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 2015  dicembre 03 Giovedì calendario

Marco Mengoni, due dischi in meno di un anno: «In questa vita tanto veloce quello che mi manca è la capacità di fermarmi e godere del presente»

Marco Mengoni parte seconda. Due album in meno di un anno. Dopo Parole in circolo (si avvicina al quarto disco platino) esce domani Le cose che non ho, secondo capitolo di quella «playlist in divenire» che Marco aveva annunciato a gennaio. «Ho cercato di equilibrare le parti, ho scavato negli input nati col primo volume», racconta.
Titolo autobiografico. «Più vado avanti con gli anni più sento di avere esigenze diverse. In questa vita tanto veloce quello che mi manca è la capacità di fermarmi e godere del presente». Non è una sindrome da abuso di social network. Nel mondo virtuale Mengoni ha numeri da corazzata, ma non è uno che posta selfie quando si lava i denti. Anzi. Attorno a lui però c’è un Esercito (si sono ribattezzate così) di fan che genera migliaia di conversazioni tanto da avergli fatto ricevere un premio dal Garante dell’infanzia Vincenzo Spadafora e dal presidente del Senato Pietro Grasso come personaggio italiano con maggiore «sentiment positivo». Per questo sarà ospite oggi di Italia Digitale, evento organizzato a Milano dal Corriere in cui si incontreranno i protagonisti di questo cambiamento. «Possiamo parlare di tecnologia e social non per me ma per le persone che mi seguono. In questo caso sono attento al presente, ma con quel 50% che mi tiene distaccato e mi fa ricordare di essere non fatto di pixel ma di atomi».
La voce è stata il suo biglietto da visita: solo con quella aveva vinto X Factor nel 2009. Col tempo ha deciso di lavorare per sottrazione: meno virtuosismi per lavorare più a fondo sull’emozione. «Abbasso le tonalità e mi muovo su mondi più parlati. Ho più voglia di dire parole e meno di cercare note alte». Quei ricami sono rimasti, non più in primo piano, ma sono un tappeto costante negli arrangiamenti. «Un paio di anni fa mi sono accorto che non conoscendo a fondo il pianoforte arrivavo a un punto di blocco nella scrittura dell’armonia delle canzoni. Andavo avanti grazie alle corde vocali e allora ho deciso di tenere quelle voci come arrangiamenti. Ho trasformato un limite in una mia peculiarità».
Nel disco c’è Parole in circolo, brano che collega idealmente i due volumi: «Per me è la canzone manifesto non solo perché spiega l’arcano del primo titolo che non aveva riferimenti in quelle canzoni, ma perché parla di libertà. Una parola difficile da usare adesso. Per me libertà è camminare al fianco di chi lotta per i propri diritti. Mi sento vicino a chi ha reso questa nostra civiltà più giusta e pacifica, come Martin Luther King o Gandhi. E adesso mi sento di sostenere la battaglia per i diritti dei gay». E poi aggiunge con il sorriso: «Poi ci sono anche canzonette... Questo però era il momento giusto per far uscire me stesso: sono contento di aver alzato gli occhi ed essere cresciuto».
Nell’album ci sono un brano di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro (Solo due satelliti) e della popstar australiana Sia (Rock Bottom): «Sono artisti che ho sempre ammirato. Quando li ascoltavo mi sentivo limitato nella capacità di scrivere». Sangiorgi restituisce il favore: «Scrivere una canzone per una voce come quella di Mengoni è come dipingere un quadro, consapevoli di avere a disposizione una tavolozza con tutti i colori del mondo... Potrà venirne fuori, con certezza assoluta, un nuovo colore, mai visto prima». Dopo un 2015 così, il prossimo anno si annuncia pieno di impegni. A gennaio in Spagna uscirà Parole in circolo e il 28 aprile a Torino il debutto del tour che potrebbe andare anche oltreconfine. «Non voglio però pensare di rappresentare la musica italiana: il pensiero mi dà troppa ansia».