Corriere della Sera, 3 dicembre 2015
In California tre uomini armati entrano in un centro di assistenza per disabili e fanno fuoco: 14 morti
Dopo la scuola elementare del Connecticut, il tempio sikh del Wisconsin, il cinema e la clinica degli aborti in Colorado, la chiesa evangelica nera di Charleston in South Carolina, stavolta tocca alla California: un centro di servizi sociali per disabili a un’ora d’auto da Los Angeles diventa il bersaglio di un altro attacco armato negli Stati Uniti. Nel massacro di San Bernardino, una città di 250 mila abitanti un centinaio di chilometri a est della metropoli capitale del cinema, 14 persone sono state uccise e 17 ferite da due o tre attentatori che sono riusciti a fuggire a bordo di un Suv nero. Poco dopo, però, il veicolo è stato intercettato dalla polizia.
Gli elicotteri delle televisioni che hanno seguito l’inseguimento hanno trasmesso quasi in diretta le immagini del grosso veicolo nero crivellato da decine di colpi col cadavere di uno dei fuggitivi sull’asfalto, in una pozza di sangue. Secondo alcune voci gli altri due assalitori avrebbero cercato di nascondersi in una chiesa. Uno sarebbe stato ucciso, l’altro ancora ricercato. La polizia non ha fornito ulteriori informazioni, non si conoscono l’identità degli assalitori, né le loro motivazioni.
L’unico dato chiaro è che stavolta non dovrebbe trattarsi dell’azione di un individuo solo: un folle o un esaltato come nella scuola di Sandy Hook, nella chiesa di Charleston o, l’altro giorno, nella clinica di Colorado Springs. Stavolta, come per le bombe dei fratelli Tsarnaev alla maratona di Boston, i killer sarebbero più d’uno: arrivati nell’Inland Regional Center di San Bernardino con armi pesanti ed equipaggiamenti militari.
Terroristi? Jihadisti? Fanatici razzisti dei gruppi dei white supremacist? «Non sappiamo» dice per ora l’Fbi. L’attacco è iniziato alle 11 del mattino. Alle 12.30 il centro era ancora sotto assedio con i dipendenti nascosti in alcuni locali della struttura. Nel centro, che ha 550 dipendenti e ha in cura circa 30 mila disabili, al momento dell’attacco c’erano centinaia di persone.
L’attacco sembra essere stata un’operazione non solo premeditata, ma organizzata con cura: tre uomini mascherati che hanno attaccato la struttura per l’assistenza ai disabili – un centro sociale pubblico, un classico «soft target» per chi vuole colpire provocando scalpore e rischiando poco – proprio mentre nell’auditorium stava per iniziare una festa di Natale. I killer hanno sparato e poi si sono ritirati lasciandosi dietro pacchi sospetti. Per la polizia e gli Swat team, le squadre antiterrorismo, prima ancora di ricostruire l’accaduto, si è presentata la sfida di eliminare il materiale lasciato dagli attentatori. Così, mentre le centinaia di scampati alla sparatoria venivano lentamente evacuati controllando l’identità di ognuno di loro nel timore che i terroristi potessero nascondersi tra i sopravvissuti, sono entrati in azione i Caterpillar blindati antibomba e i robot-artificieri che hanno fatto brillare i borsoni che i killer si sono lasciati dietro.
Il presidente Obama, che stava concedendo un’intervista alla rete televisiva Cbs quando sono giunte le prime notizie dell’attacco, ha sospeso la conversazione per ricevere un’informativa. La sua prima reazione: ha ripetuto con la consueta rabbia rassegnata che in nessuna parte del mondo, tra quelle non in guerra, si verificano con tanta frequenza massacri di civili. Troppo facile procurarsi armi, ma su questo il Congresso non accetta di imporre limiti.