La Stampa, 4 dicembre 2015
Il bel discorso di Hilary Benn che ha convinto il parlamento inglese a bombardare in Siria, «perché i fascisti vanno sconfitti»
Il bellissimo discorso che il deputato laburista Hilary Benn ha pronunciato alla Camera dei Comuni per spiegare perché avrebbe votato a favore dei bombardamenti in Siria dovrebbe essere letto ai bambini nelle scuole e proiettato nelle aule parlamentari. Può bastare un bel discorso come questo per riconciliarsi con la politica e vedere a quali alti livelli può arrivare in una democrazia il senso dello Stato e del dovere, il rispetto per gli avversari e del luogo nel quale si parla, dicendo cose importanti senza urlare e con l’orgoglio di tenere alta la testa di fronte a una minaccia, invece di cercare compromessi e scorciatoie.
Ministro ombra
Hilary Benn, ministro degli Esteri del governo ombra laburista, è figlio di Tony, un leggendario parlamentare della sinistra britannica che fece approvare una legge per poter rinunciare al titolo di visconte. Il capo del Labour, Jeremy Corbyn, è un convinto pacifista e aveva chiesto ai suoi parlamentari di votare contro i raid in Siria. Fortemente contestato, aveva poi lasciato libertà di scelta.
Pochi minuti
Benn è intervenuto poco prima del voto decisivo e ha scritto il suo discorso di 15 minuti mentre gli altri parlavano. Non ha mai attaccato il leader del suo partito. Lo ha anzi difeso, chiedendo al premier Cameron di scusarsi con lui per averlo definito «amico dei terroristi». «Qualunque decisione venga presa – ha detto – dobbiamo trattarci l’un l’altro con rispetto». Ha ricordato la strage di Parigi, sottolineando che avrebbe potuto essere a Londra, a Glasgow a Birmingham, «e potrebbe ancora esserlo». «Ma possiamo stare fermi e lasciare ad altri la responsabilità della nostra sicurezza? Non abbiamo mai camminato dall’altra parte della strada e non dovremo mai farlo».
La storia
Un governo laburista, ha aggiunto, ha appoggiato la fondazione dell’Onu, «perché volevamo che le nazioni del mondo agissero insieme contro le minacce alla pace e alla sicurezza». Daesh (come a Londra ormai tutti chiamano l’Isis) «è inequivocabilmente questo». Nella parte più applaudita e citata del suo discorso ha evocato un passato che non si deve dimenticare: «Siamo fronteggiati da fascisti. Non solo per la loro brutalità, ma per la loro convinzione di essere superiori a ognuno di noi in questa Camera e a tutte le persone che rappresentiamo. Disprezzano i nostri valori. Disprezzano il fatto che crediamo nella tolleranza e nel decoro. Disprezzano la nostra democrazia, il modo con il quale prenderemo questa sera le nostre decisioni. E quello che sappiamo dei fascisti è che vanno sconfitti». Benn ha ricordato quando quella stessa Camera si era levata in piedi per combattere Hitler e Mussolini: «Noi dobbiamo fare la nostra parte, dobbiamo fronteggiare questo male».
L’intera aula lo ha applaudito a lungo e la risoluzione che autorizzava i raid aerei è passata con 174 voti di scarto. Ieri a Londra i giornali non parlavano che del grande protagonista del dibattito, che non era stato – come ci si aspettava – il primo ministro Cameron. Benn è diventato in soli 15 minuti il principale antagonista della leadership di Corbyn e un credibile candidato premier della sinistra alle prossime elezioni.
L’azione
La Gran Bretagna è così andata un’altra volta in guerra e, già poche ore dopo il voto, i Tornado GR4 in attesa alla base di Akrotiri a Cipro hanno distrutto depositi di petrolio e postazioni di Isis in Siria. Non si esclude l’invio di truppe, se sarà necessario. Invece delle bugie con le quali Tony Blair mandò i britannici a morire in Iraq, nella Camera dei Comuni aleggiava questa volta lo spirito di Winston Churchill e sembrava di risentire i suoi discorsi, e quel grido che un deputato indirizzò nel settembre del 1939 al leader laburista dell’epoca, Arthur Greenwood, che stava per prendere la parola: «Speak for England, Arthur», gli disse, parla per l’Inghilterra.