Corriere della Sera, 3 dicembre 2015
Brunetta processato dai deputati di Forza Italia. Resta capogruppo rinunciando a qualche potere
Alle tre del pomeriggio, quando si è aperta l’attesissima assemblea dei deputati, Renato Brunetta si è presentato come un capogruppo in cerca di consensi per rimanere al suo posto: ha promesso ai suoi avversari interni più collegialità nella gestione del gruppo, ha messo a disposizione di Berlusconi la guida del Mattinale – organo online fin qui da lui egemonizzato personalmente —, ha assicurato che tutti avranno peso, e ascolto. Alle quattro e mezza, quando la riunione si è interrotta per le votazioni in Aula, Brunetta era un presidente a rischio: Elio Vito infatti aveva chiesto davanti al gruppo che d’ora in poi tutto fosse «votato», ogni scelta e decisione, e soprattutto che si tornasse a votare per ogni posizione di vertice nel gruppo, a partire da quella del capogruppo per un ricambio di «metà legislatura».
Una mossa che molti già alla vigilia hanno visto – se non come «ispirata» —, almeno come tollerata da Berlusconi, che praticamente ha lasciato che i malumori e i maldipancia fossero gestiti fra i diretti interessati. Così, visto che verso Brunetta da tempo cresce l’insofferenza di una nutrita pattuglia di deputati, è montata la suspence in attesa della ripresa della riunione di gruppo in serata. Ma, almeno per ora, chi si aspettava i fuochi d’artificio è rimasto deluso. Anche per quello che, raccontano, sarebbe stato alla fine il suggerimento dell’ex premier a vari deputati contattati – «Non dividiamoci, prendiamo tempo magari, ma no a spaccature drammatiche», il senso del suo invito – Brunetta resta al suo posto. Non si è infatti votato su nulla (se non su una nota unitaria da lui stesso vergata) né per ora è prevista una conta per il cambio dei vertici. E però un ridimensionamento del ruolo di Brunetta c’è: dovrà davvero agire con più collegialità, e soprattutto lasciare la guida del Mattinale, che passerà sotto le dirette dipendenze di Berlusconi.
Nella coda della riunione non si sono sollevate voci troppo critiche, anzi i più hanno parlato della necessità di «essere uniti» in un momento tanto difficile, sia dal punto di vista politico che della stessa esistenza del gruppo, se è vero che in due anni e mezzo si è passati da un centinaio di deputati alla metà, e il rischio di altre uscite esiste come Berlusconi – che di fatto ha frenato la rivolta – sa benissimo.
Vito, raccontano, ha lasciato la riunione prima della fine senza rinnovare la sua richiesta di voto per il cambiamento dei vertici, ipotesi che Brunetta nel pomeriggio aveva comunque respinto: «Non è previsto dal nostro statuto. I capigruppo sono sempre stati acclamati tutti su proposta di Berlusconi, e alcuni (lo stesso Vito, ndr) sono rimasti in carica anche per due legislature...».
Insomma la situazione resta congelata. Se Brunetta cambierà modi e metodi si andrà avanti con lui. Se non desse seguito alle sue promesse invece, i suoi avversari tornerebbero all’assalto (come possibile sostituto si fa il nome anche di Riccardo Occhiuto). In serata Berlusconi era soddisfatto: «Il gruppo ha dato dimostrazione di volontà partecipativa e unità». E Vito ha twittato: «Bene le conclusioni dell’assemblea: condivisione, collegialità, rilancio dell’iniziativa legislativa, ritorno alle origini del Mattinale».