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 2015  dicembre 03 Giovedì calendario

Nel paesino dei truffati dal salvataggio di Banca Etruria

«Ho perso ventimila euro, ma questo è un furto», affretta il passo nervoso Giovanni, 75 anni, pensionato. Sbucano dalle macchine parcheggiate nella piazza di Vitolini, frazione di Vinci, nell’empolese, quando lo sportello di Banca Etruria apre i battenti, ore 8,20. In sei o sette, con dei foglietti bianchi in mano e gli occhi cerchiati di chi la notte non dorme tranquillo. O non dorme affatto. L’altro giorno erano di più e qualcuno ha pure preso a calci la sede della filiale della banca che qui ha distribuito come fossero pane, azioni e obbligazioni subordinate. Roba che adesso è carta straccia e lascia nella disperazione la gente: a Vitolini come a Ferrara, Chieti, Grosseto, Ancona, Macerata e in tante altre parti d’Italia gelate dagli effetti collaterali del decreto “Salva- banche”.
Le certezze sui risparmi, in questo paese toscano di 730 abitanti, zona collinare di oliveti e cacciatori, davanti al Montalbano, sono franate la domenica del 22 novembre. Da queste parti c’è una sola banca da generazioni – ed è Banca Etruria appunto -, quasi tutti sono clienti lì o hanno un parente che ha messo i soldi lì. «L’ho saputo dalla televisione del decreto salva banche, ma ho pensato: mi hanno detto di non preoccuparmi, all’Etruria mi conoscono da tanto, sanno che non amo gli investimenti a rischio» racconta Primo Falsetti, pensionato, 76 anni accompagnato dalla moglie. E invece. «Io ho fatto per tutta la vita il meccanico, mi fido di quello che mi dicono le persone allo sportello. Sbaglio?» chiede Fiorenzo Bruni che ci ha rimesso 20mila euro in bond subordinati. Sapevate che un maggior interesse corrispondeva anche a un maggior rischio? «Massì, però ci rassicuravano, dicevano che c’erano le coperture fino a 100mila euro per chi aveva il conto corrente. E poi chi legge tutti quei fogli del profilo di rischio? Chi li capisce? Li firmi perché ti fidi» dice Fiorenzo. Sul muro fra la banca e la Posta qualcuno ha attaccato un foglio su cui si legge: «A tutti i truffati da Banca Etruria: anche se i vostri risparmi sono stati azzerati, non arrendetevi perché non siete soli. Uniamoci con coraggio perché questo furto non resti impunito». Segue numero di telefono e l’annuncio di un pullman diretto a Montecitorio.
«Ho perso tutto» racconta Roberta Gaini, 50 anni, impiegata, vive con la mamma e due figli e non riesce a trattenere le lacrime: «La nostra banchina ci ha tradito, l’avevano fondata i nostri nonni era una cooperativa di paese ai primi del ‘900. Quando si sentivano voci di commissariamento dell’Etruria, sono andata allo sportello e mi hanno detto che non c’era da preoccuparsi. Sono tornata dopo il decreto e l’addetta mi è venuta incontro con un foglio dove i numeri del mio investimento erano evidenziati in giallo: signora è tutto azzerato. Mi sono sentita mancare: ma come, ma cosa? 60mila euro miei, 20 della mia mamma, 10 di mia sorella. Non mi fido più di nessuno: che Paese è questo che fa pagare il conto a noi?». Roberta come altri non si arrende: «Andremo per vie legali, alla Federconsumatori, andremo davanti a Montecitorio, tutti devono sapere questo inganno». In paese molti tengono la porta chiusa, persiane sbarrate, occhi incollati a terra: «Poverini, si vergognano, si sentono in colpa per esserci cascati – suggerisce una signora -. Vada in quella casa bianca lì, c’è una che ha perso parecchi soldi». Campanello che squilla, rumori all’interno, la porta resta chiusa. Il paese è sotto shock, ne parlano a mezza voce al bar “I’ circolo”, tra un caffé e una fetta di torta o all’alimentari, l’unico rimasto aperto perché a Vitolini non c’è più un’edicola, una ferramenta, una pasticceria. Molte case sono in vendita, chi lavora scende a Empoli. In paese restano i pensionati, prede facili facili. «Meno male che io coi risparmi ho comprato la macchina – si consola Giuseppe, 82 anni – mia moglie li ha messi nelle obbligazioni e non ha più niente».