Corriere della Sera, 4 dicembre 2015
«I turchi non penseranno mica di cavarsela con qualche pomodoro?». Putin minaccia
Prima le accuse al presidente turco e alla sua famiglia di essere pesantemente coinvolti nel contrabbando del petrolio dell’Isis; poi le minacce dirette. E visto che vengono da Vladimir Putin, l’uomo che nel 1999 promise di inseguire i terroristi ceceni fino nei cessi (e poi lo fece) qualche brivido deve essere corso lungo la schiena dei dirigenti di Ankara.
Nel suo discorso sullo stato del Paese alle Camere riunite, il presidente russo ha richiamato la necessità di mettere da parte i dissapori passati e di unirsi tutti in una grande coalizione come quella che nel 1945 sconfisse il nazismo. Ma soprattutto ha lanciato un messaggio forte e chiaro alla Turchia sull’abbattimento del Sukhoi con la stella rossa: «Se qualcuno pensa che dopo aver commesso un vile crimine di guerra uccidendo la nostra gente se la possa cavare con i pomodori e qualche restrizione economica, si sbaglia di grosso». E mentre parlava i suoi occhi non facevano certo pensare ad altre sanzioni, oltre a quelle sulle importazioni di prodotti agricoli, sulle imprese di costruzione e su altri settori. «Ricorderemo loro quello che hanno compiuto, e più di una volta. Se ne pentiranno. Noi sappiamo cosa fare».
Putin ha ripetuto che è la Turchia o, meglio, la sua classe dirigente, a consentire ai terroristi di vendere petrolio, di armarsi, di far entrare in Siria uomini, mezzi, munizioni. Affermazioni contestate di nuovo dal presidente turco Erdogan che ha sostenuto di avere invece le prove del coinvolgimento russo nel traffico di petrolio. Ma quasi certamente il riferimento è al presidente della Federazione Internazionale degli Scacchi Ilyumzhinov che però attualmente non ricopre alcuna carica pubblica in Russia.
E mentre in Siria arrivano anche i britannici e i tedeschi con i loro aerei, la diplomazia tenta di ricucire gli strappi per arrivare veramente a quella Grande Coalizione che tutti dicono di volere. A Belgrado si sono incontrati i ministri degli Esteri di Turchia e Russia. Ma senza alcun risultato: Lavrov, piuttosto contrariato, ha riferito di aver parlato con Cavusoglu, ma solo «su sua insistente richiesta». E durante colloquio, ha aggiunto, «non ho sentito nulla di nuovo».