Corriere della Sera, 4 dicembre 2015
Fifa corrotta, nuovi arresti
Al Baur au Lac di Zurigo, lussuoso hotel 5 stelle da 700 euro a notte, non è escluso che d’ora in avanti la linea di cortesia, oltre a shampoo e bagno schiuma, comprenderà anche le manette. Sei mesi dopo il blitz del 27 maggio voluto dal Dipartimento di giustizia americano e condotto dall’Ufficio federale di giustizia svizzero che portò all’arresto di 7 membri della Fifa, gli agenti sono tornati nell’albergo e all’alba hanno arrestato 2 persone, e diramato altri 14 mandati d’arresto: tutti sono accusati di corruzione. I due vicepresidenti della Fifa l’honduregno Alfredo Hawit, numero uno della Concacaf, la federazione del Nord, Centro America e Caraibi, e il paraguaiano Juan Angel Napout, presidente della Conmebol, la federazione sudamericana, sono stati arrestati e ascoltati dalla polizia di Zurigo. Gli Stati Uniti ne hanno chiesto l’estradizione, i due si sono opposti: la Svizzera ha 40 giorni per decidere se concederla. Tra gli altri finiti in manette c’è l’ex presidente della federcalcio di Panama Ariel Alvarado e coinvolto è anche Ricardo Teixeira (l’accusa è di aver rubato oltre 200 milioni) ex presidente della federcalcio del Brasile e Marco Polo del Nero, attuale presidente della Federazione carioca. In più la magistratura statunitense ha chiesto l’arresto di Jose Luis Meiszner, segretario generale della Conmebol e di tutti gli altri. Da maggio gli arrestati sono stati 27, di questi 11 sono (o sono stati) membri del Comitato esecutivo della Fifa.
Un tintinnar di manette arrivato nel giorno in cui a Zurigo il Comitato esecutivo della Fifa era chiamato ad approvare le riforme suggerite dal Comitato etico, che includono il limite di 12 anni di durata per l’incarico del presidente e dei membri dell’esecutivo e la pubblicazione della remunerazione annua dei funzionari più alti. Nell’assemblea si è discusso della possibilità di ampliare il numero delle squadre ai Mondiali, portandole da 32 a 40. Il Comitato esecutivo ha dato l’ok, l’ultima parola spetterà al congresso del 26 febbraio, quando sono fissate le elezioni per eleggere il successore di Blatter.
Per Issa Hayatou, presidente ad interim della Fifa dopo la sospensione di 90 giorni inflitta a Blatter, è stata una giornata di fuoco. «Gli eventi dimostrano che le riforme sono necessarie», ha detto il 69enne camerunense messo all’angolo dalle domande sugli arresti e le accuse di corruzione rivolte anche a lui. «Io corrotto? Se lo fossi non sarei qui. Qualcuno ha rubato, non tutti».
Da Washington è intervenuto, durissimo, il ministro della Giustizia americana Loretta Lynch: «Otto si sono dichiarati colpevoli. La corruzione nel calcio è generalizzata e a livelli inaccettabili. Colpiremo tutti, nessuno ci sfuggirà».
Non è casuale che quasi tutti gli arrestati siano occidentali e americani. A far scoppiare lo scandalo è stata l’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar che vinse a scapito degli Usa e con l’appoggio congiunto di Blatter e Platini, oggi entrambi sospesi e senza un futuro politico. Il presidente della Fifa Blatter è indagato, ma finora gli agenti non hanno bussato mai alla sua porta. Dopo 17 anni il suo regno è al crepuscolo, anche se chi lo conosce lo racconta come un avido di potere non un corrotto in cerca di soldi. È poi svizzero e il Paese sede delle più importanti federazioni al mondo non può non tutelare i suoi cittadini. È politica, di calcio non c’è rimasto più nulla.