milioni di persone, che non riceve più di mille euro al mese. Inoltre i nuovi pensionati risultano in svantaggio rispetto a quanti sono arrivati prima, con una penalizzazione che supera i 3 mila euro. Fa da contraltare la cerchia di 13 mila fortunati con assegni sopra i 10 mila euro. Nell’indagine Istat colpisce il rapporto tra pensionati e occupati: ogni 100 persone a lavoro ce ne sono 71 a riposo. E tra le donne è un testa a testa. I divari tra pensionati rimangono quindi aperti, con il gap più evidente che si ritrova tra la classe più povera, sotto i 500 euro, che conta 2 milioni di persone, e il gruppo dei 230 mila più ricchi, i cui importi oltrepassano i 5 mila euro mensili, la soglia indicata anche dalla proposta “redistributiva” del presidente dell’Inps, Tito Boeri. Lo scarto suscita le reazioni dei sindacati, con Cgil, Cisl e Uil che chiedono un intervento a sostegno dei redditi bassi.