La Stampa, 3 dicembre 2015
Volkswagen chiede un prestito ponte a tredici banche. Intanto calano le vendite, si annunciano tagli di posti di lavoro e niente premio annuale per i dipendenti
Volkswagen ha ottenuto da tredici banche un prestito ponte da 20 miliardi di euro per tutelarsi dai costi che potrebbero emergere dallo scandalo delle emissioni truccate dei motori diesel. L’indiscrezione rilanciata ieri da alcune agenzie sostiene che il colosso di Wolfsburg avrebbe ottenuto prestiti tra 1,5 e 2,5 miliardi dai 13 istituti di credito sondati a metà di novembre. E nella giornata in cui il maggiore gruppo automobilistico tedesco è stato afflitto da una nuova flessione nelle vendite, a Wolfsburg è stata convocata una tormentata assemblea dei dipendenti.
Dopo il crollo di quasi un quarto delle vendite registrato a novembre negli Stati Uniti, le immatricolazioni hanno subìto una contrazione anche in patria. In Germania, a novembre, quelle del marchio Vw sono calate del 2% a 57.923 auto, in controtendenza rispetto ad un mercato complessivamente in robusta ripresa (8,9%). Nello stesso mese solo le controllate Audi e Skoda sembrano non aver risentito dello scandalo, in termini di vendite. Ma Standard&Poor’s ha deciso comunque di lanciare martedì il secondo segnale di sfiducia in due mesi tagliando il rating del gruppo a BBB+ da A- con outlook negativo. Secondo l’agenzia di rating lo scandalo dei motori truccati «ha macchiato la reputazione di Volkswagen e la percezione del marchio; avrà effetti negativi sulla posizione di mercato del gruppo e sul suo vantaggio competitivo». Nelle stesse ore si è saputo che anche in India il gruppo di Wolfsburg dovrà richiamare 324 mila veicoli diesel dei marchi Vw, Audi e Skoda.
L’assemblea dei soci
Un’assemblea del gruppo si è tenuta invece a Wolfsburg a porte chiuse, in presenza del vicecancelliere e ministro dell’Economia Sigmar Gabriel e in un clima teso, dopo indiscrezioni su possibili tagli di posti di lavoro e la comunicazione di un allungamento delle ferie natalizie. Gli impianti della casa madre resteranno chiusi per quasi un mese, dal 17 dicembre all’11 gennaio, e l’azienda non ha voluto spiegare i motivi per la produzione ridotta, anche se sono ovvi. Anche l’annuncio, alla vigilia della riunione dei ventimila di ieri, che circa 120 mila dipendenti dovranno rinunciare in gran parte al generoso premio annuale – l’anno scorso era stato di 5.900 euro – non ha certo migliorato l’umore.
Ma la voce che ha fatto tremare molti, ieri mattina, è quella pubblicata sulla Hannoverschen Allgemeinen Zeitung: circa 300 contratti a termine potrebbero non essere rinnovati, nell’impianto del capoluogo della Bassa Sassonia, cioè circa un posto di lavoro su tre. Il quotidiano sostiene inoltre che altri 500 contratti a tempo sono stati rinnovati soltanto per tre mesi. I grandi azionisti del gruppo, le famiglie Porsche e Piëch, hanno cercato di tranquillizzare i dipendenti del gruppo assicurando il loro sostegno all’azienda. In un’intervista alla Wolfsburger Allgemeinen Zeitung Wolfgang Porsche ha detto «conosciamo il valore dei posti di lavoro». In un comunicato letto durante l’assemblea il nipote del fondatore di Vw si è detto inoltre convinto che «nessuno possa infilare la testa nella sabbia. Nessuno può pensare che passi come una tempesta e che poi spunti il bel tempo». Ma attraverso un comportamento corretto «questa crisi può essere superata».