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 2015  dicembre 03 Giovedì calendario

Intervista a Ernesto Mauri, amministratore delegato Mondadori: «La debolezza del mercato italiano dei libri è nella frammentazione»

Ernesto Mauri, amministratore delegato del Gruppo Mondadori e presidente di Mondadori libri: cosa vi ha portato all’acquisto di Rcs Libri?
«La ragione è semplice. La rivoluzione digitale ha stravolto il mercato dei periodici. Nel 2008 oltre il 55% dei ricavi di Mondadori proveniva proprio dai periodici che contribuivano per il 70% alla redditività totale, una quota dovuta soprattutto alla Francia. In Italia nel 2013 i magazine Mondadori hanno perso oltre 20 milioni di euro. Dovevamo spostare il core business. Abbiamo studiato il mercato: Rcs Libri era in vendita. Conosciamo profondamente l’editoria libraria, ha un modello di business consolidato anche nella sua evoluzione, in cui l’impatto del digitale è chiaro e meno incerto rispetto ai periodici».
Vi accusano di voler monopolizzare il mercato.
«Cinque anni fa avevamo il 31%, con i libri di Rcs avremo il 35% del trade, il non scolastico. Non abbiamo compiuto aggressioni fino a oggi, non vedo perché dovremmo cominciare ora. Il problema è il mercato italiano: in decrescita, frammentato, di piccole dimensioni, 1,2 miliardi per il trade. È essenziale poter contare su una massa critica per essere competitivi, economicamente sani e assicurare un traino al settore. Mondadori nel 2014 ha ricavato dal trade oltre 200 milioni, Rizzoli 110: e a loro non sono bastati per una gestione efficiente. Insieme arriveremo a un giro di affari intorni ai 330 milioni. Egemonia? Hachette in Francia nel 2014 ha fatturato il doppio di noi in un mercato da oltre 3 miliardi. In Germania Random House ha registrato ricavi per 630 milioni in un mercato da 3,8 miliardi».
Molti sono preoccupati per l’identità dei marchi, per l’autonomia editoriale dei direttori e degli autori.
«Se un marchio perde specificità, quindi libertà, perde anche valore. Abbiamo tutto l’interesse a tutelare l’identità dei brand. Nel 1994 abbiamo acquisito Einaudi in una situazione economicamente disastrosa. Oggi è il fiore all’occhiello del gruppo: è rimasta se stessa e produce utili. E così Piemme e Sperling & Kupfer. Lo stesso criterio adotteremo, adesso, per i marchi di Rcs Libri».
C’è una responsabilità etica di un editore: produrre utili, ma anche assicurare spazio alla libertà intellettuale.
«Chiunque faccia impresa ha una responsabilità etica, soprattutto se fa libri. In Italia si tende a separare nettamente tra cultura e impresa. Io dico che un’impresa sana può garantire autonomia e libertà proprio perché produce profitti. Nelle situazioni economicamente malsane avviene il contrario».
Come si chiamerà la nuova casa editrice? Mondazzoli?
«Una volta per tutte: non c’è stata una fusione, ma un’acquisizione! I marchi restano quelli che sono. Autonomi, con la loro peculiarità. E il loro nome».
Elisabetta Sgarbi ha lasciato Bompiani e fondato una nuova casa editrice, La Nave di Teseo, portando con sé autori come Umberto Eco, Furio Colombo, Sandro Veronesi, Vittorio Sgarbi, Susanna Tamaro. Si è parlato di una «assoluta incompatibilità» tra Elisabetta Sgarbi e Marina Berlusconi, presidente del gruppo Mondadori. Non è la prova che la libertà editoriale dei marchi è in pericolo?
«Elisabetta Sgarbi ha avuto le più ampie assicurazioni di piena e totale libertà per le future scelte, e grandi manifestazioni di stima, da Marina Berlusconi e da me, cioè dai vertici del gruppo. Ma cosa radicalmente diversa era la sua richiesta di acquistare Bompiani. Sarebbe stato assurdo rivenderla subito dopo l’acquisto. È stato legittimo rispondere di no».
Non crede che in questa vicenda pesi il cognome Berlusconi?
«Vorrei che fossimo giudicati solo e soltanto in base ai comportamenti della casa editrice, a cominciare dai suoi azionisti, alla qualità dei titoli e alla libertà che garantiamo agli autori e alle scelte degli editor. Questo davvero conta, non altro. La nostra storia parla per noi».
Per alcuni di questi autori non può esserci libertà editoriale in un gruppo come quello che si sta configurando.
«Mi chiedo: ma in questi anni gli autori hanno o non hanno lavorato per un editore che aveva le stesse logiche industriali della Mondadori, in un gruppo che appartiene a importanti industriali e a istituti bancari? Come si fa a giudicare senza nemmeno aver provato? Mondadori è trasparente, quotata in Borsa, è il leader del settore, ha eccellenti professionalità e assicura da sempre autonomia ai marchi».
Non vi preoccupa l’esodo di tanti autori? E come vede il futuro della Nave di Teseo?
«Non c’è un editore al mondo felice di perdere autori. Ma non si può nemmeno impedire a qualcuno di realizzare una nuova casa editrice. Dico solo che il mercato avrebbe bisogno di minor frammentazione. Comunque noto che l’acquisizione ha già stimolato il mercato: basti pensare a La Nave di Teseo, ad Adelphi, a Giunti che intende ampliare la varia».
Non teme un giudizio negativo dell’Antitrust?
«Naturalmente ci rimetteremo alle eventuali indicazioni dell’Autorità, ma non mi aspetto misure restrittive del mercato, che lo indebolirebbero, ma favorevoli. Con l’acquisizione di Rcs Libri restiamo sotto la soglia del 35% dei libri trade. Un fatturato più importante riduce i costi fissi e consente di investire di più sui libri, a vantaggio di tutta la filiera: gli autori, cui viene garantita uguale pluralità; la distribuzione, dove esistono operatori più grandi di noi; i librai, perché potranno contare su un editore forte che spingerà ancora di più il mercato».
C’è chi dice: tra poco arriverà un grande editore straniero e si comprerà tutto, Mondadori più Rcs Libri.
«Invece avverrà il contrario. Un’azienda sana e forte sa contrastare gli editori stranieri. Realtà frammentate e economicamente incerte invece li attirano».
In Italia si legge pochissimo. Lei sa che il 39% dei dirigenti e professionisti italiani non legge libri, rispetto al 17% di Francia e Spagna? Non è preoccupato?
«È un dato che ha colpito il mio orgoglio di italiano. Metteremo il massimo impegno per far leggere di più. Per spiegare che un libro è un piacere straordinario. Sarà un impegno essenziale per un grande editore quale è Mondadori».