il Fatto Quotidiano, 2 dicembre 2015
Deforme, nano, guardone, frustrato, sifilitico e alcolista. Toulouse-Lautrec in mostra all’Ara Pacis
A parte la regale discendenza (era conte) – che non gli servì quasi a nulla – non gliene mancava una, di sfortuna. Henri de Toulouse-Lautrec possedeva tutte le caratteristiche del protagonista ‘maledetto’ – soprattutto in contrasto con quella Parigi sfavillante e vivace di fine Ottocento – essendo deforme, nano, guardone, frustrato, sifilitico e alcolista. Narrano le biografie fosse nato nel 1864 e morto di malattia poco prima di compiere 37 anni – tra le braccia della protettiva madre – e senza mai intuire di poter diventare l’apripista della modernità, uno tra i più celebri pittori e illustratori del mondo.
Tutto sarà sotto i nostri occhi da domani, a Roma, presso l’Ara Pacis, con una grande mostra a lui dedicata, grazie a circa 170 opere provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest, prodotta da Roma Capitale e Arthemisia Group (catalogo edito da Skira) fino all’8 maggio 2016. In questa occasione potremo conoscere anche tutta la sua immensa opera grafica: Toulouse-Lautrec fu, oltre che pittore, tra il XIX e XX secolo, un maestro di manifesti e stampe illustrazioni, copertine di spartiti e locandine.
Come spesso accade, il tempo – in questo caso appena un centinaio d’anni – ha mutato di segno il suo temperamento sregolato, descrivendo un’insospettabile parabola al contrario: Lautrec è, per noi, il vero padre della vita moderna. Cresciuto con la prima luce elettrica e la fibrillazione della nuova città metropolitana, narra – dipingendo di getto – la vita notturna, il campo di corse, la musica dal vivo, il caffè-concerto, il cabaret.
Categorie che gli artisti prima di lui e i suoi contemporanei, compresi gli Impressionisti, avevano descritto con più pudore e limiti per apparire vividi e respirabili come le atmosfere di un quartiere, Montmartre, simbolo di spensierata – talvolta abissale – rinascita del costume. Il suo soggetto è costantemente la gente, il proletariato, le ballerine e le prostitute, gli uomini con la tuba, compresi i loro sfrenati divertimenti, finalmente osservabili anche dalla (forse) ignara e curiosissima borghesia francese.
Il percorso, curato da Zsuzsa Gonda e Kata Bodor, è articolato in cinque sezioni tematiche, a partire dalle sue esperienze formative, alle opere degli esordi e a quelle del primo periodo parigino, influenzato da alcuni colossi contemporanei come Gauguin e Van Gogh. Poi in mostra molte versioni dei celebri ‘bordelli’ e dei teatri di Montmartre, come ad esempio “L’inglese al Moulin Rouge”, e le descrizioni dettagliate di alcune attrici dell’epoca, e della danzatrice di can can la Gouloue ne “Al Moulin Rouge: La Goulue e sua sorella”, sempre del 1892. È invece del 1889 il primo celebre manifesto per il Moulin Rouge, tra i principali luoghi della vita notturna, divenuto l’emblema della sua curiosità per le sale da ballo e i caffè. Tra il 1892 e il 1895 l’artista trascorre intere settimane nelle altre “maison close” vicine all’Opera e alla Borsa di Parigi, osservando e segnando come in un taccuino il movimento delle ragazze, mentre riposano o si truccano e dipinge “La pagliaccia seduta: Mademoiselle Cha-U-Kao” e “Il grande palco”.
Henri de Toulouse-Lautrec, il nano, diventa il genio del movimento: spoglia le danzatrici e va oltre. Oltre i luoghi della notte, le cantanti, gli acrobati, i ciclisti, i cavallerizzi, i pagliacci: le ragazze mercenarie sono in primo piano, dal 1984 in poi, in centinaia di tele, pastelli, guazzi, disegni e poi nelle più fruibili litografie e stampe.