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 2015  dicembre 02 Mercoledì calendario

I cinesi si comprano parte del Manchester City

Che gli uomini dello sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan avessero ben chiaro che la Cina fosse ormai diventata la nuova frontiera del calcio business lo si era capito già lo scorso ottobre, quando il selfie scattato sul campo d’allenamento da Sergio Aguero, il bomber argentino del Manchester City, assieme al primo ministro inglese, David Cameron, e al presidente cinese Xi Jinping, aveva fatto il giro del mondo sui social network.
Quello che invece in pochi pensavano è che di lì a poco la strategia dello sceicco di Abu Dhabi di aggiungere un altro importante mercato al portafoglio del City Football Group si sarebbe concretizzato in un accordo strategico con due delle principali istituzioni cinesi: la China Media Capital Holdings di Li Ruigang, magnate dei media considerato il Rupert Murdoch cinese, e Citic Capital, controllata dall’omonimo colosso bancario più volte indicato come uno dei possibili partner del broker thailandese Bee Taechaubol nell’acquisto del 48% del Milan dalla Fininvest di Silvio Berlusconi. Dopo circa 6 mesi di trattative sottotraccia i due soggetti cinesi e l’Abu Dhabi United Group for Development and Investment (Adug), il veicolo cui fa capo il controllo del City Football Group, hanno raggiunto un accordo in base al quale il consorzio di investitori di Pechino rileverà per 400 milioni di dollari (376 milioni di euro) il 13% del gruppo, valutato complessivamente 3 miliardi di dollari (2,82 miliardi di euro). Ben più del miliardo di euro che Silvio Berlusconi e la Fininvest ritengono sia il fair value del 100% del Milan. Ma chi ritiene che quella data dai cinesi al City Football Group possa essere una valutazione generosa, forse dimentica che, a differenza del club rossonero (sicuramente più blasonato, ma da due anni fuori dall’Europa e senza stadio di proprietà), il City Football Club non significa solo Manchester City. Nel portafoglio della holding presieduta da Khaldoon Al Mubarak e nel cui board siede anche l’italiano Alberto Galassi (ex ad della Piaggio  Aero targata Abu Dhabi e oggi alla guida della Ferretti controllata dai cinesi di Weichai), figurano anche il New York City Football Club, la squadra di Andrea Pirlo e Frankie Lampard, l’australiana Melbourne City e una quota della nipponica Yokohama Marinos. Squadre sicuramente meno conosciute nel mondo rispetto ai rossoneri ma presenti in mercati, in particolare quello Usa, considerati da tutti gli esperti come le nuove frontiere del calcio del terzo millennio. L’accordo, oltre a scontare l’ingresso di Li Ruigang nel cda della holding, prevede la creazione di una piattaforma per la crescita del gruppo del City Football Group in Cina e più in generale a livello internazionale. Al contempo la holding cui fa capo il Manchester City metterà a disposizione dell’industria del calcio cinese la propria esperienza nel settore.
L’accordo con il City è l’ultimo di una serie di scommesse che gli investitori cinesi hanno fatto sul calcio professionistico Nel mese di gennaio, il gruppo Dalian Wanda di Wang Jianlin ha acquistato il 20% dell’Atlético Madrid per 52 milioni di dollari. In settembre, la Cina Cefc Energy ha acquistato una quota del 60% dello Slavia Praga. Il mese scorso, la filiale di Hong Kong del gruppo di Rastar ha acquistato una partecipazione del 56% nell’Espanyol di Barcellona. E questi sono solo gli investimenti in squadre straniere. A casa, gli investitori cinesi hanno sborsato centinaia di milioni di dollari per prendere il controllo di squadre di calcio nazionali, nonché miliardi di dollari per i diritti di trasmissione partite di campionato estero ai fan cinesi.
Nel marzo scorso il presidente cinese Xi ha emesso un piano di 50 punti per trasformare il Paese in una potenza del calcio mondiale chiedendo alle scuole di implementare campionati giovanili obbligatori e stimolare gli investimenti nelle squadre nazionali.