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 2015  dicembre 03 Giovedì calendario

«Sono il re degli stronzi». Vincent Cassel parla del suo ultimo film

Se mi sento un re? Non un re di cuori, forse un re di stronzi…”. Dal suo buen retiro di Rio de Janeiro, Vincent Cassel sogghigna divertito: se due indizi fanno una prova, lui regna davvero. Dopo il sovrano infoiato del Racconto dei racconti di Matteo Garrone, l’attore francese cambia il genere ma non la corona in Mon roi (“Mio re”) diretto dalla connazionale Maïwenn (Polisse), da oggi nelle nostre sale. Qui non c’è più l’allegorico, barocco Lo cunto de li cunti di Basile a far da suggeritore, bensì l’aria che tira, quella dei furbetti del quartierino, dell’amoralità diffusa. Qui c’è il Georgio di Cassel, uno che non ha paura ad autodefinirsi “il re degli stronzi”: del resto, l’importante è regnare, non il regno. Bello, ricco, fascinoso, persino irresistibile: un passato da modellaro, una bella casa arredata con cattivo gusto, mille impicci tra ristorazione e quant’altro, il fisco per antagonista, gli amici per comprimari. E le donne, tante donne, che gli cadono ai piedi: l’ultima è Tony (Emmanuelle Bercot, migliore attrice ex-aequo a Cannes), così innamorata da credere che quella di Georgio possa divenire una monarchia illuminata, se non una diarchia del cuore.
Cassel, chi è Georgio?
Un maniaco, un manipolatore, un furbo: dal Festival di Cannes a oggi, ne avete scritte di cose terribili, eh? Ma io non la penso così: l’ho visto come una persona normale, e non sono l’unico. Dietro i distinguo di facciata, tanti uomini si sono identificati e immedesimati in Georgio: è uno come noi, almeno, come molti di noi. Ma non ce lo vogliamo dire, deve rimanere un segreto, a discapito della verità. Verità relazionale ed esistenziale: ci fa paura.
Per questo ha scelto di interpretarlo?
No, io scelgo i ruoli in base al regista, che è per me la cosa più importante in un film: volevo lavorare con Maïwenn. Eppure, ripeto, non condanno Georgio: non è perfetto, forse sarà pure il re delle teste di cazzo, ma è uno spirito libero, ama gli altri.
E non rispetta le regole: in amore come negli affari.
Eh, la libertà ha un prezzo: spesso per essere liberi bisogna essere odiosi, spesso libertà fa rima con egoismo. Anche con le donne.
Anche con Monica Bellucci, sua ex moglie e madre delle sue due figlie?
E come potrebbe essere altrimenti? Tutti abbiamo vissuto momenti di tensione e problemi nelle nostre relazioni: la verità è che è molto complicato vivere con qualcuno. Non c’è una soluzione, un compromesso possibile: le regole, beh, seguirle è così difficile… Non so se la convivenza è una cosa naturale.
Il rischio è un regno senza sudditi.
Forse, ma Mon roi racconta una storia d’amore. Questi due si amano davvero: alla fine, è l’unica cosa che conta. Che continuino ad amarsi, oltre tutto, oltre lo stesso stare insieme. Trovo molto interessante che dietro la macchina da presa ci sia una regista, che sia lei a inquadrare una donna innamorata di un uomo che non può avere: di solito, accade il contrario…
Vive a Rio, ma nella sua Parigi, nel suo 11 arrondissement è arrivato il terrore.
Già, è la mia città, il mio quartiere: “Orribile, mamma mia, l’Isis, i terroristi!”, potrei dire quel che han già detto tutti, ma non lo farò. Oggi si grida alla guerra, si dichiara che “la Francia è in guerra”, come se la guerra fosse iniziata qui e ora e non altrove anni e anni fa, come se in Libano, in Siria o nella Nigeria dei Boko Haram non siano morte e muoiano ogni giorno centinaia di persone: ci volevano delle vittime francesi per accorgerci di quel che sta accadendo?
Giorni e decisioni terribili: il presidente Hollande è all’altezza?
Non lo so, posso solo sperarlo. Ma i francesi hanno il solito problema; mi ricordo un’intervista di Bush con Chirac alla tv internazionale, il nostro presidente si rivolse a quello americano: “Che dobbiamo fare? Sei tu il capo”. La Francia segue sempre gli Stati Uniti: oggi come allora, non è cambiato nulla.
Che cosa bisognerebbe fare contro l’Isis: la Francia bombarda già in Siria, dovrebbe intervenire anche via terra?
Non credo che uccidere altre persone sia una soluzione, l’intervento armato non lo è. Non ho consigli illuminanti da dare, so solo che tirare bombe non risolverà nulla.