Gentleman, 2 dicembre 2015
Alessandro Benetton ora fa da solo
«Il numero III quello che sta I tra il II e il IV». Così Alessandro Benetton sintetizza l’evoluzione del progetto imprenditoriale che ha creato nel 1992, a pochi anni dall’inizio del Ventunesimo secolo, e che l’ha proiettato nel mondo del lavoro lontano dalle orme paterne e da una strada che sembrava già segnata, in seno a una delle famiglie e delle aziende simbolo del made in Italy, dell’impresa che resta nella storia di un paese. La 21 Investimenti è nata da un’intuizione ed è una realtà che individua e seleziona aziende di medie dimensioni nelle quali entrare con una quota societaria (nella più parte dei casi di maggioranza) e alle quali apportare visione strategica, supporto alla crescita e allo sviluppo dei mercati esteri. In oltre 20 anni sono state completate più di 80 partecipazioni e raccolte risorse per oltre 1.6 miliardi di euro e, nel solo 2014, le società partecipate dal gruppo hanno generato un fatturato di circa 2,4 miliardi di euro. Nel 2008 è stata completata la raccolta del programma 21 Investimenti II, pari a 283 milioni di euro, mentre lo scorso maggio è stata lanciata 21 Investimenti III, che si avvia a raggiungere 330 milioni di euro per l’Italia.
Attraverso essa, investitori istituzionali, in gran parte internazionali, vogliono sostenere le medie imprese italiane, forti di alcuni importanti risultati. In questi ultimi sette anni, infatti, le aziende sulle quali 21 Investimenti ha scommesso sono cresciute mediamente del 50%, in termini di fatturato, e hanno aumentato il margine operativo lordo del 50%. «Il nostro obiettivo è entrare in aziende già solide, che grazie a noi e al nostro approccio trasversale possono fare un salto di qualità», ha spiegato Alessandro Benetton. «In questo momento, in particolare, c’è una congiuntura favorevole determinata dal valore del dollaro e dalla disponibilità di credito, dai prezzi del greggio e dal quantitative easing. Il clima è positivo e i segnali ci sono e sono
chiari. Non sarebbe corretto dire che il peggio è passato, ma abbiamo capito che c’è l’occasione di ripartire. I casi di successo hanno fatto sì che gli imprenditori valutino ora in modo più favorevole l’idea di un socio dentro la propria impresa». Il primo atto del nuovo fondo 21 Investimenti III è stata la partecipazione in Sifi, società italiana specializzata nel settore dell’oftalmologia, cui è seguito l’ingresso in Poligof, uno dei principali operatori europei nella produzione e commercializzazione di prodotti per il settore igienico-sanitario.
«Studiamo molto per capire quali saranno i cambiamenti e, quindi, come permettere alle aziende di evolvere al meglio. Negli ultimi decenni molto è cambiato, si è passati dal fast food ai cibi bio, dal consumo che aveva un fine esibizionistico alla shopping experience, dal concetto di business monocanale al pluricanale, di cui Amazon, che aprirà un negozio fisico, è solo un esempio. Ora, inoltre, si va verso la social responsibility non più come strategia di marketing ma come ragione stessa dell’esistenza di un’azienda. Bisogna comprendere che ormai molti giovani della Millennial Generation non hanno intenzione di comprare un’auto, un televisore o una borsa di lusso solo per il marchio. Tutto ciò apre nuovi scenari e i nuovi scenari portano con sé, storicamente, maggiori consumi. I cambiamenti sono in atto e in continuo divenire, quindi uno dei punti chiave per chi vuole investire è la discontinuità». La stessa che ha mosso Alessandro Benetton ai suoi esordi nel mondo del lavoro e che l’ha lanciato nell’avventura di 21 Investimenti, invece che nell’azienda di famiglia. «Quando terminai gli studi e la mia esperienza in Goldman Sachs, c’era una carriera spontanea per me. Il rapporto con il professor Michael Porter, economista e docente ad Harvard, e uno studio che feci con lui sull’ipotesi riguardo i fattori evolutivi delle aziende, e che si basava sull’equilibrio fra le materie prime, il mondo del consumo e quello della distribuzione, mi fece comprendere che intendevo imboccare una strada che non era sulle orme familiari. Capii che volevo entrare nei meandri delle implicazioni aziendali e se allora il private equity sul modello americano era troppo finanziario per essere accettato in Italia, ci fu l’idea di pensare alle piccole aziende, cui aggiungere valore industriale e competenze diverse fra loro: marketing, strategia, consulenza bancaria e di media eccetera». Nel 1998, sei anni dopo la nascita di 21 Investimenti, Alessandro Benetton, insieme a Gérard Pluvinet, uno dei maggiori professionisti del private equity in Francia, ha creato 21 Centrale Partners a Parigi, alla quale sono seguite nel 2011 l’apertura di un ufficio di 21 in Svizzera, a Ginevra e, nel 2013, l’espansione in Polonia, dove 21 Concordia ha aperto il primo fondo. «Partendo dall’affiancamento di imprese familiari, abbiamo sviluppato un concetto di piattaforma europea. Va capito ciò che accadrà e non opporvisi. Si può andare contro corrente in termini di interpretazione, non di forza e gli imprenditori oggi sono più recettivi, più attenti». Ed è all’Europa che devono guardare le nuove generazioni di italiani, senza dimenticare la propria forza, ossia di provenire da un paese che ha il senso del gusto e del bello, dei sapori e del territorio. «A un giovane che ha una buona idea suggerirei di pensare a poche cose alla volta, non demordere e vedere gli insuccessi come affinamento del proprio teorema. Ai miei ragazzi consiglio di fare un’esperienza di studio all’estero anche se il fatto che mia figlia frequenti il liceo classico mi inorgoglisce, perché non si deve per forza essere troppo affascinati dall’efficienza». Tra i suoi maestri di vita, Benetton elenca Michael Porter, Henri Kissinger, lo sport e la filosofia. L’attività sportiva aiuta a comprendere il senso di una caduta e la capacità di risollevarsi, il rispetto nei confronti dell’avversario, il miglioramento determinato dalla tenacia e il divertimento che aumenta proprio con l’allenamento. Due esempi su tutti sono quelli di Alex Zanardi e di Bebe Vio, entrambi sportivi che si sono riscattati dopo brutti accadimenti e hanno affrontato la vita con energia. Ed è poi Seneca che bisogna saper leggere, per comprendere un concetto inevitabile e saper dare la giusta rotta alla propria impresa: «Non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa in quale porto vuole approdare».