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 2015  dicembre 04 Venerdì calendario

Da cinque anni gli australiani cercano di costruire un centro commerciale da 1,4 miliardi a Milano. La burocrazia blocca tutto

È dal 2010 che gli australiani della Westfield aspettano che abbia seguito l’accordo di programma firmato con le autorità italiane per realizzare nella zona a Sud-Est di Milano, tra Segrate e l’aeroporto di Linate, il più grande shopping center d’Europa.  
L’investimento previsto è di 1,4 miliardi di euro, la superficie interessata per aprire negozi (300), bar e ristoranti (50) e cinema (16) è di 235 mila metri quadri ovvero circa un quinto dell’area di Expo. La costruzione dell’edificio richiederà il lavoro di 27 mila persone e a regime lo shopping center conterà 17 mila addetti. Numeri da capogiro per un Paese che ha bisogno di lavoro e di rimettere in moto la crescita, eppure uno stanziamento di questa portata è rimasto sostanzialmente fermo per cinque lunghi anni, nel corso dei quali le procedure amministrative sono avanzate a singhiozzo.  
Purtroppo quando non vogliamo decidere noi italiani siamo maestri nell’arte del rimpallo tra enti locali e ministeri, e così è andata anche per il progetto Westfield, un operatore specializzato che ha le carte in regola per progetti così ambiziosi avendo realizzato strutture analoghe a Londra, San Francisco, New York, Los Angeles e nella Silicon Valley. E che in Italia ha come partner il gruppo bergamasco Percassi, socio al 50% nella Westfield Milan Spa. 
L’accordo di programma era stato raggiunto sei anni fa con la Regione Lombardia, la Provincia di Milano e il Comune di Segrate. Per rendere accessibile il nuovo shopping center è infatti necessaria una piccola tangenziale di circa 6 km (costo circa 235 milioni) che dovrebbe servire per collegare lo shopping center da una parte con la Cassanese bis e dall’altra con l’autostrada Brebemi. Dal 2009 le fonti ufficiali sostengono che si è lavorato al reperimento dei fondi presso il Cipe per le opere pubbliche e per approfondire le problematiche relative alla progettazione ma di fatto solo da 4 mesi il progetto ha ripreso a marciare e a dotarsi di un vero timing.  
Tutto si deve alla nascita del Comitato per l’attrazione degli investimenti esteri istituito dalla legge SbloccaItalia e affidato al vice-ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. «Come quello della Westfield abbiamo censito in Italia altri 20 progetti stranieri fermi per un valore complessivo di 6 miliardi di euro e di conseguenza la capacità di dare via libera agli australiani diventa un test da replicare in tempi stretti – racconta Calenda —. I grandi progetti di investimento hanno tutti una elevata complessità amministrativa e il Comitato serve per responsabilizzare tutti gli enti coinvolti, ascoltare le loro opinioni e andare avanti come fa normalmente un’azienda».  
Calenda riferisce anche della prima riunione di questo genere che si è tenuta a Milano mercoledì 2 dicembre proprio sul dossier Westfield. L’incontro ha permesso di creare un gruppo di lavoro che dovrà studiare (anche) il capitolo dei collegamenti multimodali al nuovo shopping center che potrebbero prevedere lo spostamento della stazione ferroviaria di Segrate, l’attivazione di una porta di collegamento con l’alta velocità e un collegamento diretto con Linate.  
Nelle intenzioni degli australiani il mall di Milano dovrebbe avere un bacino di utenza non solo italiano e la prima pietra dovrebbe essere posata nel 2017 in contemporanea alla partenza delle opere infrastrutturali. Si stima che ci vorranno tre anni per realizzare lo shopping center e di conseguenza l’apertura potrebbe collocarsi attorno al 2020. Ma naturalmente burocrazia e ritardi non sono stati sconfitti una volta per tutte e quindi varrà la pena aggiornarci alle prossime puntate.