Il Messaggero, 3 dicembre 2015
Tutti i numeri della crisi della Roma
C’era una volta la prima Roma di Garcia dove qualsiasi tifoso poteva recitare a memoria l’undici titolare visto che non cambiava mai: De Sanctis, Maicon, Benatia, Castan, Balzaretti, Strootman, De Rossi, Pjanic, Florenzi, Totti, Gervinho. Che si giocasse di pomeriggio, di notte, di sabato o di domenica, bene o male la formazione titolare era sempre quella. Poteva cambiare un interprete come a Livorno (Bradley al posto di Strootman) o a Parma (Ljajic per Gervinho) ma eccezion fatta per il turno infrasettimanale con la Samp alla quinta giornata (i cambi furono due: Borriello e Marquinho) la Roma era sempre la stessa: uomini, filosofia e modulo.
In questa stagione sono state già varate invece 18 formazioni diverse in 19 gare. È una fotografia che (forse) può provare a spiegare l’involuzione nella quale versa la Roma. Cambiamenti a volte dettati da esigenze tattiche, altre dal turnover (contro l’Atalanta, portiere incluso, nuovi tre quinti della difesa rispetto a Barcellona), altre ancora dagli infortuni e dalle squalifiche. È chiaro – obiezione lecita – che avere una stagione come nel 2013-14 dove non si giocavano le coppe e una come quella attuale, fa tutta la differenza del mondo. Quando però due anni fa all’ottava giornata si fecero male Gervinho e Totti contro il Napoli, Garcia non fece altro che inserire i sostituti di ruolo: Ljajic e Borriello. Quello che ora accade in parte. Perché la rosa allestita in estate appare incompleta non numericamente ma qualitativamente. Fortissima nei primi 11-13 elementi, con più di una pecca nei rincalzi. Questo almeno è il giudizio di Garcia visto che utilizza con frequenza appena 15-16 calciatori. Dunque per ovviare all’assenza di uno, a volte anziché inserire il sostituto naturale, preferisce spostarne un altro. E così se c’è Gervinho, Florenzi gioca basso. Se non c’è, gioca alto. Se manca uno della mediana, Alessandro torna a centrocampo e al suo posto gioca uno tra Maicon e Torosidis, che è anche il sostituto di Digne. Quindi se slitta a sinistra, il brasiliano (o Florenzi) è costretto a giocare a destra. Tradotto: anziché cambiare una pedina, spesso la Roma è costretta a spostarne almeno due per far quadrare il cerchio. Senza contare che più elementi nuovi vengono inseriti e più spesso, per caratteristiche tecniche degli stessi, il modulo può essere soggetto a modifiche. Dunque, via libera al tourbillon tra 4-3-3, 4-3-1-2, 4-1-4-1, 4-4-2 e 4-2-3-1. A conti fatti, in questa stagione Garcia ha schierato la stessa formazione solamente in due gare: con la Fiorentina (25 ottobre) e in casa col Leverkusen (4 novembre). E con il trittico Torino-Bate-Napoli nuovi cambi all’orizzonte.
Camaleontica sì ma così si rischia di andare in confusione. A volte inspiegabilmente. Ad esempio: sabato chi gioca in porta? Se con l’Atalanta è stata realmente una scelta tecnica, logica vuole che toccherà un’altra volta a De Sanctis. Altrimenti la domanda sarà lecita: perché cambiare Szczesny per una sola gara quando in quella precedente (nonostante i 6 gol subiti) era risultato il migliore dei giallorossi?