Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 03 Giovedì calendario

Fu visitato nel 1998, gli chiedono di pagare 37 euro di ticket 17 anni dopo

Va bene la caccia ai furbetti, va bene i controlli incrociati, ma cercare di recuperare un ticket a 17 anni di distanza, rischia di diventare uno sforzo, non solo inutile, ma anche dispendioso per le casse pubbliche. Eppure è successo. Ad inviare la richiesta, con tanto di raccomandata via posta, ad un ignaro cittadino è stata l’Azienda Sanitaria di Modena che, in vena di controlli, ha scovato tra le pratiche inevase quella di una visita effettuata nel lontano 1998.
L’importo era modesto, appena 37 euro, ma la solerzia degli uffici sanitari ha impedito all’impiegato di turno di accantonare la questione e così è partita la trafila: verifica dell’indirizzo dell’utente, lettera, bollo e invio. E qualche giorno dopo, a casa del malcapitato, arriva la notifica: «Non ci volevo credere – ha raccontato l’ex paziente alla Gazzetta di Modena – ho letto e riletto la lettera e si citava solo un ticket del 31 dicembre 1998, cioè relativo all’ultimo giorno di quell’anno, senza che vi fosse scritto nemmeno a quale visita si riferiva».
A quel punto l’ex paziente, arrabbiatissimo, ha chiamato per chiedere chiarimenti temendo già di andare incontro ad un diverbio senza fine. Invece no: dagli uffici, senza fare drammi, gli è stato risposto che in questi casi «è sufficiente inviare una mail, spiegando perché non si ritiene di dover pagare». Una mail, supponiamo noi, in seguito alla quale l’ufficio preposto (che magari è pure lo stesso che aveva inviato la cartella di pagamento), effettuerà i controlli, per sapere se lingiunzione andava o non andava spedita.
In pratica, facendo due conti, fino a questo momento, su questa cartella di pagamento, che forse non sarà da pagare, hanno impiegato il loro tempo sei persone: almeno due dipendenti dell’Ausl (uno per scrivere la lettera un altro, immaginiamo, per andare ad acquistare i francobolli), un postino, l’ex paziente (che scriverà la rettifica) e un altro impiegato, che dovrà verificare quanto da lui sostenuto. Oltre alle spese di francobollo, ovviamente. Ma come si dice: il tempo è denaro e l’Azienda pubblica non ha, certo, voglia di buttarne. A guardar bene, infatti, quei 37 euro richiesti dopo tanti anni sono composti da due costi distinti: 32 euro di ticket e 5 euro di spese di notifica.
Tutto chiaro. Ma come è andata a finire? Che anche stavolta a rimetterci saranno i contribuenti, visto che a ben guardare l’ex paziente non è tenuto a versare un solo euro. Il pagamento, infatti, era già andato in prescrizione nel 2008, visto che, per legge, il tempo massimo concesso agli enti pubblici per esigere ticket non pagati è di 10 anni e non un giorno di più. Niente in tutto, per cinque euro... Ma quante saranno, ogni giorno, le notifiche sbagliate spedite ogni giorno dalla nostra, solerte, burocrazia?